Il respiro del silenzio

di Mirco Salvadori

31 Ottobre 2020

VALERIO MARRASSilenziocd Sarram

"Quando ci siamo conosciuti Thomas non parlava bene l'inglese, ci univa la passione per i concerti e per il doom. Mi aveva confessato che scriveva poesie, a me ha donato questa. Negli anni il suo inglese è decisamente migliorato. Elaheh mi ha salvato durante un incidente in autostrada, è stata l'unica a fermarsi in ore di attesa. Viene da un paese antichissimo e parla una lingua bellissima. Malgrado le piaccia davvero la mia musica, non mi ha mai visto suonare dal vivo. Gabriele mi ha confessato che la sua testimonianza rappresenta la prima cosa che ha composto durante il lockdown e che ha ultimato appena ha avuto la possibilità di rientrare in studio. Mi ha sorpreso quando mi ha detto che non riusciva a dargli un orientamento, per me è stato un onore dargli una direzione aggiungendoci del mio. Quando gli chiesi una testimonianza nella sua lingua, Diego si trovava negli USA - a Washington DC. Mi rispose "Eja", aveva compreso che parlavo del sardo - la lingua della nostra terra. La sua esperienza negli States è coincisa con la pandemia e con l'assassinio di George Floyd. A Pasqua mi aveva mandato un video del suo paese Santu Lussurgiu in cui - a paese deserto – venivano passate la novena ed il miserere dagli autoparlanti per non mancare la tradizione annuale. Ho deciso di far iniziare la sua testimonianza proprio lì, da Santu Lussurgiu, fino a farla arrivare “In sa capitale manna” americana, dove partecipò alle proteste. La cosa che mi sorprese di Daniele è stata l’enorme quantità di moduli che pilotava e che si costruiva. Negli anni siamo diventati amici e posso assicurare che fa un risotto spettacolare. Mi ha detto che non “spippolava” da tanto, dopo aver sentito la sua testimonianza ho capito che mentiva. Dimi è quieto e riservato, pesa ogni singola parola che pronuncia e che ascolta. Abbiamo gusti musicali molto simili e quando gli mandai il pezzo finito mi disse “è strano ascoltare la propria voce”. Mi ha fatto riflettere che forse io non avrei accettato di partecipare ad un progetto del genere, se non con uno strumento a corda o a tasti. Stavo finendo di cablare tutti i pedali quando dal palco sentii dei suoni bellissimi, era Giona. In quel momento ho capito che in qualche modo avremmo dovuto collaborare. Eccoci qua, finalmente. Sarah mi accolse a suon di pizza e gentilezza, difficile trovare entrambe le cose in Austria. Chiuse gli occhi e seguì le mie note una per una, li riaprì a concerto finito. È stata la prima a mandarmi la propria testimonianza."

 Valerio Marras dalla presentazione di "Silenzio"

Quell'avverbio: quando. Quando ci siamo conosciuti... quando ho suonato... quando sul palco apparve... ricordi. I ricordi affiorano spesso ma solo nella lontananza imposta dalla separazione prendono forma, si nutrono di silenzio e appaiono dal nulla. Più intenso è il rapporto che ti lega al loro dolce ondivago procedere, più divengono necessari per nutrire il tuo respiro immaginativo che attiva il bisogno del contatto precluso dall'isolamento. I nomi letti appartengono tutti al ricordo di Valerio Marras, un musicista chiuso tra le mura del suo appartamento mentre fuori imperversava la tempesta perfetta, un assedio alle nostre anime che ancora tiene in scacco le vite di tutti noi. Molti in quei giorni di totale esclusione, hanno cercato di reagire raccogliendo quanto di più caro avevano serbato nel cuore, le voci degli amici, i loro racconti. Ecco quindi che lo scambio diviene parte fondamentale per superare il vuoto pneumatico nel quale ci si trovava imprigionati. Lingue diverse, diversi moduli espressivi, ognuno con la propria storia per raccontare un tragico evento che ha colpito il mondo intero.

Comunicazione globale, l'espressione emozionale trasmessa per mezzo di suono, recitava in più lingue una traccia dei Global Communication. Una frase che è riapparsa sul confine del sentire mentre ascoltavo le diverse voci che abitano le tracce di Silenzio. E' proprio questo che trasmette il lavoro di Marras, la sua è quell'espressione emozionale trasmessa per mezzo di suono a cui ci aggrappiamo continuamente, sia che si viva in epoche virali,sia si voli leggeri nei territori aperti del libero respiro. Lo spoken word si immerge nel suono capace di tramutare forma, così come gli stormi di uccelli numerosi come gocce di infinito nell'azzurro di un cielo negato. Il suono che dilata la parola, la riveste di significanza, si trasforma fino ad avvolgere il nostro limitato sentire ampliandolo attraverso il gesto digitale che lo trasforma in esperienza reale, viva, commovente. E tutto ciò avviene nel silenzio delle mura casalinghe, si amplifica nella cerimonia dell'iterazione ambient, dell'immersione nel field recording che strappa il verso al rumore del reale trasformandolo in dolce sinfonia visiva.

Il silenzio letteralmente esplode tra i solchi di questo lavoro, si frappone tra il nostro passo e un futuro prossimo nel quale, con molta probabilità, tornerà a far fiorire ricordi paurosamente in debito di ossigeno.

 
 

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