Spazio BK: dove libri e colori si incontrano

Intervista alla libreria

27 Febbraio 2021

Mi immagino di entrare nella libreria Spazio BK. Dal grigio delle strade milanesi, ad un mondo caleidoscopico di colori, illustrazioni, fotografie. Una coccola per gli occhi, e di sicuro anche per l’anima. Sentiamo cosa ci raccontano Diletta e Chiara.

Presentazioni: chi siete voi e come definireste la vostra libreria.

La nostra è una libreria indipendente specializzata in libri illustrati per tutte le età, di tutti i generi e da tutto il mondo. Abbiamo aperto nel 2012 nel quartiere Isola, a Milano. Oltre alla libreria abbiamo un laboratorio che offre corsi di formazione per adulti, su due filoni: corsi teorici (legati all’educazione visiva) e corsi legati alle tecniche di artigianato. Da qualche anno abbiamo anche un e-commerce, su cui trasferiamo tutto questo lavoro, su cui si possono acquistare i libri e i corsi di formazione. Nell’ultimo anno i corsi, per quello che sta succedendo, sono stati interamente trasferiti online. Sul nostro stesso cortile c’è anche un altro laboratorio, chiamato Libri Finti Clandestini. Si tratta di un progetto di riutilizzo e recupero di carta, con cui vengono fatti quaderni, poster.

Nel vostro sito leggiamo che vendete libri illustrati: cosa comprende questa definizione?

Per quanto riguarda i libri per bambini, si tratta dai libri di stoffa, ai libri cartonati, agli albi illustrati. Per quanto riguarda i libri per adulti, si va dal fumetto, ai libri di grafica, ai libri di illustrazione. Sono tutti quei libri che hanno a che fare con le immagini e le figure: la fotografia, l’arte, l’architettura, tutti i libri di artigianato, dal ricamo, alla stampa su tessuto, alla serigrafia. Noi facciamo una scelta titolo per titolo, e importiamo libri da tutto il mondo sulle tematiche che ci piacciono di più. Lavorando con le immagini, è più facile lavorare in lingua.

Vendete ed acquistate anche libri usati.

Facciamo una ricerca anche qui molto specifica, sempre su libri illustrati. Non lavoriamo sull’antiquariato, vorremmo che l’usato diventasse un po’ più popolare, trasversale. Nell’ultimo anno purtroppo la ricerca si è fermata perché non riusciamo a spostarci. Prima li cercavamo e trovavamo in alcune librerie a Milano e fuori, e nei mercati, di vario ordine e grado.

Offrite anche moltissimi corsi in svariati ambiti, dai libri, alle tecniche artigianali. Chi sono le persone che attraversano i vostri spazi?

I libri sono al centro della libreria, quindi le persone vengono più che altro per i libri. Anche perché i libri sono al centro di molti dei nostri corsi. Noi siamo innanzitutto libraie, quindi ci interessa tenere una relazione forte con il libro. Le persone che vengono di più sono genitori giovani con figli piuttosto piccoli, sotto i 6 anni. Tra l’altro è più facile per noi lavorare su questa fascia anche internazionalmente. Dall’altra parte, si rivolgono a noi tutti quei professionisti che usano i libri in modo diverso: altri librai, bibliotecari, grafici, illustratori, editori, persone che utilizzano i libri per l’autoformazione o come strumento di didattica (insegnanti, scenografi, psicologi, architetti). Il libro diventa uno vero strumento di lavoro. Infine ci sono gli appassionati di illustrazione.

Vi trovate a Milano, una città penso ricca e complessa, che può offrire tantissime opportunità ma anche lasciare spaesati. Qual è il vostro rapporto con la città, con il quartiere? Pensate che trovarvi a Milano abbia contribuito al successo di un’esperienza particolare come la vostra?

Sicuramente quello che facciamo non si sarebbe potuto replicare altrove nello stesso modo. In questa città ci sono tantissime professioni, vengono moltissime persone per lavoro. Inoltre è una città comoda. Per noi fa sicuramente la differenza essere a cinque minuti dalla stazione di Porta Garibaldi e a un quarto d’ora dalla stazione Centrale. Tutti coloro che finora sono venuti da fuori hanno trovato molto facile arrivare, e fa la differenza sia dal punto di vista logistico che professionale. Inoltre è una città con una forte presenza di stranieri, che siano famiglie bilingui, che siano persone di passaggio, o qui per lavoro. Milano ha delle caratteristiche speciali che rendono la nostra esperienza calata nella città.

Nel quartiere abbiamo creato molti legami con realtà diverse, però c’è da dire che lavorare con il quartiere richiede delle energie di presenza, di relazione, di costruzione dei progetti che negli ultimi anni non siamo riuscite a portare avanti. Paradossalmente, è molto più facile creare legami con persone molto lontane perché basta lavorare online.

Come avete reagito inizialmente al lockdown? Siete riusciti ad attuare delle strategie per adattarvi ai tempi? Parlo in particolare dei corsi…

L’anno scorso, l’8 di marzo, abbiamo dovuto abbassare la serranda e abbiamo dovuto reinventare il nostro lavoro, e non sapevamo bene come reagire. Per fortuna avevamo già un e-commerce, quindi abbiamo lavorato per migliorarlo, sia dal punto di vista della programmazione, della funzionalità per il cliente, che dal punto di vista dell’offerta. All’inizio sui corsi eravamo molto scettiche, perché la relazione per noi è molto importante. Nella prima parte dell’anno facevamo più fatica, ora invece sono quasi tutti esauriti, per tutta una serie di motivi. Noi ci abbiamo creduto di più, e non si può fare altrimenti.

Ci consigliate tre libri?

Milanesi brava gente. Vol III. Storie di nera a Milano (1945-1975), di Matteo Liuzzi e Tommaso Bertelli, edito da Milieu

E’ legato a Milano, ad una Milano di un altro tempo, degli anni ’70, una città diversa da quella che viviamo oggi.

I see me and you, di Adelaide Cioni, edito da Les Cerises

Si tratta di una piccola casa editrice che pubblica libri senza parole legati alla sperimentazione artistica. Vi sono molte illustrazioni di parti del corpo scomposte, senza volti. È un invito a conoscersi e ad esplorarsi.

Monoporzioni, autoproduzione

È un progetto di un atelier di cucina, Cozinha nomade; durante il lockdown si sono messi a cucinare con una quindicina di cuochi sparsi per l’Europa. È un progetto molto interessante sulla distanza, sulla vicinanza, sull’apertura delle porte, sulla cucina come strumento di comunicazione.

 
 
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