Recensione dell'ultimo album dei punk-rockers australiani

Last Quokka - Unconscious Drivers

21 Gennaio 2021

Gennaio, va da sé voltarsi indietro e capire cosa si è, involontariamente, lasciati indietro.

I Last Quokka sono fra quelle band che a settembre 2020 hanno lanciato un disco, che, per forza di un surplus musicale dovuto ai mesi stagnanti della pandemia, sono rimasti inascoltati.

Un peccato a cui dovevo quanto prima rimediare.

La band australiana, infatti, è approdata alla loro quarta release, Unconscious Drivers, pubblicato il 20 settembre scorso per l’australiana Stock Records e la francese Mass Prod.

Dieci tracce che colano punk vivido combinato a catchy riffs, sono la loro cartina tornasole. La mente riporta al punk riot dei seventy, con uno sguardo attento alle musicalità, oltre che alle tematiche, precipuamente 2020.

I testi sono un concentrato politico-sociale, a tratti ilare, che amalgamati ad un ritmo suadente quanto radiofonico fanno venir fuori un album piacevole sotto tutti i punti di vista.

Impegno contro la guerra, o anche un invito – che non manda propriamente a dire – ad un ‘risveglio’ dedicato al premier australiano Geoff Gallop (Wake up Geoff).

Assoli di beat e chitarra ora, exploit gridati o vocal sottotono dopo, segnano uno spartiacque guidato dalla traccia Punks in the Palace.  

Le linee di basso suadenti, le composizioni acerbe e ‘sporche’ delineano una miscelanza punk-rock di cui, ancora oggi, abbiamo bisogno di nutrire e condividere (a riguardo non lasciatevi scappare la bomba Colony)

Il punk non è morto, verrebbe da dire, anzi, è vivo e vegeto e passa dai manici e dalle tastiere from Pacific Area.

Tracklisting

1. Privilege 2. Turquoise Bay 3. Wake Up Geoff 4. Saints 5. Conversations 6. Punks in the Palace 7. People 8. Colony 9. Suffocation 10. Pictures of the End

 
 

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