I Am Not Okay with This

di Andrea De Rocco

21 Maggio 2020

Sarà sicuramente successo anche a te. Cosa? Che ci siano stati momenti in cui il tuo lavoro principale, la tua prima attività sia stata non perdere la calma, non incazzarti. Che ci siano stati periodi in cui l’impegno era totale per impedire alla visione dominante delle cose di imporsi in te, e di annientarti. Ecco allora che dapprima ci provi, spendendoci un sacco di energia, ad essere come gli altri, a socializzare, ma poi sotto sotto senti di essere "fuori posto" e circondato da infinite ipocrisie. Allora ti sforzi in tutti modi di essere invisibile anche se, inevitabilmente, senti il bisogno di essere accettato per quello che sei. E poi non sei proprio sicuro che quello che nascondi sia effettivamente giusto farlo sparire nel nulla. Così lo sottrai alla vista degli altri occultandolo nelle pagine segrete di un intimo diario.
È successo anche a te, vero? Perché questo è quello che succede anche a Sydney Novak, la protagonista di “I am not ok with this”, la serie tv di Netflix. Un’adolescente che vive quella tempesta che si scatena dentro a ogni ragazza/o quando si alza la mattina e sa bene che dovrà uscire in un mondo a cui non piace e che non gli piace.
Solo che a pesare su Sydney c’è qualcos’altro: un padre che si è suicidato in cantina e che l’ha lasciata sola con una madre perennemente assente e un fratellino fin troppo sveglio. E soprattutto c’è la scoperta che ogni volta che si arrabbia o che perde la calma succede qualcosa di terribile intorno a sé. Sydney prende pian piano consapevolezza di questa forza che le monta dentro e che non riesce a controllare, ma questo la fa sentire ancora più “diversa” e la costringe a spendere molte energie per controllarsi, per non perdere la calma. Nel diario, consigliatole dalla consulente scolastica, Sydney descrive questa fatica e queste inquietudini che diventano la voce narrante della serie.
La colonna sonora di questa intima narrazione è a cura dei Bloodwitch, pseudonimo che nasconde Graham Coxon, chitarrista dei Blur, che qui collabora con la giovane cantante Tatyana Richaud. Le reminiscenze sonore che accompagnano le vicissitudini di Sydney richiamano i My Bloody Valentine, i primi Jesus and Mary Chain e i Velvet Underground: ovvero tre delle ossessioni adolescenziali di Coxon stesso. E ci stanno da dio.

Non voglio dirvi altro se non che “I Am Not Okay with This” è una serie che rende omaggio a molti film e libri che ho amato da ragazzo (impossibile non pensare a “Carrie” di Stephen King) e che l’ho trovata deliziosa.
A proposito: la serie è creata da Jonathan Entwistle, già regista di The End of the F***ing World, e dai produttori di Stranger Things, tratta dal romanzo grafico di Charles Forsman.
È vero, lo confesso, è successo anche a me e Sydney me lo ha ricordato. È capitato anche a me di non stare bene in questo mondo, di sentirmi inadeguato e vulnerabile e di dover affrontare le assurdità del reale. Fortunatamente non ho mai avuto superpoteri, altrimenti sarebbero potute successe cose terribili. Ho dovuto invece arrangiarmi in maniera diversa e la ricerca di altre vie di fuga mi ha salvato. E continua a salvarmi.

 
 

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