Tomboy di Céline Sciamma

Boys don't cry

19 Ottobre 2011
 - Lisetta

Siamo soliti pensare che l'infanzia, quella che finisce laddove iniziano le età a due numeri, sia un periodo sessualmente e sensualmente innocente. Non è proprio così. I bambini, a differenza degli adulti, non hanno bisogno di categorie, come l'omo o l'eterosessualità,  vivono solo di esperienze e di prime volte senza mai sentirsi in colpa. Tutti da piccoli ci abbiamo provato almeno una volta a travestirci per tentare di essere qualcun altro.

In questa seconda opera della regista francese Cèline Sciamma, è Laure, la piccola protagonista a giocare al travestimento. Tomboy, termine inglese che indica una ragazza con atteggiamenti da maschiaccio, racconta di un'estate e di una doppia vita, quella di Laure appunto, che ha dieci anni e che si è appena trasferita in un paese dove nessuno la conosce, ottimo pretesto per divenire Mickael. Da qui parte lo sdoppiamento. All'interno dell'appartamento, con la sua famiglia, Laure vive le costrizioni del mondo adulto, all'esterno invece, Mickael è naturale e spontaneo a tal punto da suscitare l'interesse di Lisa.

Non farsi scoprire diventa una vera e propria missione (geniale l'idea di riempirsi lo slip con della plastilina prima di andare a nuotare con gli amichetti) e i generi sessuali, maschio o femmina, ecco che divengono un travestimento, qualcosa che non è più  legato alla biologia ma alle aspettative culturali.
Con il passare dei giorni e l'avvicinarsi della scuola non si può più giocare a lungo. E quando i nodi vengono al pettine, i bambini si mostrano più maturi e coraggiosi degli adulti: nessun giudizio!!!

Girato in soli venti giorni, con una troupe di quindici persone Tomboy spicca per la bravura dei suoi piccoli attori, su tutti la protagonista Zoè Hèran, presentatasi ai provini già con i capelli corti e la passione per il calcio.
La regia è pulita e molto sobria, la fotografia chiara, quasi sovraesposta con quella luce tipica dei pomeriggi estivi. La regista ha affermato di collocarsi a metà di due grandi tradizioni, quella francese, che cerca di avvicinarsi il più possibile alla realtà e quella americana, fatta di forme e colori, soprattutto due colori primari: il rosso e il blu.

Non credo sia un caso che il nostro tomboy si faccia chiamare Mickael e che in una scena tenga in mano una scatola con un disegno di Michael Jackson. Chi meglio di lui ha conosciuto il potere ma anche i limiti del travestimento?

 
 

    video

  • Tomboy trailer
loading... loading...