Close Up - Inquadrature di cinema e dintorni

Take Two - Cinema e Musica

5 Giugno 2020

Secondo appuntamento per Close Up, questa settimana parliamo di cinema e musica.
Esiste sicuramente un tipo di cinema che ha saputo raccontare  il mondo della musica, la sua energia e la sua evoluzione come esiste un cinema dove la musica è parte predominante della narrazione, perchè essa stessa è voce.  Ma non voglio nè addentrarmi nel genere (a volte pesante) dei musical e neanche in quello straordinario delle colonne sonore. Giuro, non saprei da dove iniziare e avrei solo l'imbarazzo della scelta. In realtà, anche in preparazione di questo secondo take, ho fatto fatica a individuare immediatamente tre documentari, forse perchè mi sono fissata nel trovare loro una connessione che probabilmente ho individuato, nel modo del tutto fortuito, nel genere musicale che accompagna la narrazione di ciascun titolo: il soul.
Ma si può parlare di tre film solo perchè in qualche modo ti hanno letteralmente fulminato alla prima visione? É andata così.

THE COMMITMENTS 1991
di Alan Parker (Usa, Irlanda, Uk)

«The commitments è un film sull'importanza della musica come evasione, redenzione e comprensione di una generazione». (Maurizio Porro)

Quale può essere la motivazione di un regista (al tempo già conosciuto ad Hollywood) a realizzare un film nella Dublino anni '80 con ragazzi dilettanti musicisti presi dalla strada e dopo aver già girato un film miracolo con altrettanti attori sconosciuti ovvero Fame?
Mi piace pensare che a questa domanda mi risponda Jimmy, il manager del gruppo, che in una scena dichiara:
«La nostra musica deve ricordare l’ambiente, le famiglie da cui venite. Deve parlare il linguaggio di strada.». E ancora, «Riportiamo il soul alle masse».

I brani black di Otis Redding, Wilson Pickett, James Carr, Sam Cooke, Joe Tex, Al Green, Don Covay, Ann Peebles, rivivono in questo racconto corale fatto di ritmo palpitante e musica chiassosa in perfetto equilibrio con la narrazione.
Un film guidato dall' istinto e dalla naturalezza recitativa e psicologica dei personaggi. Parker è attentissimo ad ogni dettaglio - smorzando a volte con il suo tipico tocco surreale - disegna i suoi personaggi con precisione facendoli vivere un'esperienza che va ben o oltre la recitazione. Il tutto condito dal contesto di degrado sociale e di incertezza generazionale che diventano il perfetto sottofondo visivo e umorale del film.

É un film che vale la pena vedere perchè è un piccolo cult. Una storia che ha avuto anche un breve seguito dopo l'ultimo ciack.
Nel 1991, infatti, uscì l'album The Commitments (Original Motion Picture Soundtrack). L'album ottenne discreti risultati di vendite, giungendo alla posizione n°8 della Billboard 200, e rimanendo in classifica per 76 settimane. Il disco successivo non ebbe lo stesso successo e in breve tempo, tra dissapori, vecchie gelosie e incomprensioni, la band si sciolse.

SEARCHING FOR A SUGAR MAN 2012
di Malik Bendjelloul (Uk, Svezia)
Premio Oscar 2013 miglior documentario

Nel 2013 esce questo documentario cha racconta le vicende del musicista semisconosciuto Sixto Rodriguez e delle sue melodie soul accompagnate da spregiudicati testi profetici.

Il regista svedese Malik Bendjelloul ricostruisce l'atmosfera di Detroit, patria della musica nera degli anni '60 e '70, tra suggestioni visive dotate di una forte carica emozionale, paesaggi naturali e metropolitani mantenedo un certo rigore documentario. Minuto dopo minuto, tra interviste, immagini d'archivio, testimonianze, iniziamo a scoprire la figura di questo musicista di origini messicane che non ebbe successo negli Stati Uniti nonostante due album incisi e di tutto rispetto: Cold fact e Coming from Reality.

Il periodo era sicuramente fertile ma forse sovraffollato: Neil Young, John Lennon, Bob Dylan concepivano gli album che sarebbero passati alla storia.
Ma dall'altra parte del mondo, più precisamente nel Sud Africa dell'Apartheid,  quei testi carichi di messaggi fortemente egualitari e militanti trovano accoglienza e identificazione.

I dischi di un ignaro Rodriguez passano di mano in mano, vengono registrati su cassetta e si diffondono in un contesto che freme di ribellione, libertà sociale e giustizia. In Sud Africa, dove per anni la discriminazione ha fatto da padrona, i testi diventano popolari tra i giovani, neri e bianchi, che combattono contro l'establishment, l'oppressione e il pregiudizio sociale.
Ma questo pubblico non conoscerà mai il suo mito, e viceversa.

Le sue canzoni divengono la colonna sonora di una vera e propria rivoluzione culturale, sociale e politica e di riscatto trasversale.

E qui, un altro aspetto curioso legato a questo documentario-biopic: la costruzione della narrazione. Abilmente Bendjelloul racconta il personaggio con la ricerca dei suoi seguaci ma dall'inizio alla fine non assotiglia mai l'alone di mistero attorno alla figura di Rodriguez che è sempre pulsante tanto da non rivelarci i dettagli sulla sua scomparsa (non solo dalle scene prettamente musicali). É un film di produzione indipendente capace di portare alla luce l'incredibile vicenda di un personaggio vero, genuino e dotato di talento ma totalmente ignorato nel suo paese.

AMY - The Girl Behind The Name (2015)
di Asif Kapadia (Regno Unito)

Dopo due consigli di film su musicisti sconosciuti, ho riservato il terzo per un'artista sicuramente molto più nota: Amy Winehouse. Ho scelto questo documentario per la particolarità in cui il regista Asif Kapadia decide di raccontare la storia di questa grandissima musicista soul jazz scomparsa nel 2011.

Il documentario è realizzato con materiale misto, dai video privati a quelli amatoriali e professionali, interviste in cui non vediamo mai in primo piano chi parla o racconta di Amy, sentiamo solo le voci, che fanno da contorno alla storia.

Perchè è naturalmente Amy al centro dell'attenzione, anche quando ci guarda in camera e ci ipnotizza con la sua fragilità e intensità. I suoi testi, la sua necessaria esigenza di scrivere, le sue paure di rimanere sola, la sua determinazione in continua lotta con l'emotività fanno da cornice al racconto. Scopriamo una Amy umana, combattuta tra la voglia di emergere e cantare la sua musica e le sue melodie ma anche di sparire ogni qual volta lo desideri. Credo che non si possa rimanere indifferenti: dopo averlo visto mi è rimasto il dubbio se fosse una perfetta operazione di marketing sulla sua pelle (un po' come la storia della sua vita) o se effettivamente, il regista volesse ricordarla senza filtri, senza bugie per riscattare quella bambina finita troppo presto sotto il fuoco incrociato di media e contratti discografici, persone sbagliate e  droghe e che ha pagato il prezzo del successo con la vita.

 
 
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