"The World Above", cinema elettrico di scenari algidi

Il primo album dei Bitter Moon รจ un viaggio nell'inconscio umano

8 Maggio 2020

Cosa succede quando accendiamo una sigaretta davanti ad un film? Il fumo si disperde e si unisce con le immagini in movimento. Quello che stiamo vedendo prende una forma strana, quasi fosse una vecchia pellicola noir. The World Above dei Bitter Moon (uscito per La Suisse Primitive Records) commette questo buon vizio nell’ascoltarlo, solo che al posto della pellicola ci stanno note sintetizzate.

Se dovessi immaginarmi la musica del futuro prossimo suonerebbe proprio così: un mix di riferimenti alla Brain Eno, Tangerine Dream e Hawkwind che dialoga a volte con le armonie melodiche anni ottanta e a volte con la rarefazione assoluta. La musica dei Bitter Moon si distende tanto da diventare un’alba elettronica viola per cieli proiettati sui desktop dei computer, sa di distopia punk per transumanesimi a portata di mano. E fa pensare.

Ci fa riflettere sulla natura umana e su come stia esprimendo la sua creatività, o meglio su cosa si può trarre dalle sue creazioni contemporanee più fini, come codesto disco.

Se dovessimo ragionare in merito a The World Above percepiremmo un grande senso di stanchezza recondita nella pieghe nascoste dell’anima, come se questi sogni di modernità fossero più dolci e promettenti quando erano solo accarezzabili, ma che nel momento in cui sono arrivati ci hanno travolti senza consapevolezza; hanno preso e hanno messo radici nella parte più effimera del nostro spirito, lasciando nel “mondo sopra” la sostanza, la profondità, i colori violacei di una lotta interiore. Qui sotto invece rimane l’oscuro, il nero, cose che non ci servono ma di cui abbiamo bisogno perché a conti fatti sono gli unici appigli per tentare di dare un ordine complessivo alla complessità entro cui siamo calati.

Allora la via musicale è la ricerca della strada, o la strada, per tornare in alto, tornare ad altro, a qualcosa che ci faccia sentire meno soli, mento veloci, ovvero ci dia il tempo, l’aria, una dimensione sospesa sul vuoto dove poter respirare e consapevolizzarci. Questo ci potremmo leggere nell’album, fra un pezzo e l’altro di un unico grande puzzle, percorso, dimensione onirica destinata all’ascolto notturno, solitario, in auto, mentre l’asfalto viene macinato dalle quattro ruote e non si può fare altro che rimare sospesi sulla strada.

Ora, stavamo guardando fumando quel maledetto film che potrebbe essere un Neon Demon quanto la rivisitazione di Guadagnino di Suspiria, per la dose violacea di pulsione, oscurità, passaggio fra dimensioni animistiche differenti e la ricerca/scoperta di un “mondo superiore”.

Ma cosa rimane alla fine, e perché dovremmo riascoltarlo? Perché quel senso di spaesamento ascolto dopo ascolto ci porterà a scoprire parti di noi rimaste sedimentate da troppo nella digitalizzazione.

 
 
loading... loading...