Vinicio Capossela live report

Teatro Eden, Treviso - 13 ottobre 2011

14 Ottobre 2011

Ma è un vento dolce oggi e un cielo dolcissimo 
e l’aria odora come se spirasse da prati lontani..

C’è chi non si stanca mai degli applausi, del rumore dei piedi che sbattono, o della vista della moltitudine di ricci danzanti. E assai probabilmente di questo calore umano si nutre Vinicio Capossela, che dispiega le vele del suo pubblico verso orizzonti sempre nuovi, se pur cullati da suoni riconoscibili. 

Terminato il breve tour primaverile, Capossela s’imbatte subito in un altro viaggio, che è salpato ieri al teatro Eden di Treviso, e sfumerà con il finire di Novembre, a Napoli. Un interminabile plauso e svariati inchini al suo ultimo lavoro, e all’imponenza poetica e trascinante di Marinai, Profeti e Balene, uscito lo scorso aprile, disco d’oro per un altro genere di grandezza, le vendite. Cosa tutt’altro che scontata in questi tempi di bislacca povertà, vera, presunta, osannata o nascosta.

E a buon sentire, si direbbe. E’ passato più di un decennio dall’Una E Trentacinque Circa; suoni di una gioventù non troppo lontana dalla nostra. L’epopea si apre su di un Vinicio affamato di autenticità, che abbandona gli studi classici per virare tra un occupazione e l’altra, tra la figura del parcheggiatore, a quella del barista, quest’uomo sarà successivamente suonatore di piano su navi, dirottatore di furgoni, artista in alberghi, night club di riviera e pub newyorkesi. E tutto questo confluisce in una carriera fatta di note, dolcezza e placida quiete, mescolate alla più folle euforia.
Per cui entrando in teatro, in uno qualunque dei prossimi teatri in cui Capossela suonerà, si farà inizialmente piano coi passi, in soggezione alla serietà del luogo, per poi scoprirsi a chiacchierare in silenzio con le luci e con le svariate tipologie di flemmatici suoni, ma la sensazione è sempre una sola: sembra di stare all’ingresso di casa di un vecchio amico, per poi passare al buon vino, e al divano più comodo mai provato, passando di ricordo in ricordo. Come naturalmente poi ci s’immagina, verrà difficile salutarsi.

Quest’uomo si distingue per una continuità rilevante, che inevitabilmente trasborda e contamina gli ambiti affini, tale che può capitare di trovarlo a suonare nella scena madre di Dieci Inverni, struggente storia del solito amore che impiega troppi anni a riconoscersi. Chi meglio di Vinicio avrebbe potuto suonare il piano alle spalle di questi due amanti/non amanti che danzano, uno poggiando la testa sulla spalla dell’altra?  

Le luci si spengono, il sipario si apre su di un docile scenario. E questo piccolo, fragile ma grande personaggio presenta le sue ultime fatiche; sulle prime quindi, tutto tace. Perché Marinai, Profeti e Balene è soprattutto una storia, un raccontare.. anzi, usando le parole dell’autore: una commedia marina composta e registrata a molteplici strati, basi e voci in località marine (Ischia e Creta), il restante tra Berlino, Milano e Capodistria. C’è molta ispirazione letteraria, qua e là, tra il Grande Leviatano, la Bianchezza della Balena e I Fuochi Fatui, ci si muove tra le pagine di Moby Dick, i testi del grande Pavese, qualche profezia ebraica, come le sventure di Giona. E qualche strana incongruenza, alla mostruosità di un Leviatano verrebbe da allineare l’“ingabbiatura” di una struttura statale, come elargì Hobbes, e non la docilità di un suono così cullante. E nonostante tutto, niente risulta apparire banale. Non so se si possa parlare di abbandono del tracciato, ma ad una certa il Capitano conduce il pubblico su vecchi passi, al Ballo di San Vito numerose donzelle escono dalle file per riempire i corridoi del teatro di danze, saltelli e sorrisi. Vinicio lancia loro petali di rosa, quasi gli spiace ricomporsi.

Le luci si abbassano e si scaldano. Lui brinda al suo pubblico, ai suoi ricordi e alla sua dedizione per le bollicine. Niente rum questa volta, bensì un – a quanto pare, eccellente prosecco che come scende, già si fa ben sentire: tra le labbra dell’artista e le sue dita sul piano, fino ai suoi più sinceri inchini, e agli appassionati scrosci di risate e infiniti applausi che gli si donano. 

Foto e report di Annalisa Bano per Sherwood Live Reporter

 
 

Links utili:
www.viniciocapossela.it

 
 
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