Intervista ai qqqØqqq: alla scoperta del duo dark ambient

In occasione dell'uscita dell'album "A Lustrum Before Revelations"

2 Marzo 2021

Se esiste un progetto capace di unire sperimentazione e sonorità oscure e ambient, pervase dal senso di mistico e profano, quelli sono i qqq∅qqq, del cui nuovo album A Lustrum Before Revelations potete leggere qui a fianco la recensione, sempre a cura di Sherwood Webzine.

L'occasione di oggi è invece quella per andare a fare due parole con la band e scoprire che vi è dietro il loro lavoro discografico e la loro storia, con uno sguardo diretto sul presente.

Buona lettura!


1) Il vostro album si snoda attraverso sonorità al tempo stesso vaporose, quasi eteree, e molto dark, quasi industriali: con esse cercate di dare una rappresentazione di qualche aspetto del mondo contemporaneo?

«Innanzitutto grazie infinite per lo spazio e il tempo che ci stai dedicando e per la possibilità di raccontarCi! Pensiamo che le caratteristiche che hai percepito, e con le quali hai descritto  le nostre sonorità, siano senz'altro frutto anche di un nostro modo di sentire il mondo contemporaneo. Però la cosa non è intenzionale né premeditata. Diremmo piuttosto che avvenga spontaneamente e che sia la Summa delle sensibilità e delle esperienze vissute singolarmente e collettivamente. Alcuni aspetti sono celati addirittura a noi stessi e una parte di essi, in retrospettiva, riusciamo a decifrarla solamente perché maturiamo gli strumenti per poterlo fare.

In questo senso il tutto è molto appagante perché permette delle epifanie non indifferenti, qualsiasi sia la loro portata. Ciò che abbiamo descritto riteniamo possa essere esteso anche alla Vita tutta, in un rapporto di interconnessione intimo con l'Arte.»

2) Nella vostra musica andate oltre la classica forma canzone, per arrivare in territori decisamente sperimentali (almeno a mio gusto). Come scrivete e producete le vostre canzoni?

«Seguendo un po' il filo della nostra risposta precedente diremmo che la nascita dei pezzi è estremamente spontanea e scarsamente premeditata. C'è molto spazio per l'improvvisazione, per quanto minimale e priva di virtuosismi. Generalmente troviamo una tonalità comune fra synth e chitarra e da lì il tutto si svela da solo.»

3) Un po’ di storia: ci raccontate la nascita e le uscite discografiche del vostro progetto?

«La nascita del progetto risale a Febbraio 2015.
Ci eravamo conosciuti su myspace anni prima, quando suonavamo coi nostri progetti precedenti. Erano anni però che non ci sentivamo. Fondamentalmente ci siamo trovati per fare una suonata e vedere cosa ne sarebbe nato. Abbiamo registrato la sessione e il risultato è stato il nostro primo EP, Insect's Ritual. Il tutto è stato fatto in maniera molto casereccia, così come il secondo EP Cosmic Ritual, a distanza di poco tempo.

Abbiamo poi registrato il nostro primo disco Burning Stones Of Consciousness uscito per Casetta, È un brutto posto dove vivere, Contemplatio e le ora (purtroppo) defunte DreaminGorilla Records e Insonnia Lunare Records. Nella stessa sessione di registrazione abbiamo catturato dall'etere anche il pezzo finito sullo split con l'artista turca KAOSMOS, pubblicato nel 2019. Ed infine il nostro nuovo disco A Lustrum Before Revelations, in realtà già registrato da qualche anno (indovinate quanti?)»



4) Come avviene invece la performance dal vivo della vostra musica? Usate anche una parte visuale video o fotografica?

«Ci piace pensare a ciò che suoniamo come ad un assordante silenzio. C'è una continuità costante fra un pezzo e l'altro, senza pause reali. Sentiamo il bisogno che l'esperienza che percepiamo mentre suoniamo sia immersiva e catartica. Questo può avvenire in molti modi ovviamente, ma per ora sentiamo che questo sia quello più congeniale. Per rispondere alla seconda parte della domanda, si, usiamo anche dei visuals per accompagnare il tutto (se la situazione lo permette).

Il video lo ha realizzato Silvia Kuro dei Murmur Mori, grandissima amica e artista e persona straordinaria.»

5) In questi tempi di pandemia e stop dei live, qual è il vostro pensiero rispetto al far uscire un disco senza poterlo immediatamente portare in giro? Avete pensato a delle iniziative collaterali ad es. via streaming?

«C’è una grande confusione rispetto alle modalità in cui si deve svolgere una performance live nel contesto della pandemia in atto, così per tagliare corto hanno deciso di eliminare quasi completamente le possibilità di esibirsi, scelta condivisibile se vi fosse stato un piano B di ristori per i lavoratori del settore.

Noi probabilmente non avremmo mai portato le tracce di A Lustrum Before Revelations live, dato che sono parecchio datate e che le abbiamo registrate nel 2015 con la comparsata di ospiti (rispettivamente Volpe Mirko ai synth e persussioni e La Piuma alla voce) però è anche vero che sarebbe stato interessante poter raccontare del disco alla gente che sarebbe venuta a vedere un nostro concerto.

Non abbiamo pensato ad iniziative collaterali/streaming ecc, forse non ci crediamo abbastanza o non ci siamo ancora abituati.»

6) Come o con chi avete concepito la cover del vostro album?

«La copertina del disco è nuovamente merito di Silvia Kuro che ci ha gentilmente concesso di utilizzarla e fa parte di una serie chiamata Chimere Impagliate. L'ibrido in copertina, oltre a suggestionare la nostra fantasia, ci piace pensarlo un po' come un simbolo della collaborazione con le persone che hanno suonato i pezzi con noi e l’unione di due anime differenti e affini.»


Grazie per il vostro tempo!

«Grazie di cuore ancora, un abbraccio a te che ci hai intervistato e a chiunque legga e ascolti ciò che tramandiamo.»

 
 

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è un brutto posto dove vivere

Casetta

Toten Schwan Records

Conteplatio

 
 
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