Persi nel viaggio lungo il deserto con RosGos

Vi parliamo del nuovo album “Lost in the Desert”, speranza e fuga dalla quarantena

16 Maggio 2020

C’era un pezzo dei Calexico che qualche anno fa mi piaceva (e piace tutt’ora) molto, Falling From the Sky, perché si chiedeva:

«Where do you fall when you have nowhere to go?
Where do you go where you have no one to see?
What do you see when you have nothing to feel?
What do you feel when you're all alone?»

La stessa sensazione la riscontro, ora, nel 2020, mentre la mia dimensione quotidiana è una stanza da letto, e al massimo cesso, cucina, e visione di campagna al di fuori, dove manco puoi andare a camminare perché sono solo campi e cemento. Nessuna via ciclabile. Un deserto.

E da qui vi voglio parlare di Lost in the Desert di RosGos, album uscito quest’anno per Areasonica records. Il disco si apre con la ballata Free to Weep come se fosse l’inizio di una lunga corsa nel deserto, nell’attesa che al distributore venga fatta benzina all’auto. Si scruta l’orizzonte e si cerca un punto fermo da seguire, ma manca.

Manca e si parte lo stesso, si parte con tracce dove la chitarra è sempre in evidenza e prende toni più cupi che ricordano in generale il sound grunge di Nirvana, ma che in Telephone Song diventa quasi lo stile compositivo dei Blur di Song 2 e in Sparkle quello di Californication dei Red Hot. Citazioni che non vogliono essere esaustive ma solo dare un quadro sonoro e invitare all’ascolto.

Siamo dentro questo viaggio assolato on the road, solitario, che non accenna a finire e a trovare punti di ristoro, solo immense distese di sabbia, terriccio, sterpaglie e alture che tagliano l’orizzonte come la paranoia le lunghe giornate di quarantena. Stiamo persi in questo deserto che macina giorni ma non si va avanti, non si sa quando si sarà liberi. E allora le canzoni di RosGos sono quasi quella cassetta nella stereo utile a dare compagnia e speranza.

A volte c’è quasi l’impressione che sotto sotto vi siano delle sensibilità ed emozioni compositive tenute a tacere per paura di uscire del mood descritto sopra, e spero che nei futuri lavori queste trame sotterranee vengano fuori, perché un’avventura, anche se solitaria, è costituita da tanti lati ugualmente belli.

A parte ciò, è un disco che consiglio di ascoltare lungo questa quarantena, per trovare un po’ di fuga, e pianificare dei piani di fuga.

 
 

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