Anche oggi la giornata comincia all’alba (questa volta davvero) per gli attivisti e le attiviste del Venice Climate Camp. Il sole si alza offuscato dall’aria polverosa e decisamente poco tersa: il giorno giusto per un’azione contro l’ecoprogetto di Veritas, a Fusina, in cui dovrebbe sorgere un nuovo inceneritore.
Quando tutti e tutte hanno fatto colazione e si sono ripresi dalla notte all’addiaccio con un caffè, una lunga fila di auto comincia a snodarsi sulla strada che porta a Fusina. Si scende di corsa, si indossano in un lampo le tute bianche e comincia il blocco. La colonna sonora della mattinata sono gli slogan che ormai ognuno di noi conosce bene. Uno su tutti We want climate justice now!
I muri degli edifici di Veritas prendono colore grazie a enormi scritte, decisamente evocative del messaggio che gli attivisti e le attiviste vogliono lanciare: non brucerete il nostro futuro!
Qui l’articolo di Global Project.
Tra una cosa e l’altra la mattinata volge al termine, ed è tempo di tornare al Centro Sociale Rivolta, per i prossimi appuntamenti.
È tempo di accendere i fari di palcoscenico ed illuminare una vertenza di notevole importanza, quella dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo.
Maledetto denaro/Maledetto lavoro/Nel vostro lurido spettacolo non c’è decoro/I soldi in cambio della vita /Un prezzo troppo caro”.
Cantano così la Furia bucando in pieno la relazione esistente tra l’assenza di scrupoli “in nome dello show business” e l’elevato numero di infortuni e decessi avvenuti durante l’allestimento di palcoscenici faraonici per concerti o spettacoli.
L’assemblea delle Maestranze si svolge dopo la manifestazione simbolica del 9 settembre in cui, con un leone alato fatto di stoffa e spray, le maestranze hanno richiesto di dedicare il Leone della Critica a tutti i lavoratori del settore, fortemente colpito dalla pandemia e dal post-pandemia.
Leggi le rivendicazioni.
Termina l’assemblea e dopo una vorace pausa pranzo è tempo di ritornare a riflettere, analizzare, capire.
Il nuovo saggio di Malcolm Ferdinand “une écologie décoloniale” apre il secondo dibattito targato Venice Climate Camp, moderato da Marco Baravalle, dal titolo “Decolonizzare la crisi ecologica” e che tratta di decolonialità e giustizia climatica.
Qui trovate l’intero report.
Piede sull’acceleratore e si approda al cambio palco: dalla sala appositamente attrezzata per i momenti di approfondimento, si approda all’esterno con la cornice dello scalone su un muro trapuntato di stelle e pianeti cerulei.
Il talk radiofonico si appropria della scena, mentre tanti e tante confluiscono sotto il tendone per un aperitivo, una chiacchiera post dibattito, ascoltando le interviste e la buona selecta musicale di Radio Sherwood.
Alcuni volti sono scavati dal sonno ma anche molto attivi e pronti ad immagazinare questa esperienza nel proprio bagaglio.
A cosa ci condurrà la giornata di domani? Chissà, per ora, ordiniamo una pizza e discutiamo a ruota libera coi compagni…
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