Indagine nel dark-side degli studi di registrazione

Intervista ad Andrea e Matteo del Fishbowl Studio

Sesta puntata con l'inchiesta sugli studi di registrazione. Ogni venerdì, su Sherwood Webzine

26 Marzo 2021

Come si evolve un’idea primordiale di musica? Come funziona, oggi, la catena di montaggio acquisizione-editing-mixaggio con i plurimi strumenti digitali? E dopo? Com’è che il prodotto finito arriva sui nostri dispositivi?

Questi sono alcuni degli interrogativi che musici, redattori, appassionati si pongono, specie se, da un decennio a questa parte, molti musicisti perseguono il sogno di ‘emergere’ potendo registrare in fai-da-te con un basilare Mac. Ma c’è ancora bisogno di esperti e di qualità dell’audio in questo mondo?

La pandemia da Covid-19, inoltre, ha sicuramente incrinato alcuni meccanismi di funzionamento di uno studio di registrazione. Sarà interessante indagare su come questo settore abbia reagito. Chissà se varrà ancora la pena fare uno dei lavori più interessanti per antonomasia!

Questo, e tanto altro, cercheremo di comprenderlo al meglio con un a tu per tu con alcuni studi di registrazione partendo dal Triveneto e andando oltre.

Ciao Andrea e Matteo! Innanzitutto parlateci del Fishbowl Studio, come e quando nasce?

Andrea: Fishbowl Studio è un brand che nasce nel 2013, dallo sviluppo di una collaborazione di vecchia data tra Matteo Ballarin e il sottoscritto (Andrea Ghion, ndr). Matteo ed io lavoravamo assieme in diverse realtà, sia come turnisti che come “produttori in erba”, e spesso ci capitava di entrare in studio (in parecchi studi!) per registrare e/o produrre svariati artisti. Io personalmente avevo già fatto parecchia “gavetta” come session player e arrangiatore / producer al Magister Recording Area, un rinomato complesso di studi situato a Preganziol (presso il quale è tuttora basata la parte operativa del Fishbowl Studio). Quando ci è capitata l'occasione di subentrare in una delle regie da indipendenti e poter iniziare a lavorare assieme su nostre produzioni e con gli artisti che seguivamo, abbiamo colto al volo l'opportunità.

Matteo: Tra l'altro io e Andrea ci incontrammo per la prima volta in un modo decisamente insolito. Fu nell’Ottobre del 2008, all’ultimo piano del MOMA Museum a New York, in circostanza totalmente casuali oserei dire: quando si dice che il mondo è piccolo...! Per una sorta di strana volontà extra-terrena (tradotta, in realtà, in profonda stima reciproca), l’anno successivo iniziammo a suonare e lavorare assieme, e nel 2013 la nostra passione per la musica e la produzione musicale ci spinse verso la creazione di un progetto di recording studio vero e proprio: fu allora che nacque il marchio Fishbowl Studio.

Quali sono i servizi che offrite ai musicisti? Di che equip usufruisce lo studio (in grandi linee)?

Andrea: Sin dal principio abbiamo concepito Fishbowl come l'ambiente produttivo ideale dove poter sviluppare al meglio e senza compromessi tutte le produzioni artistiche che ci vengono affidate.
Con noi è possibile trattare tutte le fasi del processo creativo: dalla produzione completa al singolo arrangiamento, dalla registrazione al mix e mastering.
Essendo consapevoli che ogni progetto rappresenta un'espressione unica, siamo sempre disponibili e aperti a personalizzare ed adattare la collaborazione a seconda delle esigenze di ogni specifico artista, sia esso un singolo performer o una band.

Dal punto di vista più tecnico, la nostra regia è progettata e realizzata con specifiche acustiche di diffusione ed assorbimento di grande precisione, ed è equipaggiata con attrezzature allo stato dell’arte (una grande collezione di microfoni, outboard e strumentazione vintage, tra cui una storica console Trident), e siamo connessi al resto del complesso di studi da un network analogico e digitale di prim’ordine.

Matteo: Uno dei nostri punti di forza è sicuramente la sala di ripresa, uno spazio dedicato di oltre 140 metri quadri e con un soffitto ad oltre 6 metri di altezza, dall'acustica incredibile (perfetto per la registrazione di band ed ensamble di grandi dimensioni, fino all'orchestra classica), progettato e realizzato su specifiche di altissimo livello, e dotato di una collezione residente di microfoni e strumenti di prim'ordine (tra i quali un pianoforte Steinway & Sons mod. D Gran Coda del 1931, un organo Hammond C3 con Leslie 145, un piano elettrico Rhodes 73 mk 2, un ampli Ampeg B15 Portaflex del 1964, ecc...). Una sala con caratteristiche del genere è abbastanza unica, se non altro nel Nord Est!


Oltre a tanta passione, quali sono le competenze che servono per mettere su uno studio di registrazione? Di quali qualifiche specifiche parliamo per poter intraprendere questa strada?

Andrea: Direi che la professionalità, la preparazione, la creatività e il rispetto per le persone (e per le idee!) con cui si lavora siano imprescindibili. Ad aprire uno studio, se hai qualche soldo da investire, non ci vuole nulla: basta fare una consistente lista della spesa ed andare nel giusto supermarket! Ma il saper lavorare con le idee e con le persone è un altro paio di maniche. In uno studio di registrazione competenza e preparazione sono fondamentali, bisogna saper fare le cose bene e riuscire a prendere decisioni velocemente e con piglio creativo. Caratterialmente bisogna essere molto attenti, sensibili e anche un po' psicologi, avere molta pazienza, disponibilità ed entusiasmo, riuscire anche ad essere schietti e sinceri all'occorrenza, ma anche saper sdrammatizzare e mettere sempre a proprio agio artisti e collaboratori. Uno può essere anche il più preparato sound engineer del mondo, ma se non riesce a comunicare al giusto livello e con la dovuta empatia con le persone con le quali sta collaborando, gli conviene decisamente cambiare mestiere!

Matteo: La mia esperienza mi insegna che la sensibilità, su tutti i fronti, è ciò che serve per portare a casa ottimi risultati e grandi soddisfazioni. Io personalmente non ho di certo le competenze tecniche di un ingegnere acustico ma, da quando iniziai a passare le primi notti insonni davanti a un mix (avevo 19/20 anni) ad oggi, l’approccio, sebbene maturato profondamente sotto molti aspetti, è sempre stato lo stesso: il provare emozioni forti e il lasciarsi trasportare da una canzone, da una semplice “raw track”, da una voce, da un assolo di chitarra, sono la strada giusta per prendere parte ad un viaggio che, grazie a conoscenza, competenza e giuste intuizioni culminerà con il confezionamento di un gran prodotto; sottolineo “gran prodotto” proprio perché fin dall’inizio ci hai creduto profondamente e fino alla fine hai contribuito con anima e corpo per realizzarlo.

Tutto ciò per dire che: preparazione e conoscenza tecnica e teorica sono fondamentali tanto quanto (se non di più) attitudine musicale e sensibilità verso l’artista e verso il suo modo di voler comunicare con la propria musica.

Lavorate a produzioni che vengono proposte dai singoli artisti/band o siete legati a una/più label? In questo caso, come avviene il processo di selezione dei progetti sui quali lavorare? Quanta voce in capitolo ha lo studio di registrazione innanzi all’etichetta?

Andrea: Nel nostro ambiente, molto spesso è il contatto diretto che porta all'instaurarsi della collaborazione. Il link con gli artisti scaturisce spessissimo dal passaparola tra musicisti, fonici, etichette, A&R, produttori... se si trovano bene, sia professionalmente che umanamente, di sicuro questo sarà il miglior biglietto da visita.

Nelle produzioni complete (dall'idea/demo iniziale al master approvato, per intenderci) ci capita di collaborare quasi sempre direttamente con gli artisti, e spesso indipendentemente dalla label alla quale sono legati, anche perché ormai sono pochissime quelle che finanziano la produzione artistica e la realizzazione del disco vero e proprio (in Italia, se non altro!). Con gli artisti ci piace lavorare alle idee, confrontarci e sviluppare creativamente il “mondo sonoro”, molto spesso aggiungendo il nostro tocco personale. La selezione del materiale avviene assieme all'artista, e cercando di rispettarne la visione e la sensibilità. Cerchiamo in ogni caso di evitare di imporre una nostra visione a prescindere, ma qualora ci rendessimo conto di essere troppo lontani dall'artista come sensibilità creativa e obiettivi, semplicemente passiamo la palla ad altri. Per noi il processo di produzione artistica dovrebbe risultare sempre il più naturale e spontaneo possibile.

Abbiamo collaborato anche con svariate etichette (tra cui Universal e Warner), e in alcuni casi offrendo il nostro contributo creativo anche nell'ottica di un progetto di produzione più ampio e non gestito esclusivamente da noi.

Qual è stata l’esperienza più negativa e, viceversa, più positiva che hai/avete riscontrato durante questo lavoro nel corso degli anni? Ci raccontate qualche episodio?

Matteo: Anche se sembra una cosa strana io e Andrea, che siamo caratterialmente parecchio diversi ma estremamente complementari, ci siamo sempre trovati a nostro agio nel lavorare in coppia, alternandoci alla guida in base all' esigenza del momento. Per esempio, lui è un super cultore del recording, della microfonazione acustica e del “drum set” recording, mentre io sono quello che passa ore per creare un soundscape nello special di un brano, con davanti una schiera di delay e riverberi da ”spippolare”...ahahhaha! Ma l'alchimia tra noi funziona proprio perché siamo così complementari.

Di esperienze negative sinceramente non ne metto a fuoco, anche se penso sia normalissimo viverne qualcuna; di positive invece, fino ad oggi, ne ricordo davvero molte, tutte pure con una buona dose di affetto e nell’ultimo periodo, oserei dire, di nostalgia. 

Una delle più mie grandi soddisfazioni è questa: io misi piede per la prima volta in questa struttura (il Magister Recording Area, ndr) nel Settembre del 2011, chiamato come chitarrista di Aldo Tagliapietra, lo storico front man e leader de Le Orme. In quel periodo stava mettendo in piedi una nuova band con cui fare un disco, da portare poi in tour. Registrammo il disco in una epica sessione di due settimane, e da quel momento io divenni, e sono tutt'ora, il suo chitarrista. Negli anni successivi, nel 2013 e nel 2017, assieme ad Andrea (che nel frattempo era entrato nella band in veste di bassista), realizzammo proprio al Fishbowl la co produzione, registrazione e mix degli ultimi due dischi di Aldo.

Andrea: Tralasciando l'aspetto delle esperienze negative (che per la verità sono state pressoché nulle!), personalmente di grandi soddisfazioni legate al Fishbowl ne ho avute parecchie. Una delle mie preferite è probabilmente la produzione dell'ultimo lavoro di Borden, Everyday Movies (uscito circa un mese fa per la label svizzera Epops Music). In questo disco abbiamo coinvolto come collaboratori alcuni grandissimi amici ed artisti, tra i quali Enrico Brun alle tastiere (attuale producer per Sony presso RCA di Milano) e Riccardo Damian come recording engineer (Grammy award per Uptown Funk, collaboratore di Mark Ronson, Sam Smith, Adele, la lista è infinita!). Per la fase del tracking principale siamo volati tutti a Londra per una settimana nello studio personale di Mark Ronson (Zelig Studio, a Tileyard): è stata una delle più epiche e memorabili recording session alle quali io abbia mai partecipato!

Come si è evoluto questo lavoro nell’ultimo decennio? Quanto hanno influito le nuove tecnologie?

Andrea: Direi che nell'ultimo decennio le nuove tecnologie hanno influito moltissimo nel nostro settore. In particolare, negli ultimi 5/6 anni la produzione musicale, e più in generale l'attività di recording, ha subito molto l'influenza di nuove ed “apparentemente” più accattivanti risorse provenienti principalmente dal web, come ad esempio le librerie di samples in abbonamento (ad es. Splice) che stanno spopolando nelle produzioni di mezzo mondo. Dico “apparentemente” perché, nonostante queste librerie abbiano contenuti di indiscussa qualità (le usiamo anche noi, eh!!!), la loro fruibilità immediata e quasi da “fast food” determinano spesso un impoverimento del processo creativo vero e proprio, con il conseguente appiattimento della proposta musicale, soprattutto nei producers e artisti con meno esperienza ed abituati solo a questo modo di comporre e concepire la musica.

Parallelamente, la diffusione negli ultimi anni dello streaming come metodo di distribuzione   ha risollevato decisamente le sorti avverse dell'industria musicale. Con un abbonamento pay-per-stream (a Spotify per esempio) gli utenti possono avere una quantità di brani, artisti e release inimmaginabile fino a un decennio fa. E questo permette all'ascoltatore, anche attraverso le playlist e l'associazione di contenuti affini, l'opportunità di scoprire artisti indipendenti o sconosciuti, e di fare passaparola. E allo stesso tempo di far girare sempre un po' di più l'economia del “sistema musica”.

Noi ci riteniamo fortunati ad essere cresciuti ed aver consolidato la nostra esperienza in un ambiente di studio di tipo “tradizionale”, ovvero dove è possibile usare lo studio, le sale, la strumentazione e tutte le sue risorse come uno strumento musicale, un vero e proprio laboratorio con cui sbizzarrirsi e creare liberamente e con originalità, anche “ibridando” il processo creativo ed attingendo abbondantemente alle nuove risorse tecnologiche se necessario, però mantenendo sempre la libertà di poter scegliere cosa fare e come poterlo realizzare. Ci piace lavorare in questo modo, e ci piace fare i dischi così!

Come si gestisce la vostra produzione nei confronti dei sistemi di riproduzione moderni? E cioè: nel master prediligete un suono che risulti potente anche da sistemi limitati (come le iper diffuse casse bluetooth) oppure si dà ancora valore all'impianto hi-fi ad alta fedeltà?

Andrea: Quando lavoriamo ad un prodotto musicale uno degli obiettivi principali che ci poniamo è quello che debba suonare comunque bene, ed avere possibilmente un sound originale. Ovviamente genere e stile influenzano molto sul processo per arrivare a questo risultato, ma il rispetto dell'estetica del suono e della gamma dinamica sono importantissimi. Se dobbiamo proprio essere sinceri, un buon lavoro, sia tecnicamente che esteticamente, suonerà di brutto su un impianto hi fi come su una cassa bluetooth!

Parliamo di Covid-19 e di conseguenze su questo lavoro. Lo studio ha tenuto botta alla situazione?

Andrea: Il Covid-19 ha decisamente impattato sul settore degli studi di registrazione, così come in tutto il comparto creativo e dello spettacolo. Il calo del lavoro c'è innegabilmente stato, ma la possibilità di poter lavorare anche online e di continuare quindi a sviluppare i progetti e le idee anche a distanza ha in parte attenuato “la botta”, permettendoci comunque di riuscire ad andare avanti e a mantenere viva la nostra attività di produzione, e anche permettendoci di partecipare a progetti e collaborazioni che senza questa situazione forzata paradossalmente non avrebbero mai visto la luce.

Matteo: Come ho detto prima, in risposta ad una delle domande, c’è sicuramente un pizzico di nostalgia nel ricordare diciamo la spensieratezza con cui si viveva lo studio in tempi di normalità; devo comunque dire (e penso che Andrea sia d’accordo con me) che, nonostante tutto, gli artisti e tutti coloro che vedono la musica propria come un’espressione di vita e di condivisione con le persone che li circondano, non abbiano mai mollato la presa, nemmeno davanti a questo periodo che ci sta mettendo pesantemente alla prova. Questo è stato un anno di grandi riflessioni; alcuni artisti, in particolare quelli con cui abbiamo collaborato negli scorsi mesi, ci hanno fatto capire ancora di più quanto sia importante perseverare quando c’è convinzione e quando c’è passione. Detto questo, affermo sia stata dura ma, di cose davvero belle dal Fishbowl ne sono uscite anche quest’anno.

Vi è capitato di co-produrre qualche progetto musicale? Se sì, ce ne consigliate qualcuno?

Andrea: A dir la verità buona parte del lavoro che facciamo al Fishbowl è proprio produzione o co produzione, quindi di lavori da consigliarvene ce ne sarebbero letteralmente a decine: ogni scarrafone è bello a mamma sua! Se proprio dobbiamo scegliere, proporrei: Granted di Ronnie Grace (uscita fresca fresca il 18 marzo per la svizzera Epops Music), Everyday Movies e Collisions di Borden (sempre con Epops Music), Ti farò del Male della band trevigiana La Scimmia (co prodotto assieme a Riccardo Damian, per Dischi Sotterranei) e per gli amanti del genere Invisibili Realtà di Aldo Tagliapietra (distribuito da Self).

 
 

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