Una botta di musica: "And We Shine"

Il secondo album dei Princess Thailand

30 Maggio 2020

Un traffico continuo, suoni che si sganciano e sbattono l’uno contro l’altro. Amanti del punk, questa è per voi: And We Shine, gentilmente offerta dai Princess Thailand per l’etichetta A Tant Rêver du Roi e Luik Records, è il secondo disco della band francese che per concepirlo s’è isolata nel Barberine Studio. Ciò che è uscito da quello studio è una botta in testa, un martellamento continuo che chi ascolta subisce ma non senza apprezzare. La volontà di rendere la musica un’esperienza fisica è ben riuscita.

I suoni vanno ben oltre la tavolozza sonora standard: se in First time sentirete colpi decisi, potenti, grezzi e oscuri, In This Room vi darà suoni più morbidi e agrèables, per dirlo alla francese. Quest’ultima è senz’altro la canzone più soft dell’album, ma guai ad etichettare la band per questo pezzo; sentendo Sonar vi renderete subito conto del vostro errore: una mitraglia colpirà il vostro orgoglio e vi turberà, senz’altro, ma la lezione la dovreste aver imparata: non siate pregiudizievoli. Non giudicate il libro dalla copertina. Non giudicate la canzone dalla mitraglia iniziale. Se seguirete questa indicazione vi ritroverete poi una voce piena, densa, nitida che vi accompagnerà durante l’ascolto degli sbalzi d’intensità e di volume che caratterizzano questa traccia.

Night After Day, così come Into Her Skin, pone invece la voce di Aniela (la cantante) al centro, attorniata da un complesso musicale pressochè basilare sino a che non entrano in gioco le chitarre. Attenzione: rischio di infarto al minuto 5:25 di Into Her Skin.

Tutto il contrario Now / Where, il cui ritornello stona: stona rispetto alla fluidità della canzone; stona rispetto alla melodia su cui poggia il complesso; stona rispetto alle convenzioni; stona rispetto al senso comune. Ma attenzione qui: è da scartare? Il ritornello sa tanto da sfogo, incazzatura. È una di quelle martellate di cui parlavo agli albori. In generale è un pezzo ben diverso dagli altri per le sue particolari particolarità, ancora più particolari delle particolarità particolari che sono presenti in ogni pezzo di questo particolare album.

Veniamo così a We Shine, il pezzo dell’album. E ci sarà un motivo, no? Infatti questo pezzo potrebbe benissimo rappresentare il progetto del gruppo: rendere fisica la musica. Partono così 34 secondi di scoppio prolungato che si insinuano nelle intercapedini intracostali e agitano la cassa toracica. Ma tranquilli, sono solo 34 secondi. Siate però preparati al minuto 2:10 ad un’altra scarica di vibrazioni che si riversano stavolta sulla cute e sul cuoio capelluto.

In sostanza, quello dei Princess Thailand è un progetto ambizioso, contestabile e ammirabile; mette insieme noise, pop, no wave, post punk e anche un po’ di techno, per non farsi mancare nulla. Questo miscuglio, forse azzardato, assume una forma nello spazio che non è mai però quella definitiva, tanto malleabile è il tutto, proprio come il pongo a cui ognuno dà la forma che vuole. Chi avrà il coraggio di ascoltarlo sappia che ha carta bianca, niente di prestabilito. Non è un album punk, non è rock puro, non è grunge. Chiamatelo come preferite, a me piace «And We Shine».

 
 
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