Intervista ai Modern Stars: "Le nostre distorsioni purificano lo spirito"

10 Novembre 2020

I Modern Stars sono tre laziali: Andrea Merolle, Andrea Sperduti e Barbara Margani. Il loro primo album, Silver Needles, uscito il 25 settembre, è un viaggio a due voci, un soprano classico e una maschile quantomai roca, su tappeti di fuzz sfocati e ritmiche ipnotiche. A tratti mistico, senz'altro rock'n'roll.

Mi ha colpito che il vostro background spazi dall’underground spinto alla lirica. Quali sono le anime dei Modern Stars?

Le anime dei Modern Stars sono sicuramente tante. Ce n’è una blues, una spiritual, una elettronica, una rock. Ci sono tutte le anime che servono a tirare fuori il qualcosa che si vuole esprimere da una dimensione essenzialmente fisica, quale quella del suono, prescindendo da un genere musicale definito. Cerchiamo di esprimerci con la massima libertà creativa e seguendo il nostro istinto, senza curare troppo la forma-canzone e cercando di non far prevalere nessuno dei tanti strumenti che utilizziamo nelle nostre tracce.

Nel vostro disco d’esordio Silver Needles il sound è vicino allo shoegaze ma c’é una tensione allucinatoria e ripetitiva che ricorda quasi i mantra. Sbaglio?

No no, non sbagli. Il sound a cui ti riferisci deriva dalla combinazione di sintetizzatori analogici e chitarre elettriche con accordature non standard, che fanno suonare in maniera non convenzionale sequenze di accordi spesso semplici, con effetti che richiamano sicuramente lo shoegaze e con un approccio influenzato dalla musica indiana, che si fonde con le variazioni ritmiche della batteria e i ricami lirici della voce femminile. Ci piace la ripetitività perché se una cosa è bella non devi cambiarla per forza, ma puoi concentrarti sulle sue variazioni ed evoluzioni. Poi se uno si annoia cambierà canzone.

Noto parecchie citazioni, nei titoli, alle formule tipiche del gospel e degli spiritual. Di cosa parlano le vostre canzoni?

Il disco si apre con Lord I’m ready, la nascita dell’essere umano nell’era moderna. I hope to go to heaven è una preghiera dell’età infantile nel dualismo dell’anima, mentre She comes now allude alle perdizioni che si incontrano nell’adolescenza. Space and time rappresenta il punto di equilibrio che si raggiunge quando si diventa adulti e Jesus walks alone la definitiva presa di coscienza del nuovo status. Side by side racconta l’incontro con l’amore e che ti fa pensare solo alle cose veramente importanti. Come ultima traccia abbiamo inserito una cover di Amen degli Spacemen 3, un gruppo che ci ha fortemente ispirati nell’approccio e nella ricerca del suono, e che ci sembrava perfetta per chiudere il cerchio. Nonostante è la prima che abbiamo registrato nei dieci giorni che abbiamo dedicato alle registrazioni dell’album.

In generale sento una tensione trascendente nella vostra musica. Pensate che la musica possa essere un moderno sostituto di antiche esperienze religiose?

Sicuramente. O almeno diciamo che per noi è così. E’ il modo ed il momento in cui puoi uscire dalla dimensione a volte opprimente del mondo occidentale moderno in cui viviamo e stare in una dimensione universale. Non c’è niente di meglio che cantare in un microfono, suonare la batteria, pizzicare delicatamente delle corde o far urlare un amplificatore grosso come un frigorifero per purificare il nostro spirito. Oppure apprezzare qualcuno che lo abbia registrato o che lo faccia proprio davanti ai tuoi occhi e alle tue orecchie. Sperando che quest’ultima cosa si possa tornare a fare presto.

Avete realizzato video molto belli. Per una band curare il proprio immaginario anche dal punto di vista visuale è importante. Come avete sviluppato la vostra estetica?

Siamo tutti appassionati di cinema e Andrea Sperduti è un designer di professione, sta curando lui stesso tutta la parte dei visual legati all'immaginario a cui fa riferimento la nostra musica. Ci hanno fortemente influenzato il cinema dei fratelli Coen e allo stesso tempo gli autori del neorealismo francese, il cinema italiano di Bellocchio, in particolare I Pugni in Tasca, il suo esordio nel mondo del lungometraggio. Ma anche tanto altro.   

C’é una nicchia dell’underground italiano in cui vi riconoscete?

A dire il vero no. Magari sarebbe più facile chiedere a qualcuno dell'underground italiano se si riconosce in noi.

Se voleste proporre una sola canzone a chi non vi conosce, quale scegliereste per presentarvi e perché?

Non saprei, se proprio dovessimo scegliere forse diremmo Lord I'm Ready. C'è tutto quello che ci piace in questo pezzo. Il groove, il suono, la ritmica ossessiva e soprattutto il rock'n'roll.

 
 

Links utili

http://themodernstars.com

 
 
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