I Cosse: dalla Francia un viaggio sulle cime tempestose del post-rock

La recensione del primo album della band

11 Giugno 2020

Alfieri duri e puri del post-rock, i francesi Cosse consegnano alle stampe il loro primo album, Nothing Belongs To Anything. Salta subito all’orecchio la presenza degli Slint nel loro DNA. I brani sono ampi e destrutturati, come comanda il verbo degli indimenticati profeti di Spiderland.

Più che la ripetizione estatica di tanto post-rock si cerca la giustapposizione asimmetrica di blocchi sonori, in chiave assolutamente drammatica. Accelerazioni di tempo, inciampi e improvvisi muri di chitarre sorprendono continuamente l’ascoltatore, con indubbia efficacia. Da questi cumulo-nembi di suono emerge la voce, ora riverberata e sommersa, ora urlata e rauca.

I nostri tuttavia hanno una sensibilità indubbiamente personale e declinano il verbo Slint in chiave romantica, atmosferica, sognante. Certo, il noise c’é, ma è piacevolmente calibrato fra delay e riverberi, la batteria picchia profonda e compressa, il sound risulta in generale morbido e avvolgente. I quattro parigini, col loro suono monolitico e dilatato, sembrano raccontarci storie intimamente fragili e delicate.

Ne risulta un disco ben fatto da ogni punto di vista, che potrebbe piacere non solo ai seguaci del genere ma anche ad un pubblico interessato a viaggi sonici diversi dalle solite canzoni da spiaggia.

Cosse - "Nothing Belongs To Anything"

(12 giugno 2020, À tant Rêver du Roi / Grabuge Records)

1. Welcome Newcomers

2. Pin Skin

3. Sun, Forget Me!

4. Seppuku

5. The Ground

 
 
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