Libro e docu-film: doppio progetto per narrare la Bertani editore.

Dalla militanza politica all'impegno editoriale di un perno culturale.

19 Ottobre 2020

Una doppia veste, libro e docufilm, è la formula scelta per raccontare la Giorgio Bertani editore, casa editrice veronese. Questo lavoro, pubblicato da Milieu Edizioni e in libreria dal prossimo 22 ottobre, mira a raccontare la vita, la militanza e il progetto editoriale di Giorgio Bertani. A questo fil rouge narrativo si collega anche un ben documentato spaccato di tutto quel fervido humus culturale che ha reso unica la seconda metà del Novecento in Italia. Da Dario Fo a Franca Rame, da Walter Peruzzi a Giacomo Feltrinelli, da Carlo Rovelli a Tiziana Valpiana molte sono le figure che troverete presenti nel libro, “Giorgio Bertani editore ribelle”, e nel dvd (che vanta le musiche originali di Claudio Fasoli) “Verona city lights”.

Abbiamo chiacchierato di questo progetto, spaziando dagli anni ’70 alla militanza politica, senza dimenticare il focus sul libro e l’editoria, con Marc Tibaldi che ha curato questa doppia opera, o come dice lui stesso “ordigno mitopoietico”, dedicato a Bertani.

Partiamo quindi da te Marc. Cosa ti ha portato a occuparti di un progetto dedicato alla Giorgio Bertani editore?

Ho vissuto a Verona qualche anno, dove sono stato attivista del csoa La Chimica, e ho avuto modo, assieme ad altri compagni, di conoscere Bertani e di appassionarmi al suo percorso politico e culturale. Nel 2005 progettammo una mostra dedicata all’esperienza della Bertani editore, ma l’idea si arenò a causa dello sgombero del centro sociale. Nel 2009 trasformammo il progetto da mostra a docufilm, e questa volta non lo portammo a compimento per difficoltà economiche e per il caratteraccio di Bertani stesso che rinunciò a delle sessioni di registrazione. L’anno scorso, dopo aver appreso della scomparsa di Bertani, ci sembrò giusto portare a termine quell’idea, per rendergli omaggio e tentare una scommessa culturale che si occupa del passato per parlare al futuro.

Per raccontare la Bertani editore è stata pensata una combinazione: libro e docufilm. Che cosa ti ha spinto a curare un progetto che si compone di due mezzi espressivi diversi? E quali elementi differenti e peculiari troverà il lettore/lettrice nel testo e quali il pubblico in sala?

L’idea si è sviluppata man mano che andavamo avanti con il progetto, lo scritto all’inizio voleva essere solo un opuscolo allegato al dvd; il prodotto che il fruitore avrà tra le mani è invece un ordigno narrativo che si completa con la visione del documentario e la lettura del libro.

Tornando al focus di questi lavori, la Bertani editore è stata una casa editrice attiva da fine anni ’60 al 2001. In realtà la maggior parte delle pubblicazioni è uscita tra il 1968 e il 1988, suddivisa via via in più collane. I temi hanno spaziato dalla politica alla narrativa. Che ruolo ha avuto nel dibattito pubblico questo editore?

I titoli più importanti della casa editrice sono quelli che vanno dalla fine degli anni’60 a metà degli anni ’80, con la pubblicazione di autori e titoli importantissimi, che ebbero una vasta eco a livello nazionale, si pensi alle prime edizioni delle opere più significative di Dario Fo, come "Il mistero buffo". Da Dario Fo alle traduzioni di autori come Luxemburg, Bataille, Nizan, Guattari, Deleuze, Derrida, dalle istanze e dalle lotte dei movimenti degli anni ’70 – di cui lui era partecipe – all’attenzione alla cultura popolare, al mondo contadino e alle loro trasformazioni. Questo era lo “stile” Bertani: fiutare lo zeitgeist, lo spirito dei tempi, e presagirlo quando era possibile. La Bertani editore fu una bella esperienza di condivisione, difficile anche perché, come dice nel film il fisico Carlo Rovelli, che con lui pubblicò “Fatti nostri, Bologna marzo 1977”, “Giorgio non aveva un carattere facile”, ma nel corso degli anni la collaborazione di tanti intellettuali fu importante, a iniziare da Alberto Tomiolo e Franco Rella, passando per Antonio Moresco, Carlo Mazzacurati, Donatella Levi, Alida Airaghi, Ivano Spano, e molti altri. Negli anni ’70 ci fu un fiorire di editori alternativi, ma pochi ebbero la capacità di essere sempre “sul pezzo”, surfando l’onda dei movimenti, provocandola, ma anche deviando dai luoghi comuni, valorizzando ambiti insoliti, creando collegamenti e facendo rete.

Bertani è stato un estimatore di Pound. Non è notizia nuova che la destra in Italia abbia scelto Ezra come proprio riferimento culturale. In che modo Bertani ha contribuito a un lavoro di riappropriazione culturale? Quali fonti hai avuto modo di visionare su questo aspetto?

È difficile che un appassionato di poesia non apprezzi i versi di Pound. Così è stato anche per Bertani, che negli anni ’50 – giovanissimo garzone di libreria – conobbe Pound, durante una vacanza veronese del poeta. La querelle sul pensiero di Pound è molto dibattuta. Non possiamo essere semplificatori e sostenere che Pound è un cattivo poeta perché fu ammiratore di Mussolini. E non possiamo dimenticare le sue posizioni reazionarie – mai rinnegate – perché lo ammiriamo come scrittore. Le contraddizioni ci attraversano e – purtroppo – è possibile essere degli artisti creativi pur avendo delle posizioni politiche di destra, sarebbe semplificatorio e banale sostenere il contrario. Può essere comunque vero anche quello che sostiene la figlia di Pound (tesi condivisa da Bertani): il poeta americano – pur ammirando alcuni aspetti di Mussolini – non avrebbe mai condiviso le idee e pratiche razziste del gruppo di destra che si è impossessato del suo nome.

Tra le battaglie di Giorgio Bertani vi è stata anche quella per un mercato dell'editoria differente. Nel 1974 partecipò al primo Congresso di Editoria militante, curato dal “gruppo operativo editori antifascisti e di classe”. Ci racconti meglio la sua idea di editoria?

Oltre a occuparsi dei suoi libri, Bertani era attivissimo come organizzatore delle associazioni di editori di sinistra, da Editoria Democratica alla fondazione di Editoria militante. Uno dei suoi crucci era rendere più democratico il sistema librario italiano, dalle librerie alle distribuzioni, creando degli spazi di agibilità politico-culturale liberi dall’influenza dei grandi gruppi editoriali. In un momento in cui i grandi gruppi editoriali impongono in maniera soffocante i propri tempi e modi a distribuzioni (che controllano), piccoli editori e librerie, soprattutto quelle indipendenti, mi sembra sia necessario riproporre le tematiche di riorganizzazione dal basso dell’editoria, o comunque un ripensamento della fruizione culturale. Conoscere il lavoro di personaggi come Primo Moroni, Giangiacomo Feltrinelli, Giorgio Bertani può sicuramente esserci utile anche oggi.

Giorgio Bertani ha unito la militanza politica alla vita lavorativa e non solo. Negli articoli a lui dedicati, nei ricordi lasciati da chi si è imbattuto in lui, ad esempio, tornano sempre i riferimenti all'impegno antifascista, alla fiera e consapevole provenienza proletaria, alla militanza politica che parte da posizione anarchico-marxiste e approda poi negli anni ’90 a sensibilità più legate al movimento dei Verdi. Ad oggi come si può narrare una biografia come questa, rendendola accessibile e comprensibile in un periodo storico in cui ci propinano da anni il superamento di “Sinistra” e “Destra”? E secondo te cosa la rende un lavoro importante da leggere e vedere per noi ora?

Come rendere la biografia di Giorgio accessibile e comprensibile non lo so esattamente, speriamo di essere stati – mi riferisco non solo al mio lavoro ma a quello del gruppo di compagni che lo hanno promosso – abbastanza bravi da incuriosire e stimolare ulteriori approfondimenti. Il progetto di questo “ordigno narrativo” non ha avuto solo l’obiettivo di riannodare i fili della memoria con l’esperienza della Bertani Editore, con i movimenti degli anni ’60 e ’70, mirava a qualcosa di più: attraverso l’intreccio di testimonianze e l’esperienza editoriale di Giorgio Bertani, raccontare quegli anni senza indugio alla nostalgia, creare un film che possa funzionare come ordigno mitopoietico che metta in moto desideri, critiche e creazioni. Un film sul futuro, non sul passato”. Il film inizia con un pezzo emozionante in cui Giorgio racconta la sua “educazione politica”, quando, negli anni ’50, ragazzino di famiglia proletaria, seguiva le lotte e gli scontri con la polizia degli operai della Galtarossa. Compì degli studi al seminario, interrotti a causa del suo spirito ribelle, che gli diedero la formazione culturale per lavorare prima in archivio e poi in libreria, fino a diventare libraio lui stesso e poi editore. Cultura e passione politica, su questi due binari correrà tutta la sua vita, oscillando tra socialismo rivoluzionario con venature anarchiche, marxismo critico luxemburghiano e operaista, influenza delle controculture degli anni ’60. Più o meno le scansioni della sua vita potrebbero essere così riassunte: 1962: rapimento, con altri rivoluzionari, del viceconsole spagnolo per salvare la vita di un antifranchista condannato a morte; anni ’60 lavoro di libraio e organizzatore politico; anni ’70 e ’80 i due decenni più significativi della Bertani Editore; anni ’90 e i 2000 l’impegno pacifista, umanitario e gli incarichi politici amministrativi come consigliere circoscrizionale e comunale a Verona, con il gruppo politico dei Verdi.

Quali, se ci sono stati, ostacoli hai trovato a narrare una figura politicamente militante e attiva durante gli anni 60-70 in un periodo storico come questo dove il politically correct impera?

Non abbiamo pensato a questi ostacoli, che sono reali, ma all’urgenza di raccontare e trovare dei fili rossi con il presente. Con un po’ di presunzione possiamo dire che il docufilm – nonostante i suoi limiti tecnici – e il libro sono attraversati da una scossa vitale, e che questa scossa possa mettere in moto delle macchine desideranti nel presente e nel futuro, aldilà del politically correct.

Della biografia di Bertani un evento colpisce più di altri l’attenzione. Mi riferisco al rapimento del viceconsole spagnolo nel 1962. Come hai affrontato questa parte?

Credo che il nostro lavoro porti un contributo significativo per la comprensione di questa interessante azione diretta antifascista. Per la prima volta tre appartenenti al gruppo veronese – tra cui Bertani – raccontano la propria versione, completando e arricchendo quella finora conosciuta che si basava solo sulle dichiarazioni di Amedeo Bertolo, uno dei componenti del gruppo milanese. Il metodo che abbiamo seguito è quello semplice e corretto di far parlare i protagonisti e confrontando e unendo le loro dichiarazioni.

Quali sono state le fonti che maggiormente hai utilizzato?

Innanzitutto le interviste agli attivisti di quel periodo, con una griglia di domande preparata in precedenza. E – per il libro – la consultazione di archivi e biblioteche pubbliche e militanti, tra cui l’Archivio Primo Moroni, ospitato al csoa Cox18 di Milano.

Bertani e la Bertani editore non possono essere narrati senza collegarsi a Verona. Come è stato il rapporto tra loro, cioè tra Bertani e Verona e viceversa?

Difficile senz’altro. Soprattutto negli ultimi decenni. Ma anche pieno di collaborazioni e cospirazioni. Il libro e il docufilm hanno un respiro nazionale e internazionale, ma attraversano anche la storia della città di Verona. Raccontano un interessante spaccato delle lotte e delle presenze politico-culturali della sinistra cittadina degli anni ’60 e ’70. Tutte le testimonianze portano contributi importantissimi e la presenza di un intellettuale come Walter Peruzzi – purtroppo scomparso – è un vero gioiello. Il docufilm infrange anche il luogo comune che vuole una Verona conservatrice e sempre uguale a sé stessa, dimostrando la ricchezza di idee e pratiche politico-culturali innovative, di movimenti e di individualità di grande interesse. Da sottolineare che Bertani, come altri uomini di cultura veneti – penso a Rigoni Stern, Meneghello, Zanzotto – fu attento alla cultura popolare e alle sue trasformazioni, in un’epoca di passaggio molto delicata, quella degli anni sessanta e settanta, legata all’emigrazione di grandi masse proletarie verso i centri industriali e con la perdita di contatto con la civiltà contadina. Fondamentale a questo proposito è "Paese perduto" (in cinque volumi, il primo pubblicato nel 1976), di Dino Coltro, una raccolta minuziosa e rigorosa di tutti gli aspetti della cultura contadina veneta. Di Coltro venne pubblicato anche "I lèori del socialismo", dedicato alle lotte dei braccianti delle campagne veronesi. Molto interessanti sono anche le storie contadine "I Magnasoéte" di Virgilio Scapin, scrittore vicentino coltissimo, eccentrico e originale; e molti altri. Lo scopo non era la nostalgia localista e/o “etnica” nè tantomeno la loro rivendicazione, ma l’analisi delle trasformazioni di classe.

Non ci resta che consigliarvi in primi di andare a recuperare libro e dvd in libreria. Buon apporfondimento!

 
 

I capitoli del libro Giorgio Bertani editore ribelle: Attraverso il catalogo della Bertani editore e la biografia di Giorgio Bertani: 1962. Il rapimento del viceconsole spagnolo; Dario Fo e il catalogo della Bertani editore; I primi anni della Bertani editore con Franco Rella e Alberto Tomiolo; Editoria militante; Tra il 1968 e il 1977; La repressione nel 1977; L’attenzione alla cultura delle classi subalterne; Dagli anni ’80 alla chiusura; Giorgio Bertani e Vittorino Andreoli; I miei anni veronesi e altre considerazioni di Antonio Moresco; Documenti storici: Storia del rapimento del viceconsole spagnolo; Appello degli intellettuali francesi per il convegno sulla repressione in Italia; Comunicato per l’uscita di Bologna marzo 1977… fatti nostri…; Sogni, errori, libertà. Il nostro ’77 fu diverso di Carlo Rovelli; Il catalogo e le copertine della Bertani editore; Fotografie e immagini. I capitoli del docufilm Verona city lights: Educazione politica; 1962, il rapimento del vice-console; Verona anni ’60 e ’70; Movimenti; Dario Fo; Editoria militante e Bertani Editore;Questionario di Proust. Con interventi di: Giorgio Bertani, Alberto Tomiolo, Antonio Moresco, Carlo Rovelli, Raffaella Poldelmengo, Tiziana Valpiana, Tita Novello Paglianti, Fiorenzo Angoscini, Mauro Tosi, Walter Peruzzi.

Altra bibliografia utilizzata in questo articolo:

www.carmillaonline.com/2019/11/23/giorgio-bertani-editore-militante/

 www.malorarivista.it/2020/09/14/bertani-editore-ribelle-intervista-a-marc-tibaldi/

 www.larena.it/territori/citt%C3%A0/addio-a-giorgio-bertani-una-vita-fra-cultura-politica-e-bicicletta-1.7388359

 
 
 
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