Invecchiati bene #1: Watchmen

La nuova rubrica che vi offre un'occhio unico sui classici del cinema!

12 Giugno 2020

Ci sono tanti modi di invecchiare bene. A seconda di ciò di cui si parla, le caratteristiche di quello che si può definire un invecchiamento di successo cambiano: vedi certe bottiglie di vino, il Colosseo, Clint Eastwood, i ricordi d'infanzia o gli anziani simpatici. Un mobile invecchia bene se si comincia a chiamarlo "antico" e se le ante non si rompono, un album se, vent'anni dopo la pubblicazione, le canzoni ancora passano alla radio. Alle persone non si chiede così tanto, basta che uno da vecchio non diventi stronzo e di per sé è già un successone.

E i film? Cosa fa sì che un film non si perda nell'immenso fiume delle pellicole viste e presto dimenticate, ma che rimanga, a distanza di decenni, un qualcosa da rivedere, da cui imparare, da cui lasciarsi tormentare? Questa è una delle domande a cui proveremo a rispondere con Invecchiati bene, questa nuova rubrica, sulla quale ogni quindici giorni troverete la proposta di un film uscito da parecchi anni ma che, crediamo, ha retto alla prova del tempo. I criteri con i quali selezioneremo i film da proporvi sono molteplici: devono essere invecchiati bene visivamente, ovvero ancora godibili nonostante gli abissi tecnologici che li separano dalle produzioni attuali. La speranza è quella di non annoiarvi, la sfida quella di trovare film validi da guardare non solo come sfizio intellettuale ma anche come prodotto di intrattenimento, vogliamo convincervi che con questi film ci si può divertire. Ma deve, soprattutto, essere invecchiato bene il messaggio che questi film trasmettono: se la storia raccontata, in qualche modo, riesce a parlarci tutt'ora, riesce a toccare qualcuno dei tasti dolenti della nostra epoca, allora vuol dire che le parole del film non si sono spente negli anni, anzi, sono state amplificate dalle stanze del tempo e ora ci arrivano come molteplici echi a cui, di sicuro, vale la pena prestare attenzione.


Episodio uno: Watchmen

Cominciamo quindi con questo esercizio di memoria. Sarà un po' come tornare a far visita ai luoghi della giovinezza, riscopriremo i particolari a cui eravamo legati, ci stupiremo nuovamente per un dettaglio che avevamo scordato. Il primo film che questa rubrica propone è Watchmen di Zac Snyder, uscito nel 2009. È vero, cominciamo con qualcosa che in fin dei conti non è così vecchio, eppure dieci anni, nell'industria cinematografica, sono parecchi davvero, e non è per nulla scontato che un'opera sopravviva tanto a lungo nei cuori del pubblico. 

E poi, alla luce di quel che sta succedendo nel mondo, mai come adesso le riflessioni proposte dal film di Snyder suonano attuali, ma facciamo un passo indietro.

Watchmen è la trasposizione cinematografica dell'omonima graphic novel (fumetto) scritta da Alan Moore (autore, tra gli altri, di V per vendetta e La squadra degli uomini straordinari). L'opera letteraria è stata inserita tra i 100 migliori romanzi scelti dal Time per il periodo 1923 - 2010, è l'unico fumetto a far parte di tale lista, e già questo dovrebbe dare un'idea del tipo di materiale di cui stiamo parlando. Zac Snyder fa un più che degno lavoro di messa in scena, e ne esce un film che di sicuro non lascia indifferenti.

La frase che fa da sfondo a gran parte della storia e ne ispira uno dei motivi principali viene dalla sesta satira di Giovenale, è una citazione che dice Quis custodiet ipsos custodes? tradotta in inglese con Who watches the watchmen?, chi vigila sui vigilanti? Immagino abbiate già capito a cosa mi riferisco quando dico che questo film è più attuale adesso di quando è uscito in sala undici anni fa.

Si parla di supereroi, ma il genere viene sezionato e decomposto fino a risultare pressoché irriconoscibile: nel bel mezzo della guerra fredda un decreto del presidente Nixon mette fuorilegge i giustizieri mascherati e chi prima trovava scopo e identità nel pattugliare le strade la notte alla ricerca di malfattori da consegnare alla polizia è costretto a rifarsi una vita. I vecchi supereroi, un tempo una squadra gloriosa, sono allo sbando: qualcuno è in manicomio, qualcuno è ingrassato, qualche altro è morto quando il mantello gli si è impigliato in una porta girevole nel bel mezzo di una rapina. Solo i più folli, che senza maschera non sanno vivere, ancora continuano a dare la caccia a quello che secondo loro è il male, investendosi d'autorità in nome di una legge morale piuttosto discutibile. Ma, in una società allo sbando come quella dell'America quasi distopica ritratta nel film è difficile capire chi va assolto e chi condannato, fino a dove le azioni dell'individuo vadano giustificate in nome di un bene maggiore.

Poi uno degli ex supereroi viene ucciso e qualcuno, convincendosi che ci sia un complotto in atto, tenta di rimettere insieme la squadra. Ma no, niente scene di reclutamento alla Ocean's Eleven dove in due minuti i vecchi eroi vengono convinti a lanciarsi in una nuova avventura: qui i protagonisti sono spenti, depressi, disillusi, e i costumi in latex ormai non gli entrano più.

In una sudicia New York vediamo aggirarsi personaggi divenuti ormai iconici, che vivono seguendo etiche grigie, complesse, tanto che, a fine film, c'è molto da discutere su chi sia buono e chi cattivo. E, dietro a tutto questo, sta una grande riflessione su potere e responsabilità: è giusto prendersi diritto e responsabilità di agire solo perché ci si crede più saggi, più intelligenti degli altri? Ma è giusto, d'altra parte, rimanere a guardare mentre il mondo cade a pezzi? E, quando una categoria di persone si erge a protettrice della gente, a chi spetta il compito di proteggerci da questi protettori? Watchmen è un'opera che fa domande, non da risposte, un film che mette in discussione, che suscita dibattiti di impossibile soluzione. Purtroppo alcune scene dell'universo fantapolitico disegnato da Snyder sono spaventosamente simili alle riprese che, da qualche settimana, vediamo ogni sera al telegiornale: un coprifuoco infranto, vetrine in fiamme, un ragazzo colpito da un lacrimogeno che si accascia contro un muro, lasciando incompleta la scritta di protesta che stava tracciando con una bomboletta. Watchmen è un'opera che parla di società, ma attraverso le azioni degli individui, offre ritratti psicologici brillanti ma mai isolati, sempre plasmati, deturpati dal contesto in cui i personaggi sono cresciuti, dal male che hanno ricevuto e soprattutto da quello che hanno inferto.

Stilisticamente troverete un film strano, che salta all'occhio, con lo stile fumettistico ed esagerato di Zac Snyder che ha reso famoso 300, ma che qui, a mio parere, viene espresso al suo meglio. Gli ambienti sono sporchi, sangue ne scorre parecchio, la colonna sonora è fatta di canzoni famosissime e quasi didascaliche alle scene, canzoni che vengono lasciate suonare per tre o quattro strofe, senza fretta di chiuderle, e che proprio per questo creano momenti indimenticabili (uno su tutti i titoli di testa, dove una serie di vecchie foto ripercorrono nascita e declino del gruppo di supereroi sulla voce di Bob Dylan che canta The times they are a changin). Un film lungo: 186 minuti o, se sarete così coraggiosi da affrontare il Director's cut, 215, ma, io credo, anche un film profondamente divertente, le cui scene spiazzano, i dialoghi appassionano, che vi farà venire voglia di tingervi il corpo di blu per il prossimo carnevale.

Ci sono così tante altre cose, così tanti altri temi in questo film che sarebbe impossibile anche solo accennarli tutti, quel che mi premeva era dare un'idea del perché, a mio parere, valga la pena guardarlo oggi. Credo che le opere di fantasia siano spesso in grado di offrirci nuove chiavi interpretative, visioni più profonde della realtà, e in tempi così difficili da capire di certo un aiuto non guasta. Alan Moore è uno dei grandi visionari-provocatori del nostro tempo e si potrebbe pensare che con i suoi fumetti non stesse facendo sogni, ma previsioni.

Questo era il primo numero di "Invecchiati bene" signore e signori, spero vi sia piaciuto. Ci rivediamo tra quindici giorni con un film ancora più vecchio (risaliamo i decenni un po' alla volta, come su una macchina del tempo che se la prende con calma, una fiat seicento del tempo diciamo) ma, possibilmente, ancora più attuale.

 
 
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