La compila di fine anno

Appunti sparsi per buoni ascolti dalla comfort zone

31 Dicembre 2020

Il 2020 è stato senza dubbio l’anno dei Ministri, de Le Luci della Centrale Elettrica, dei CCCP, di Nick Cave, dei Pixies, dei The National… o almeno, così la pensa il recap realizzato per me da Spotify. C’è poco da dire, anche per le/i digger musicali, entro cui mi auto-inserisco, il 2020 ha visto, a intensità variabile, un ritorno ad alcune comfort zone sonore, agli ascolti della formazione, a certi porti sicuri dei quali conosciamo ogni angolo, nota, riff, solo. 

Costruire una chart musicale del 2020 è estremamente challenging sotto diversi aspetti.

In primo luogo, perché sono convinta che siano trascorsi mesi e mesi non di retromania, ma di nostalgia - chissà a quale «prima» edenico ci siamo messi a pensare, ma tant’è - che ha avuto come effetto la pratica del re-play, del tornare ad ascoltare qualcosa che ci facesse sentire perfettamente sotto controllo: quel synth mi commuoverà, quelle liriche sono la storia della mia vita, riconoscerei quelle spazzole sulla batteria anche da sorda.

Ancora, perché gran parte delle uscite alle quali assistiamo nel corso dei mesi spesse volte non si risolve in un disco intero, nella forma-album che ci piace collezionare in vinile o nella nostra libreria digitale. Tante e tanti di noi scommetto che farebbero con meno fatica una classifica dei singoli, visto il cambiamento ormai consolidato che da oltreoceano ha investito prepotentemente la pianificazione della promozione della musica anche nel nostro Paese.

Infine, perché la possibilità di intercettare le classifiche altrui produce nuove scoperte, conferme, chiacchiericci, stupori. In particolare se si tratta di chart realizzate da ragazz* più giovani di me, con il rischio di farsi tremare le gambe innanzi alla mole di producer e interpreti ignote/i che possono emergere. Una chart veramente rilevante è quella che trovate sul profilo di buio.xxidra

A seguito dello spiegone da vera boomer appena profuso, è urgente una precisazione (boomer, again): è uscita veramente tanta roba ganza nel 2020 e i lavori che ho scelto di segnalare sono quelli che mi hanno attraversata emotivamente con quel movimento di corrispondenze tanto caro a Baudelaire, alcuni più interni, altri maggiormente laterali rispetto alle mie corde, ma immensamente graditi. Ne sciorino un po’, senza podio e medaglie, ma con tanta riconoscenza.

ARCA - KICK I La producer venezuelana nella sua ennesima vita, capace di transitare, reincarnarsi, disarticolare, personalizzare. C L A M O R O S A come al solito.

YVES TUMOR - HEAVEN TO A TORTURED MIND camminante, trasformativo, black. TROUBLED.

CHARLIE XCX - HOW I’M FEELING NOW Una copertina emblematica del periodo, un sound entro cui immergersi con fiducia, un titolo che… CAMMINARE DOMANDANDOSI.

FOUNTAINS DC - A HERO’S DEATH un accento che è identità e resistenza, tra ballad e spoken, la voce baritonale di Grian Chatten parla di lotte, anti-sistemiche e interiori. LOVE IS THE MAIN THING.

NICOLAS JAAR - CENIZAS descrivibile solo con una celebre citazione dei Jefferson Airplane: FEED YOUR HEAD! Un disco contemplativo, riflessivo, da catabasi, da interno notte.

CAMPOS - LATLONG  i Campos sono pietre rare e preziose del panorama musicale nostrano perché con il loro folk altamente e sapientemente contaminato dall’elettronica possono accompagnarti sul greto del fiume natio così come nella dancehall di un club dalle pareti viniliche. “Ruggine” brano-guida per il 2021, per tutte le rinascite e le potature di rami secchi.

TONNO - QUANDO ERO SATANISTA la band toscana si è spesa moltissimo per insegnarci la vita, tra un save-screen di windows 98 e un haiku da sushi-bar. E c’è riuscita alla grande. Già autori della canzone d’amore contemporanea “Fettine Panate”, contenuta nel loro ep d’esordio, i Tonno sono stati l’ultimo concerto che ho visto prima della cosiddetta Fase 2 e c’ho pianto.

VOODOO KID - AMOR, REQUIEM Poi fatemi sapere se dopo il primo ascolto non le sapete già tutte a memoria le tracce di questo album trappy-pop, dalle liriche che ti agguantano e dallo stile molto ben centrato. Super catchy e oserei dire sinestetico anche l’artwork e l’immaginario fluido e loveful proposta dall’artista.

LUCIO CORSI - COSA FAREMO DA GRANDI Da grandi, ci domanderemo quando esce il nuovo album di Lucio Corsi, poeta degli elementi naturali, musicista talentuosissimo, peraltro accompagnato da una band  e da uno staff fuori di testa nei live. La sua cover di Buffalo Bill mi fa tornare bimba tra le braccia di mamma amante di de Gregori, questo ultimo album ci parla di possibilità, occasioni, ci dice di rifare la vita intera.

EMMA NOLDE - TOCCATERRA La prima volta che ho visto Emma suonare dal vivo, al Beat Festival di Empoli, ho pensato che non fosse dei nostri, che gravitasse in galassie altre. Poi ha deciso di toccare terra e di regalarci un compendio di “songs of experience” commoventi.

Concludo con qualche cenno all’anno che verrà, che per tutte e tutti immagino sarà denso di aspettative in plurimi ambiti. Ogni anno spero che si riuniscano i Tom Moto, fantastico, sofisticatissimo, rumorosissimo trio basso/batteria/tromba che ha disseminato la mia vita di headbanging, e spero che risorga Mark Hollis, ma mi sa che anche a ‘sto giro...

Più concretamente, fossi in voi mi segnerei LAI, già fuori con il singolo e il videoclip del brano “Kafka” ma intento a produrre il suo primo ep; DAMICO, giovanissimo produttore del primo disco di Emma Nolde e di Postino, cova il suo primo disco solista, così come il livornese THOMAS DURIN che ha in cantiere testi e suoni davvero evocativi; infine, dalla mia Pisa, TUNDRA, una band con le chitarre (!), un brano già fuori e il disco in primavera.

 
 
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