Gli anni '80 furono anni di nuovo benessere e perdurante provincialismo.
Nata in un paese tutt'altro che delle meraviglie, Silvia impara presto l'arte della sopravvivenza sociale. Il tempo libero è per la cultura, quella che a scuola non ti insegnano ed in particolar modo per le letture “proibite”: dall'esoterismo di Jodorowsky al punk '77.
Sotto il cielo grigio di un sobborgo padovano, fra arse e desolate campagne di granoturco misto cemento, il suo giovane corpo di donna inizia a sentirsi stretto. Strette son le regole del “bon ton”, stretti i vestiti, gli interessi che ci son concessi. Dapprima la musica e il teatro, poi la poesia, divengono quindi i canali del suo sangue, il calcio delle sue ossa, la linfa del suo essere.
In Versi Anatomici (Damocle 2011) Silvia Pascal ci “racconta” la condizione della donna nel nostro tempo: educata alla dottrina cattolica ma, in qualche modo, costretta alla prostituzione della pelle e delle idee.
Silvia ci porta al bivio cui tutti siamo chiamati: quello in cui la scelta è fra l'essere accettati o l'accettarci.
Ti taglia, è viscerale, vertiginoso, forse a tratti trasognato il suo modo di scrivere:
“E' che quella volta ci diedero una mente magica ed un corpo fatto di carta.”Le sue parole son di distruzione e rinascita, uno sputo al bigottismo e ai cliché, un vuotarsi di tutto per riempirsi del resto:“Il cielo è così verde da non vederlo, l'attrezzatura da sonno è lontana – dalle mie bracciai finestrini rotti ed il lavandino scheggiato (intasato) ed i continui scarichi & perdite per fuoriuscire se stessi”.
Titolo: Versi Anatomici
Autore: Silvia Pascal
Edizione: Damocle
Anno: 2011
Pagine: 104
Prezzo: 12,00 €