Casa di foglie, il libro più strano che abbiate mai visto

15 Dicembre 2020

«Se siete fortunati vi stancherete di questo libro, avrete la reazione di cui Zampanò aveva sperato, lo definirete inutilmente complicato, ostinatamente ottuso, prolisso – parola vostra-, assurdamente concepito, e ne sarete convinti. Lo metterete da parte – anche se sento dire «da parte» e mi vengono i brividi, perché che cosa mai riusciamo a mettere da parte in realtà?- e andrete avanti, mangerete, berrete, sarete felici e soprattutto dormirete sonni sereni.»

Questo si legge sulla quarta di copertina di Casa di foglie. Ovviamente io non ho seguito il consiglio, e quindi sono qui oggi, nonostante Halloween sia passata da un po’, a recensire questo libro per voi. E devo dire che qualche ora insonne l’ho passata, troppo inquietata da quello che avevo letto prima di spegnere la luce.

Bisogna dire che Casa di foglie è un libro affascinante a colpo d’occhio, per la sua struttura, proprio per la sua fisicità, per come si presenta allo sguardo. Ma andiamo con ordine. Mark Danielewski inizia il suo romanzo (se si può definire romanzo, poi), con l’espediente più antico del mondo, usato da Manzoni, ma anche da Ariosto, nei romanzi cortesi: il ritrovamento di un manoscritto.

Ma non basta: il protagonista del primo manoscritto, indovinate? Ebbene sì, pure lui trova un manoscritto, che poi è la storia che ci interessa. E qui entra in gioco la parte grafica. Perché ogni “voce” del romanzo, quindi quella dei redattori, di Johnny Truant e di Zampanò è caratterizzata da un carattere tipografico diverso. È difficile da spiegare, ma tutto il libro è impaginato in maniera bizzarra: parole colorate, riquadri con liste di vocaboli, pagine con solo una parola.

Veniamo ora alla storia centrale, ovvero la storia che Johnny Stuart trova a casa di Zampanò, un vecchio cieco e solo morto da poco. Si tratta del manoscritto di un saggio critico su un documentario apparentemente inesistente, girato dal premio Pulitzer per la fotografia Will Navidson. Il nucleo del libro è una storia horror. Navidson, il regista, sua moglie e i suoi due figli piccoli tornano a casa dopo una vacanza, e trovano una stanza tra la camera dei genitori e quella dei bambini che prima non c’era. Navidson è ovviamente esterrefatto, misura in lungo e in largo la casa, che all’esterno è rimasta assolutamente uguale. Le cose si fanno sempre più misteriose quando compare anche un lungo e buio corridoio, che pare non finire mai.

Mi fermo qui, per non rovinarvi la suspense. Intanto, tra le note, scopriamo anche la storia di Johnny Truant, storia che diventa sempre più angosciante man mano che lui diventa sempre più ossessionato dal manoscritto di Zampanò, fino a farne la sua unica ragione di vita.

Insomma, è un libro che gli appassionati della carta stampata non possono lasciarsi sfuggire, anche solo per la particolarità della grafica, e nemmeno i patiti di horror&co. Ultima curiosità: in Italia questo libro ha avuto una serie di vicende che non fanno che aumentare l’aura di mistero che già ha. Pubblicato da Mondadori nella collana Strade Blu nel 2005 (dopo un lungo lavoro, come potrete immaginare, di traduzione e impaginazione), dopo qualche anno e sole due ristampe, divenne sempre più introvabile, fino ad essere venduto a più di un centinaio di euro. Entrò in circolazione nel 2013 un’edizione ancora più strana, a quanto pare una bozza della casa editrice Beat in realtà mai messa in commercio.

Ma non preoccupatevi, per fortuna la casa editrice 66thand2nd nel 2019 ha deciso di ripubblicarlo, e consentire a tutti e tutte noi di immergerci ancora in queste atmosfere enigmatiche e oscure.

p.s. penso che Zampanò possa essere un richiamo al personaggio de La Strada di Fellini. Io non sono riuscita a capire perché, forse qualcuno di voi sarà più lungimirante.  

Autore: Mark Z. Danielewski è newyorkese e questo è il suo romanzo di esordio, con cui ha vinto numerosi premi

Traduttori: Sara Reggiani, Leonardo Taiuti

Casa editrice: il nome 66thand2nd è un omaggio a New York.
Sixtysixthandsecond infatti è l’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue. E' un progetto che guarda con attenzione ai fermenti della narrativa angloamericana, ma anche aperto alle letterature altre e ai talenti italiani.

 
 
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