Human, after all

2 Marzo 2021

«Ci fu un incidente nel nostro studio. Stavamo lavorando con il campionatore quando, esattamente alle 9 e 9 minuti del 9 settembre 1999, esplose. Quando riprendemmo conoscenza, ci accorgemmo che eravamo diventati robot».

9:09, 9/9/1999.

Nel più leggendario dei comunicati stampa della musica elettronica, gli “stupidi teppisti” si presentavano così al mondo, rinnovando la loro immagine e strizzando l’occhio a quello che sarebbe stato Discovery, vero capolavoro uscito quasi due anni dopo.

Febbraio 2021.

02:22:21.

I tempi purtroppo son cambiati. E la data impressa nei frame iniziali di Epilogue, primo video caricato dopo un’assenza di cinque anni, non lascia spazio ad alcun dubbio.

I Daft Punk, dopo ventotto anni di onorata carriera, hanno appeso il casco al chiodo.

Con l'eleganza che li ha sempre contraddistinti.


L'epopea del duo mascherato nasce in verità molto prima del settembre del '99, più precisamente nel 1993. 

È qui che i Darlin' nascono e muoiono; una band indie rock dal discreto successo formata da Thomas Bangalter, Guy-Manuel de Homem-Christo e Laurent Mazzalai (poi Brancowitz, fondatore dei Phoenix insieme al fratello), ma che viene liquidata da Dave Jennings nel mensile Melody Maker come “a daft punky trash”, “stupida roba punk”, in riferimento ai due singoli Cindy So Loud e Darlin' contenuti nella compilation Shimmies in Super 8. Profetico.


Non passa infatti molto affinché vedano la propria genesi. Abbandonati basso e chitarra per lasciar spazio a drum machine e sintetizzatori, Bangalter e de Homem-Christo si accollano la negativa nomea giornalistica affibbiata loro l’anno precedente e ne fanno bandiera, pubblicando col nome Daft Punk l’EP The New Wave (1994)per la scozzese Soma Records

La musicassetta contiene l’omonima traccia, Assault e Alive, evoluzione finale della title track, che desta l’attenzione dei piani alti e li attira presso la Virgin, dopo aver sfornato nel frattempo singoli senza tempo come Around The World, Burnin', Revolution 909 e l’eterna schiacciasassi Da Funk.

E così nel 1997 viene alla luce Homework, una raccolta di brani registrati a casa di Bangalter senza capo né coda, ma, che nel complesso, li aiutano a raggiungere il successo planetario.

Ma non è finita qui. 

Il 2001 è l’anno che li consegna alla leggenda.

Nei quattro anni che li separano dall’uscita di Discovery, i due ragazzi non sono rimasti con le mani in mano: hanno aperto un'etichetta tutta loro, la Daft Trax, che garantisce loro la proprietà dei master (e l’esclusiva relativa alla distribuzione Virgin), hanno iniziato a collaborare con il maestro Matsumoto (fumettista autore di Capitan Harlock), hanno attuato un’enorme esplorazione sonora e si sono trasformati in robot.

Per agire nell’anonimato e far fronte alla loro timidezza si affidano al guru degli effetti speciali Tony Gardner, che ne realizza due elmi, uno dorato e uno argentato, così da poterli rendere irriconoscibili (un paradosso, visto che furono queste stesse maschere a renderli permanentemente delle icone). 

E così Thomas diventa un simil-Gort (da Ultimatum alla Terra), de Homem-Christo un astronauta con la potenza LED di un Jumbotron (i giganteschi display nei campi di basket, presente?).

Questa scelta stilistica in grado di canalizzare l’attenzione sul genere, il contributo della matita di uno storico mangaka e hit eteree dal sapore nostalgico come One More Time, Veridis Quo, Superheroes e Harder, Better, Faster, Stronger rendono l'album una grande elegia ai padri del passato (visti i campioni utilizzati) e una proiezione verso il futuro della wave dance/synth-pop. 

Ah, Discovery sta per Very Disco, oltre che a "fanciullesca scoperta dei valori musicali".

Geniali.

Human After All è il disco della sintesi. Realizzato in sole sei settimane, non trova il benestare completo del pubblico per via della kraftwerkiana ripetizione, anzi, si rivela un flop commerciale, non andando a interpretare a dovere l'intento dei due: «All'epoca eravamo totalmente sedotti all'idea di creare l'esatto opposto di Discovery

Si presenta perciò un disco grezzo, in completa antitesi col lavoro precedente, dove poca strumentazione e la dicotomia Asimoviana "uomo-macchina", mai così vicina come ora, la fanno da padrone.

Ritroveranno la giusta visibilità con il film Electroma, di cui sono registi, e Alive 2007, follow-up di Alive 1997, che, a mani basse, rappresenta la performance live di musica elettronica più epica di sempre.

Dopo collaborazioni sporadiche di altissimo livello, comparsate in starwarsiani spot Adidas e la cura della colonna sonora (oltre all’azzeccato cameo) di quel film purtroppo sottovalutato che è Tron: Legacy, i due robot tornano nel 2013 con Random Access Memories (RAM)una splendida catapulta dal presente al futuro che non dimentica il passato, anzi, lo rende protagonista, ricordando i fasti dei '70 con i veri protagonisti di quegli anni: la voce di Giorgio Moroder in Giorgio By Moroder, la chitarra di Nile Rodgers, fondatore degli Chic, in Get Lucky e Lose Yourself To Dance, tanto per citarne alcuni; in un disco orchestral-analogico dove la reale strumentazione sostituisce il digitale, dove artisti di spessore come Chilly Gonzales, Todd Edwards e Pharrell cooperano per rendere RAM il disco dell’anno. In esso vi è contenuta Touch, la più bella dimostrazione poetica del duo, un viaggio astrale che ricorda i Floyd di vecchio stampo e che, oramai, è diventata l'ending theme di questa splendida avventura.

4 album (più annesse compilation e ost) son bastati a renderli simboli pop sempiterni, due dei pochi artisti in grado di mettere d’accordo tutti e far ballare tutti incondizionatamente (l’immagine di un McCartney che danza sulle note di Get Lucky ai Grammy è bene impressa dal 2014). 

Ma se c’è una cosa che fra tutte ho veramente adorato di Thomas e Guy-Manuel, oltre all’amore predicato nella loro intera discografia, le capacità precedentemente elencate e il tocco di Mida nelle loro scelte marketing, è l'onestà intellettuale che li ha sempre contraddistinti, una coerenza artistica che li ha portati dove sono ora, che li ha resi due figuri in bilico tra realtà e fantasia, che li ha resi più ribelli e "punk" degli stessi punk. 

E che ha fatto dir loro "basta" al momento propizio, perché forse non era il periodo opportuno per tornare, o perché hanno semplicemente già detto al mondo quello che avevano da dire.

Perchè in fondo sono umani, dopotutto.

 
 
loading... loading...