Alfieri duri e puri del post-rock, i francesi Cosse consegnano alle stampe il loro primo album, Nothing Belongs To Anything. Salta subito all’orecchio la presenza degli Slint nel loro DNA. I brani sono ampi e destrutturati, come comanda il verbo degli indimenticati profeti di Spiderland.
Più che la ripetizione estatica di tanto post-rock si cerca la giustapposizione asimmetrica di blocchi sonori, in chiave assolutamente drammatica. Accelerazioni di tempo, inciampi e improvvisi muri di chitarre sorprendono continuamente l’ascoltatore, con indubbia efficacia. Da questi cumulo-nembi di suono emerge la voce, ora riverberata e sommersa, ora urlata e rauca.
I nostri tuttavia hanno una sensibilità indubbiamente personale e declinano il verbo Slint in chiave romantica, atmosferica, sognante. Certo, il noise c’é, ma è piacevolmente calibrato fra delay e riverberi, la batteria picchia profonda e compressa, il sound risulta in generale morbido e avvolgente. I quattro parigini, col loro suono monolitico e dilatato, sembrano raccontarci storie intimamente fragili e delicate.
Ne risulta un disco ben fatto da ogni punto di vista, che potrebbe piacere non solo ai seguaci del genere ma anche ad un pubblico interessato a viaggi sonici diversi dalle solite canzoni da spiaggia.
Cosse - "Nothing Belongs To Anything"
(12 giugno 2020, À tant Rêver du Roi / Grabuge Records)
1. Welcome Newcomers
2. Pin Skin
3. Sun, Forget Me!
4. Seppuku
5. The Ground