Double Françoise - Les Bijoux, la chanson française si unisce al dream pop

Recensiamo il nuovo album del due francese

12 Agosto 2020

Ammetto che scrivere di questo album non è stato facile. Tanta è la nostalgia che lo accompagna. Ci sono tante influenze che raccontano la nuova opera di Maxence e Elisabeth Jutel, ovvero i Double Françoise.

Ma la domanda che ci dobbiamo fare è se abbia ancora senso stare a vedere a cosa si rifà un album, un film. Questo disco è stata l’occasione per tornare a riflettere su un concetto che da tempo ho in testa. Oggi tutto è masticato e rimasticato tanto che la cultura pop occidentale sta divenendo secolarizzata e tutto può solo essere un remix personale di quanto avvenuto creativamente in passato.

Cosi ci mettiamo il cuore in pace e ci lasciamo immergere nella Provenza immaginifica ricca di Bijoux che ci viene musicata con una levità senza precedenti. Amore e felicità hanno lo stesso peso dei problemi e viceversa, sembra che le storie raccontante siano tutte vissute e impresse come un battito di ciglia: forse anche Allen per Magic in the Moonlight ha adoperato questo metodo di lavoro ispirazionale. Le sensazioni sono le medesime.

Abbiamo un compendio musicale che prende ispirazione dall’ovvio Serge Gainsbourg in aria Jake Birkin, senza dimenticare Françoise Hardy. Arrivano poi le citazioni strutturali al bubble gum pop della Raveonettes, del rock di Pet Sounds e tornado ai giorni nostri Washed Out non sfigura fra i richiami.

Quello che rimane di questo Lp - scorrevole, lungo il giusto - è il senso di riscoperta di un passato per cui stiamo male dal non averlo vissuto, un passato che vive nelle canzoni, nelle parole, in tutti quei pomeriggi a bordo piscina intenti a leggere Tropico del Cancro annoiati dal non aver avuto ancora risposta all’uscita serale, amorevolmente chiesta, ma, forse, disattesa. Lane del Rey dite? Anche lei forse v’è in mezzo, alla fine, fra passato e presente.

Non resta che tuffarvici per capirlo.

 
 
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