Togliatti - La fabbrica della Fiat (Humboldt Books, Claudio Giunta e Giovanna Silva)

È una storia Italo-sovietica molto interessante, e anche piuttosto allegra, il che è raro.

5 Gennaio 2021

Avevo voglia di libri. Ma non di libri scelti leggendo minuziosamente la trama e informandosi dettagliatamente sull’autore. Apro il catalogo online della libreria veneziana Marcopolo e prendo quella che si è rivelata essere una delle letture più interessanti e belle.

Togliatti – la fabbrica della Fiat racconta dell’impianto AutoVAZ costruito dalla FIAT nel 1966 per volere del governo sovietico e di una città, Togliatti (precedentemente nota come Stavropol-sul-Volga), nata insieme a quella fabbrica che è stata il cuore e il centro nevralgico per migliaia di operai, tecnici, lavoratori e famiglie.

Gli autori, Claudio Giunta e Giovanna Silva, hanno intrapreso quel viaggio che da Torino Porta Nuova (cinquant’anni fa) portava i giovani di allora, dopo ben sessant’otto ore di treno, a Togliatti e li rendeva partecipi di un’impresa al tempo impensabile, ovvero la costruzione di un impianto FIAT in Unione Sovietica. Di fatto, il primo accordo economico-commerciale tra un Paese del blocco occidentale (il quale però poteva vantare la presenza interna del più grande partito comunista d’Occidente, il PCI) e l’URSS.

L’immenso impianto costruito dall’azienda italiana è il doppio di Mirafiori (stabilimento FIAT situato a Torino, inaugurato nel 1939). Un’opera messa in piedi da operatori e tecnici italiani e sovietici in quello che è stato uno scambio e un viaggio di conoscenza e manodopera. La storia di quest’impresa è stata scritta sì dagli imprenditori (ricordiamo Vittorio Valletta che nel 1965 si dirige a Mosca per discutere con Kosygin, al tempo Presidente del Consiglio dei Ministri dell’URSS, e che nel 1966 decide di stringere l’accordo con i sovietici), ma realizzata dagli operai. Operai che per la prima volta hanno messo piede fuori dall’Italia e si sono scontrati con le giornate freddissime, con una lingua che non conoscevano e con un ambiente totalmente diverso dalla Torino successiva al boom economico italiano. Insomma, si sono scontrati con la vita sovietica, abbracciandola. Proletari che hanno vissuto l’esperienza della vita, seppur ancora giovani. D’altronde dev’essere stato così per lo zio Arnaldo (lo zio dell’autore), quello zio che Claudio cerca di far rivivere attraverso i ricordi degli ex operai dell’AutoVAZ. Diciamo che Claudio ha capito l’importanza di ricordarsi di portare con sé foto-ritratto quando, inutilmente, cercava di descrivere Arnaldo ai veterani della FIAT.

Il libro è un tripudio di storie, memorie familiari, ideali, ricordi, immagini che hanno come sfondo Togliatti. La raccolta fotografica di Giovanna è la trasfigurazione perfetta delle parole di Claudio e regalano al fruitore un’immersione nel mondo post comunista. La Togliatti degli anni ’60 e ’70 e la Togliatti di oggi, quella che sembra non essere cambiata dall’epoca sovietica. La Togliatti che porta il nome e il peso dell’ex segretario del PCI Palmiro Togliatti (ricordato come ‘il più grande’) e che si rifiuta di tornare ad essere nota come Stavropol-sul-Volga. Quella città quasi più italiana che russa. La città che il 22 aprile 1970 celebra il centesimo compleanno di Lenin, inaugurando la fabbrica, facendo uscire la prima automobile Zhigulì (una versione sovietica della 124 italiana) e che cinquant’anni dopo quasi rimane la stessa. Ma a renderla la stessa sono i ricordi di chi ci vive. E la memoria delle cose. Gli autori cercano ricordi, aneddoti, concretezza, fatica, ma il tutto pare loro impostato. Come se la propaganda televisiva e scolastica sovietica fosse penetrata nelle loro coscienze a tal punto da contaminare i gesti e le sfaccettature delle loro conversazioni, soprattutto quelle con i turisti o giornalisti stranieri.

Non è corretto, ovviamente, rendere sinonimi le parole ‘città’ e ‘fabbrica’, ma in questo caso non è neanche troppo sbagliato. L’essenza, la sostanza e l’attitudine del lavoro in fabbrica hanno reso possibile la nascita di Togliatti. Togliatti potrebbe incarnare l’apoteosi dell’ideale sovietico-comunista che incontra la cultura occidentale italiana. Un connubio perfetto tra due percezioni del mondo differenti, ma unite da un’etica lavorativa magistrale che ha consentito la nascita e lo sviluppo di una piccola ma allo stesso tempo grande realtà che ancora oggi lascia incise nel tessuto socio-culturale del posto le fatiche, la durezza del lavoro e le memorie operaie. E continua ad essere un’impresa colossale sedimentata nella storia contemporanea, ma pur sempre in viaggio nella memoria collettiva.

“Cerco un commento brillante e profondo, invece mi esce fuori questo: « Incredibile come sono andate le cose, no?» «Incredibile, sì»”

Piccolo suggerimento: è vivamente consigliato avere come sottofondo musicale i CCCP mentre ci si lascia trasportare dalle parole e dalle fotografie. Per la scelta dei brani, beh.. impossibile decidere.

Humboldt Books è una casa editrice specializzata in narrazioni ed esperienze di viaggio che dà vita a progetti editoriali interdisciplinari incrociando geografia e letteratura, fotografia e arte.Questa casa editrice collabora con artisti, scrittori, fotografi, designer e architetti, ne raccoglie le loro storie di viaggio e racconta queste esperienze attraverso una prospettiva differente. La casa editrice è stata fondata nel 2012 da Alberto Saibene e Giovanna Silva.

Chi sono Claudio Giunta e Giovanna Silva?

Claudio Giunta insegna Letteratura italiana all’Università di Trento. E’ scrittore di saggi (tra i più recenti, Come non scrivere, Utet), manuali scolastici (Cuori intelligenti e Lettere al futuro, Garzanti Scuola) e un giallo (Mar Bianco, Mondadori). Collabora regolarmente con «Sole 24 ore», «Internazionale » e «Il Foglio». Giovanna Silva lavora come fotografa a Milano e tra i suoi libri più recenti troviamo: Syria: a Travel Guide to Disappereance e Tehran (entrambi Mousse Publishing). Ha partecipato alla 14. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia con il progetto Nightswimming, Discotheques in Italy from the 1960s until now (Bedford Press, 2015). Ha fondato la rivista di architettura «San Rocco». Insegna fotografia editoriale alla NABA di Milano, allo IUAV di Venezia e all’ISIA di Urbino.

 
 
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