La fine e l'inizio di Brusegana

Intervista a Z6 OVEST, gruppo hip hop di Brusegana/Chiesanuova fresco di EP.

10 Ottobre 2020

Fratellanza realtà fotta. Ho chiesto a Raw Lobo, 7teen, Dreamback e 4arte tre parole per descrivere Z6 Ovest, gruppo hip hop in piedi da ottobre scorso: fratellanza, realtà, fotta. Devo dire che da esterno le condivido pienamente: fratellanza, realtà, fotta. Nel corso dell’intervista troverete maggiori spiegazioni dagli interessati stessi:

Com’è nata z6?

Z6 è l’unione di più compagnie che facevano musica per i cazzi loro. Ci siamo messi insieme a novembre 2019 quando Dreamback sentì Lobo per fare un pezzo insieme. Le due compagnie più o meno già si conoscevano dato che siamo tutti delle zone di Brusegana o Chiesanuova, poi la musica ci ha avvicinato e ha sviluppato il rapporto. È stata la musica a farci diventare fratelli, il gruppo è partito da lì! Poi il bello è che abbiamo tutti stili diversi. La nostra diversità è però un punto di forza, crediamo; se Raw Lobo e 4arte sono più undergound, più old school, Dreamback è più melodico (danzante, direi io -ndr) e 7teen è nuova scuola. Già ci conoscevamo tutti, di faccia. Già avevamo sentito i pezzi che gli altri avevano fatto uscire prima. Poi Bryan (Dreamback) ci ha proposto di fare un gruppo unico e così è stato.

Cos’è per voi Brusegana?

È il quartiere dei matti (c’era il manicomio -ndr). C’è però rispetto per la nostra zona, anche se ci sono dualismi del tipo paradiso-inferno, odio-amore. C’è vita giovane, ci si conosce praticamente tutti. Si creano belle situazioni come anche brutte. Abitare in quartiere ha i suoi limiti, non ci sono troppi agganci positivi, per così dire. La realtà è e rimane sempre quella, in un certo senso. Un esempio è l’intro di Z6, la prima traccia, che è un servizio del tg: “Basta una scintilla per scatenare il panico”. A Bruse ci sono parecchi personaggi, schegge impazzite, per cui una scintilla può scatenare veramente di tutto. Poi in realtà i personaggi li si conosce e si sta alla larga da loro.

Comunque la svolta per noi è stato il quartiere: ragazzi che ci fanno i complimenti per la musica, i nostri amici che si pompano le nostre canzoni, che le sanno a memoria. Penso che senza avere la gente stretta a noi ed alla nostra musica non rapperemmo neanche. Noi veniamo dalle basi sul telefono e freestyle in cypher, per capirsi.

In più una nostra grandissima soddisfazione è essere stati contattati dal Matita Matta. È una realtà pro loco, che si impegna a valorizzare la zona. Nelle nostre zone non c’è chi non sia passato per il Matita Matta come doposcuola o grest. Con loro si parlava di fare un laboratorio doposcuola di musica. Per noi è una grande opportunità perché ci darebbe occasione di appassionare bambini, e anche perché per noi mettersi nel sociale significa molto, significa che la zona ci conosce e ci stima, e noi le diamo qualcosa pure. Per noi è importante perché non siamo tipi da tirarcela e fare i fighi solo perché facciamo rap e un po’ di gente ci conosce. A noi piacerebbe trasmettere qualcosa. Sarebbe una cosa concreta, il Matita Matta, non solo parole. Vorremmo molto essere attivi nel quartiere. Ci piacerebbe diventare un riferimento più reale che semplicemente i rapper di zona. Inoltre scendere dal piedistallo e metterci allo stesso piano di chiunque altro è un gesto di rispetto verso il quartiere. Il rap è semplicemente una valvola di sfogo, una passione, non una cosa per mettersi al di sopra degli altri. Il messaggio che vorremmo trasmettere è che il rap è una cosa bella che può far bene a te stesso e agli altri, che è un modo intelligente di impiegare le proprie energie ed il proprio tempo. Per noi il quartiere non è solo un pretesto per fare i fighi, è appartenza. Se si è del quartiere si è dell’intero quartiere.

 E il vostro progetto di scrittura come funziona?

Tra di noi c’è sempre competizione, competizione buona. Nonostante i vari scazzi e tutto, accomunare 4 teste diverse è difficile e questa competizione si rispecchia anche nei vari stili che abbiamo. Nonostante abbiamo 4 stili diversissimi riusciamo a farli combaciare e a farli anche emergere grazie a questa competizione. Che poi la competizione è anche alla base del rap.

Si parte da una base. “Sentite sta roba che ho fatto”, se qualcuno si gasa si attacca. Nel nostro primo EP il filo conduttore eravamo noi, la nostra zona, chi siamo e da dove veniamo. Siamo comunque versatili, parlando di stili. La nostra musica va un po’ a sensazione, ma siamo comunque i primi a scartare le cose che fanno schifo. Tra di noi c’è sempre competizione, ma la competizione buona, costruttiva; ci si spinge a dare di più a vicenda, è quello il bello d’essere in gruppo. Si ha un confronto perenne. Senza gli altri nessuno di noi sarebbe riuscito da solo a fare tutto. C’è anche il manager, direttore artistico, insomma un po’ di gente dietro che ringraziamo sempre di seguirci. Senza di loro non saremmo gli stessi.

Poi quando abbiamo qualcosa di pronto i primi a sentirla sono sempre i nostri amici, la nostra zona, le nostre compagnie. Alla fine loro sono già una buona parte del nostro pubblico, forse la nostra parte preferita. Nel nostro piccolo però ultimamente il tutto è diverso rispetto a qualche mese fa: c’è la consapevolezza di scrivere per poi andare in studio ed è una cosa completamente diversa dagli inizi. Il processo mentale è diverso.

 E perché il rap?

Perché ci ha sempre gasato, c’è la cultura dietro l’hip hop che conta molto anche. In più è quello che ci riesce. Ora come ora è il miglior modo per divulgare, per parlare esplicitamente, per dire tante cose. Nel rap ci si può permettere di parlare di certi concetti che a noi toccano. Il rap rispecchia quello che vivi. Noi viviamo in qualche modo l’hip hop; nell’hip hop ad esempio c’è sempre stata la questione del rispetto del quartiere, che noi condividiamo pienamente. Inoltre, sembrerebbe ci riesca bene. È la cosa giusta per noi.

 E il vostro percorso in che direzione sta andando? Qualche progetto?

Ora come ora stiamo lavorando ad un mixtape che ci piacerebbe molto fare. Stiamo cercando di contattare alcuni rapper di Padova per metterli nel progetto, alcuni sono già dentro. Ci saranno sicuramente più tracce rispetto all’EP. Per ora è un po’ tutto in forse, ma ci stiamo lavorando. Ovviamente stiamo cercando chi musicalmente ed umanamente ci piace, altrimenti non avrebbe senso.

 Frah (quinta traccia dell’EP) può dirsi il vostro emblema, o sbaglio?

È la traccia per cui abbiamo dato di più. È la più rappresentativa del nostro gruppo. Oltre la posse track (Z6 -ndr) ce ne doveva essere un’altra di noi e per noi, ed ecco Frah. È un’altra wave rispetto a Z6, è più un compromesso tra stili; in questa canzone siamo riusciti ad accomunare tutti i nostri diversi stili. È nata al parco spino, all’inizio, a novembre 2019. Eravamo lì e Bryan ha messo la base, 4arte e Scrocco si sono gasati e abbiamo buttato giù robe insieme sul momento. Una cosa fantastica è il cambio tra Bryan e Lobo (minuto 2:25, sentite -ndr), quel cambio totale di stile. Tutto sale, si aspetta il ritornello e invece parte Lobo, infatti è nata da un’incomprensione. Stare in studio è stato tanto divertente quanto pesante; siamo arrivati al punto che ascoltavamo talmente tanto le nostre canzoni che le odiavamo, ci venivano persino conati, mal di testa. È paradiso-inferno pure questo. Poi chiaramente lo studio non è spazioso. Però ci siamo tolti parecchie soddisfazioni. Quasi tutte le canzone su Spotify hanno superato i mille ascolti. Su youtube il video di z6 è a 10000, e sono numeri che ci fanno molto piacere.

 

In quasi 2 ore di chiaccherata ho avuto modo di estrapolare loro anche delle spiegazioni riguardo delle loro strofe:

Raw Lobo, Mastro Geppetto, strofa

In un mio brutto periodo sognavo di perdere i denti. Ho messo questa cosa nella traccia perché volevo dare un effetto un po’ cupo. Nella strofa collego la zona ad una cosa mia personale. Brusegana è paradiso-inferno anche per me personalmente. Nel quartiere ti ci puoi perdere, ti può portare a fare cazzate. Per questo mi piace il pro Loco! Il quartiere va aiutato. Bisogna riconoscere le cose per come sono, sempre.

Dreamback, Ruggine, “Parlo della vita perché il resto mi ha sconfitto”

Ruggine per me è la canzone più peso che abbia mai scritto, rispecchia periodi bui. Dire le cose per come sono in un pezzo è difficile ma dà soddisfazione; metterci la passione, mettere tutto quello che hai vissuto, metterlo in strofa aiuta, anche se poi è pesante cantarla. Ho subito voluto fare il ritornello di questa canzone. Sia io che 4arte che 7teen abbiamo detto cose diverse in Ruggine, però tutti hanno messo loro stessi con tutto il loro cuore ed è questo che conta di più.

4arte, Ruggine, “Da prematuri siamo diventati marci”

Parlo del fatto che tempo fa volevo solo divertirmi e cazzeggiare, ero un menefreghista. Poi ho cominciato a lavorare e la realtà mi si è spiattellata in faccia, mi sono accorto che prima vivevo nel paese dei balocchi. Con marcio intendo che avevo pensieri brutti in un periodo brutto. Da infantile mi sono trovato davanti a chi mi diceva cosa fare, a chi mi trattava male, ed io non potevo neanche reagire perché era il capo. Mi dicevo che questa non è vita, fino a 6 mesi prima non ne avevo la minima idea. La vita può cambiare e cambiarti.

7teen, Giro in zona Pt. 2, “C’è un motivo se lo facciamo, non come voi che pensate ai money!”

Quando abbiamo cominciato questo percorso non si è pensato a soldi, fama, ma era solo uno sfogo. Il nostro motivo è sfogarsi, è proprio il bisogno di fare musica. Uno sfogo interno, un tutto dentro, all-in. Il rap è il nostro angelo custode, in un certo senso. Non mi ci riesco a staccare.

 Ultima domanda: che ambizioni avete per z6?

Vorremmo avere riscontro a Padova. Il nostro obbiettivo principale è questo. Farsi sentire qua in città, essere riconosciuti per quello che siamo e quello che facciamo. Poi ovviamente anche uscire da Padova ben venga, ma non è il nostro primo obbiettivo. Noi siamo una realtà, siamo fratellanza realtà fotta, e lo siamo per Brusegana come lo vorremmo essere in futuro per Padova.

 
 
loading... loading...