Quando l'informazione fa paura. Sbagliando

Psicoradio, una radio che si affaccia alla finestra per superare la quarantena

15 Maggio 2020

Il prof. Pierluigi Viale spiega perché, così come vengono annunciati, i dati sul Covid, non rappresentano la realtà. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in un recente documento raccomanda a chi fa informazione sul Covid 19 di sottolineare il fatto che la stragrande maggioranza di chi si ammala guarisce; insomma, di continuare anche ad alimentare la speranza.

Ogni sera, invece, i telegiornali hanno fornito  “bollettini di guerra” che elencano dati su “contagiati, morti, guariti” in un modo che fa crescere la paura – anche perché accompagnati da immagini di morti allineati in stanze squallide, o camion dell’esercito che trasportano bare…

Ma soprattutto, è sempre più chiaro che proprio quei dati, così come vengono detti e scritti nelle grafiche, presentano molte imprecisioni. Ascoltiamo il professor Pierluigi Viale, che dirige l’Unità Operativa di Malattie Infettive al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, spiegare perché chi li legge potrebbe pensare che la percentuale di mortalità sia molto più alta di quella reale. 

Quei dati infatti riportano solo le persone ospedalizzate e risultate positive ai tamponi; e poiché i test fatti sono molto pochi, e chi non sta troppo male resta a casa senza nessun test, e ci sono anche tanti casi di asintomatici, nessuno sa davvero quanti siano i contagiati. Si sa solo che sono molti di più di quanto appare dai dati della Protezione Civile. Quindi il rapporto tra persone morte e persone contagiate non è quello che appare dalle informazioni giornaliere, che contribuiscono ad alimentare ansia e paura.

 
 

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