IS TROPICAL live @ Wah Wah Club

Pop Corn Club, Marghera - 8 ottobre 2011

18 Ottobre 2011

Wah Wah Club è una realtà del veneziano che ha consolidato la propria fama e la propria voglia di creare una vera e propria scena a suon di party, live e dj-set sempre estremamente attenti alle novità e alle tendenze sonore europee e mondiali. In sei anni di attività sono stati proposti i maggiori nomi dell'ambiente indie-rock-elettronico con una grande e costante risposta da parte del pubblico che ha garantito al Wah Wah Club una crescita del fermento e dell'hype in generale attorno agli ambienti indipendenti del Veneto.

Sabato 8 ottobre il Wah Wah Club ha festeggiato il sesto compleanno, e lo ha fatto invitando una delle band che più stan facendo parlare di sè al momento, gli inglesi Is Tropical. La venue, quel Pop Corn Club di Marghera che in due anni di attività si è dimostrato pronto a sopperire ai bisogni di clubbing e live del popolo hipster e alternativo della provincia.
Il Pop Corn, per inaugurare questa stagione, si è anche sensibilmente rinnovato esteticamente e tecnicamente, sopperendo ad alcune delle maggiori lacune che saltavano all'occhio (e alle orecchie) durante la stagione scorsa: una migliore disposizione degli spazi, dei divanetti, del banco mixer, l'utile distensione di spessi panni sul soffitto a diminuire il riverbero della sala, un impianto audio migliorato che finalmente consente di seguire un live e di ascoltarlo in maniera pulita e distinta da un qualsiasi punto della sala (ricordo l'anno scorso, un paio di concerti furono veramente rovinati dalla scarsa spinta e definizione del precedente impianto).


Arriviamo sul presto (alle 23 circa) su consiglio del buon Daniele Reale, per poter seguire anche il live di supporto che doveva essere eseguito dai bergamaschi Plastic Made Sofa. Appena dentro, incontriamo proprio Daniele che ci spiega come il support act non si svolgerà, in quanto un'"incomprensione" sull'utilizzo condiviso di un amplificatore ha complicato i rapporti con i PMS, che mestamente se ne sono tornati a casa. Non indaghiamo a fondo sull'accaduto, ma dalle parole di Daniele pare non si potesse davvero fare altrimenti. Tant'è, l'importante ovviamente è che il live principale non subisca variazioni o intoppi, perché proprio la band di Londra ci incuriosiva di vedere all'opera.
Il live inizia piuttosto tardi (intorno all'una), consuetudine questa del locale, che vede il proprio pubblico arrivare molto tardi all'appuntamento, forse per abitudine, forse sono altri i motivi; personalmente sono un amante delle ore piccole, ma l'attesa è stata piuttosto snervante, con il locale che si riempiva in maniera lenta e a singhiozzo. A rovinare più di tutto tale attesa (devo dirlo) è stato il dj-set di warm up, che sicuramente non era previsto fino all'inizio del live (dato che doveva esserci un'altra band prima), ma che sinceramente mi ha lasciato piuttosto perplesso, per usare un eufemismo. Tracce come "Ragazze acidelle" dei Flaminio Maphia, vergogne prettamente italiche, ma anche Offspring e altre banalità c'entravano davvero poco (se non niente del tutto) con il pre-live di una band che dall'underground londinese sta conquistando il mondo con il sacro gusto della provocazione, dell'elettronica, della wave. Mi si dirà che c'era un gusto provocatorio e ironico anche nel dj-set di cui sopra, io sinceramente non l'ho colto, ho solo sofferto il fatto che la provincialità, purtroppo, è sempre dietro l'angolo. Ma passiamo oltre.
Il set si presenta alquanto minimale e crudo, tre elementi, due tastiere, chitarre, batteria e basso all'occorrenza. Il volto dei tre inglesi è velato da una specie di pizzo nero, sanno di sporco e cattivo, sembrano reduci da un festival metallaro dove il pogo gli ha un po' indolenzito gli arti e fatto sudare le ascelle. La sala si è oramai riempita completamente, e un drappello di fans piuttosto preparati e carichi si accalca sulle transenne fronte-palco. L'inizio del live non è forse dei più trascinanti, le ritmiche sono spezzate, le atmosfere leggermente sognanti, le voci melodiche ma cupe al tempo stesso. Il pubblico gradisce, ma lo fa alla maniera italiana, senza urlare o scomporsi troppo, il sound iniziale è poco danzereccio e questo forse impedisce un surriscaldamento dell'atmosfera come forse il trio avrebbe sperato. I tre tirano dritto, i colpi sulla batteria sono interessanti e ben assestati, non c'è banalità ma freschezza nel sound, inizio a compiacermi del live soprattutto nelle parti più wave e melodiche, con synth caldi e sibilanti che si sposano bene con riff di chitarra semplici, acuti, a tratti distesi e a tratti più movimentati. Pezzi come "Lies", "South Pacific", "Berlin" o "Land of the Nod" scorrono perfetti come colonna sonora di un sabato sera in un club londinese, con il cantato che trascende a volte le melodie e a volte le interseca, con un impianto lo-fi e degli arrangiamenti estremamente semplici. Batterie elettroniche sovrastano anche la batteria acustica, dando spinta ulteriore ma sminuendo un po' l'impatto del live. I tre, questa la mia impressione, sembrano un po' scazzati dal fatto che non ci sono urla di visibilio o grande calore trasmesso dal pubblico, "shh", non fate troppo rumore durante i tempi morti. Di conseguenza, forse, anche il live in quanto a tensione e forza d'urto ne risente, credo non sia stato il miglior live del Is Tropical di sempre. Tutto ciò cambia però quando parte il riff di "The Greeks", singolo catchy e d'impatto, che ha come punti di forza un riff quasi da film di Sergio Leone, unito a un ritornello molto orecchiabile e a una ritmica dritta e diretta, che si interseca bene con i synth e il resto dei suoni. Il pubblico riconosce in maniera più massificata il pezzo, si lascia più andare, balla, si dimena, i tre sembrano subito rinvigoriti da questa risposta. Uno dei punti di forza del singolo è anche il video, che in maniera provocatrice e scioccante unisce il gioco, la violenza, il cartoon, i fumetti, l'irrealtà della realtà e viceversa; guardatevelo, ne vale la pena.
Il finale si dipana su suoni ancora più potenti, nel momento in cui viene imbracciato il basso che spara linee gonfissime, quasi da un retaggio veramente metal, cosa che non mi entusiasma e mi accompagna verso la fine del set con umori contrastanti, combattuto un po' sul fatto se questi Is Tropical siano veramente degni delle attenzioni che stanno ricevendo o se tutto si risolverà (come spesso accade, purtroppo) con l'ennesima band inglese da un-disco-e-poi-più-nulla. Staremo a vedere.


La certezza è che da qui in avanti ci sono altri interessanti appuntamenti proposti dal Wah Wah Club, come Roni Size il 31 ottobre, Wavves il 3 dicembre o come l'unica data italiana dei Metronomy il 7 dicembre; data, quest'ultima, veramente da non perdere. Altri nomi arriveranno e passeranno dal Pop Corn, arricchendo la proposta artistica e musicale della provincia di Venezia e non solo.

 
 
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