Una separazione

Orso d'oro per Miglior Film, Orso d'argento per migliori interpreti alla Berlinale 2011

23 Ottobre 2011
 - Lisetta

Asghar Farhadi, già regista del premiato About Elly, con questa nuova fatica (Orso d'oro all'ultima Berlinale e Orso d'argento per gli interpreti) sonda le incomprensioni di un'esistenza  nella quale diviene sempre più difficile conciliare la fede religiosa, le differenze sociali e culturali, l'idea tradizionale di famiglia. Il tutto condito da intrecci da thriller ed elementi da commedia, così da tenere alta l'attenzione dello spettatore.

Nader e Simin sono una coppia benestante che vive con la figlia undicenne e il padre di lui, malato di Alzheimer. Sono sull' orlo di una separazione. E' così che il regista apre il film: davanti allo sguardo del giudice ( che è il nostro sguardo) i due espongono le loro inconciliabili posizioni. Simin vorrebbe lasciare l'opprimente Iran portando con sè la figlia Termeh. Nader non se la sente, vuole rimanare accanto al padre. Avviene la prima "separazione": Simin si trasferisce temporaneamente a casa dei suoi genitori mentre Nader e Termeh rimangono nella casa coniugale.

Il padre malato non può rimanere a casa da solo mentre il figlio è a lavoro, così Nader assume una badante, Razieh, che accetta l'incarico nonostante sia incinta, con una figlia di cinque anni da accudire, e mentendo al marito, uomo irascibile e disturbato. Un giorno Nader e Razieh litigano in modo acceso e quasi violento per colpa di una mancanza di lei nei riguardi del padre anziano e la donna perderà il bambino che ha in grembo. Da qui si innesca una spirale di bugie, ambiguità e accuse che sfociano in una denuncia da parte della badante che sostiene di aver perso il bambino in seguito a una caduta dalle scale durante il diverbio con Nader.    

Attraverso le incomprensioni tra le due coppie e all'interno di ciascuna coppia, ognuno dei protagonisti difenderà a tutti i costi il proprio punta di vista inasprendo così le "separazioni "già esistenti. Sono separazioni fisiche, fisiologiche ma anche spirituali e morali.
La pellicola è un groviglio di contraddizioni, si nutre di sfumature e si  muove tra le zone d'ombra dei contrasti, tra uomo e donna, tra borghesi e proletari, tra cittadini moderni e tradizionalisti religiosi. Significativa la telefonata che la badante fa all'ufficio preposto ai comportamenti conformi alla religioi per sapere se può o meno cambiare i pantaloni del padre malato che si è orinato addosso.

Il film impiega un uso massiccio della telecamera a mano, sostando a lungo sui volti dei protagonisti, così da penetrarli, così da carpire i loro pensieri, le loro paure. I primi piani sono strettissimi e gran parte delle scene è girata negli interni, a ricordarci che le prime vere "separazioni" avvengono all'interno della famiglia tra le mura domestiche.

Una separazione mi ha ricordato per alcuni aspetti l'ultimo lavoro di Polanski, Carnage, uscito il mese scorso.  Anche qui c'è un confronto-scontro tra due coppie e ognuno ha un obiettivo da raggiungere, per questo nascondono qualcosa, dicono solo mezze verità.

 
 

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