Edna O'Brien

Come una scrittrice irlandese ha rotto ogni tabù mostrandoci la bellezza e la brutalità della vita

3 Novembre 2020

SIBILLE. STORIE DI DONNE AI MARGINI DELLA LETTERATURA

Il destino delle donne scrittrici non è stato, e tuttora non è, sempre roseo: per lo più dimenticate, accantonate nello scaffale della cosiddetta narrativa femminile, sconosciute, a malapena citate nei programmi ministeriali e relegate ai festival femminili. Eppure scrittrici ce ne sono tante, e molte di loro hanno dato alla luce capolavori della letteratura. Ecco allora il senso di questa rubrica: andare a scoprire, o a riscoprire insieme autrici a cui tutt* dovremmo dare una possibilità.

Perchè Sibille? Perchè Sibilla Aleramo è forse l’esempio più lampante della svalutazione della scrittura femminile. Ma c’è un’altra Sibilla, la profetessa di Cuma, simbolo dell’irrazionale e del magico di cui le donne sono state accusate nel corso della storia, e per questo perseguitate o, nel migliore dei casi, relegate alla sfera emozionale e sminuite nelle loro capacità, considerate incapaci di creare arte dal valore universale.

Quindi, leggiamo, parliamo e studiamo tutt* di più di scrittrici donne: non è forse giunto il momento di riscrivere una storia della letteratura – e non solo – più autentica ed equa?

 

Edna O’Brien mi ha fulminata con il suo racconto Oggetto d’amore, in cui vengono narrati i pensieri, le sensazioni e le emozioni più intime di una donna che sta vivendo un’intensa relazione romantica e sessuale. E, nonostante io e questa donna avessimo poco o nulla a che vedere l’una con l’altra, poche volte mi sono sentita così capita leggendo qualcosa. Proprio come se, nonostante tutto l’involucro della vita di questa protagonista, la scrittrice volesse arrivare al nucleo del suo essere, comunicare quel nucleo, e fare in modo che chiunque potesse riconoscervi all’interno la propria gioia e la propria sofferenza.

Gli scritti di O’Brien sono potenti: sono crudi, diretti, mettono a nudo l’intimità dei personaggi senza avere timore di svelare anche le brutture, ma allo stesso tempo sono confortevoli, ci crogioliamo dentro alle sue descrizioni. Non c’è bello e brutto, buono e cattivo. Solo una scala di grigi estremamente realistica. Cosa li rende così speciali.

Sicuramente l’idea di scrittura della scrittrice irlandese. La scrittura deve sempre essere anche autobiografica, perchè non siamo in grado di creare emozioni se non le abbiamo mai provate. La scrittura deve essere un viaggio, in cui ogni libro ti porta più in profondità del precedente. L’opera nasce da una sorta di solitudine, per questo lo scrittore o la scrittrice non possono temerla, e per questo la scrittura non è un processo terapeutico. Capiamo quindi come Edna O’Brien riesca ad arrivare alle nostre corde più nascoste: prima ha faticato per arrivare alle sue, ed ora conosce la strada. Nei racconti e nei romanzi troviamo tutto il suo vissuto di donna; in un’intervista, dice di non essersi innamorata spesso, da giovane, ma sempre in maniera estremamente profonda. Questa vitalità, questo riconoscere i sentimenti per quello che sono, lo ritroviamo tutto nelle protagoniste delle sue storie.

Protagoniste tutte al femminile, che rappresentano in tante versioni diverse l’autrice. Sono donne, ma soprattutto giovani ragazze, assetate di vita, vita anche nel senso più carnale, sono affamate di sesso. E le scene un po’ piccanti non mancano, tanto che le sue novelle e i suoi romanzi furono vietati nella sua cattolicissima Irlanda. Grazie a questi momenti le figure diventano davvero a tutto tondo; e forse descrivendo in maniera netta e pulita le passioni dei personaggi, Edna O’Brien vuole anche un po’ togliere il tabù che ai suoi tempi, ma sicuramente ancora oggi, aleggiava sui temi della sessualità e dell’erotismo.

Essere scrittrice per lei è stata una vera e propria scelta di vita, nonostante l’inizio quasi casuale della sua carriera (lavorava come lettrice presso la casa editrice Hutchinson, che le propose poi un contratto per un romanzo, che divenne Ragazze di campagna. Imparò a scrivere copiando e ricopiando i racconti di Joyce, di cui avevo comprato un volume alla bancarella dell’usato, perchè voleva comprendere e fare sue la limpidezza e la precisione dei dialoghi). Dopo un matrimonio più o meno disastroso, scelse di vivere sempre da sola, confessando poi “Penso che non avrei scritto così tanto se avessi vissuto con qualcuno. Mi sarei sentita in colpa nel trascurare quella persona.” Scrittura e solitudine, quindi. E forse un altro suo grande pregio è stato proprio quello di non aver mai romanticizzato la professione della scrittrice, anzi. Era lucidamente consapevole della difficoltà dell’essere donna e autrice, non solo agli occhi della società, ma anche nell’intimo.

But a woman writer has a double dose of masochism: the masochism of the woman and that of the artist. No way to dodge it or escape from it. Men are better at escaping their psyches and their consciences. But there is a certain dogged strength in realizing that you can make those delirious journeys and come through.

Si potrebbe dire molto altro su Edna O’Brien e sulla sua vita, una vita ancora densa di avventure. Penso però che il modo migliore di conoscerla sia attraverso le sue opere, quindi vi lascio alla scoperta delle sue meravigliose narrazioni.

 

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