The Mandalorian, ovvero come tornare ad innamorarsi di Star Wars

La recensione della nuova serie tv che ha innovato il mondo di Guerre Stellari

9 Maggio 2020

Finalmente si può parlare di The Mandalorian! Avendo un account regolarmente posseduto su Disney plus, essendo pure uscita finalmente la serie nella sua interezza in italiano - quindi anche nonno Arnolfo dovrebbe essere in pari - possiamo qui buttar giù una bella recensione senza grossi spoiler.

Del primo episodio avevamo parlato mesi fa, in una puntata radiofonica di Bonaventura, dato che eravamo rimasti estasiati da quei 40 minuti che ballavano fra il western degli anni ’70, le saghe fantasy, il cinema di inizio millennio - epico ma non troppo, ironico ma con un taglio adulto - e si prospettava un bel prodottino soprattutto per i fan maturi e pure per i giovanissimi ancora vergini delle fantasie di George Lucas.

L’unico dubbio che avevamo avanzato era sui costi. Abbiamo scherzato sul fatto che i costumi di alieno, le navi volanti e i raggi laser che si facciano in digitale o in analogico hanno sempre un costo, e non tutte le case di produzione riescono a mantenere con costanza la spesa. Su questo, però, abbiamo dovuto ricrederci.  Il ricorso agli effetti speciali (necessari in una serie di Star Wars) è ben dosato: se in alcune puntate è chiara la mano della Lucasart scuola digitale, in altre si ricordano i cari vecchi pupazzoni. di una nuova speranza punto

È, insomma, una serie bellissima. Come Rogue One: a Star Wars Story, è quello che il tuo cuore di ragazzo avrebbe voluto vedere negli ultimi sei episodi cinematografici di Guerre Stellari, ma questa è un'altra storia.

Il mondo è appunto quello di Star Wars e chiaramente ci sono tutti i riferimenti e tutti gli elementi ma non è una back door della saga principale; è una delle tante possibili storie di avventura e azione che avvengono in quella galassia lontana lontana, afflitta ormai da 40 anni di guerra civile. L’ambientazione prende le mosse da dopo la caduta del primo impero (Il ritorno dello Jedi) e in questi 8 episodi assistiamo alle avventure di Mando il Mandaloriano (per i più grandi uno che va vestito come Boba Fett) un cacciatore di taglie, molto ligio alla sua fede riposta nelle armi ed afflitto dal ricordo di un passato sanguinario e misterioso. Mando ci fa vivere dei veri e propri spaccati dell'universo Star Wars con andate e ritorni da pianeti lontani e quasi fossimo in un videogioco lo vediamo domare animali alieni, cacciare briganti intergalattici, recuperare oggetti mistici per ottenere aiuti. Il tutto è condito da una buona miscela di extraterrestri, droni e riferimenti al plot della saga principale che aggiungono pepe alla narrazione.

Come in Rogue One, uno dei migliori film Disney degli ultimi vent'anni, abbiamo qui uno spin-off di una saga molto conosciuta e quindi molto canonica; o per dirla in altri termini con un fandom molto ortodosso. E come per Rogue One il prodotto è riuscito: si incastra perfettamente dentro le solida narrazione della trilogia ed ha un vantaggio: la leggerezza! The Mandalorian è tutto sommato una serie agevole, si segue senza fatica, racconta una storia interessante, sia per chi non conosce affatto l'universo di George Lucas, sia per i fan dal vecchio cuore. L’intento ben riuscito è quello di raccontare qualcosa che accade nella galassia e vive in maniera dualistica col grande affresco epico degli scontri per il controllo e il dominio della Forza. Le storie narrate in questo serial sono piccole storie, di personaggi minori, che vivono ai margini di queste grandi Guerre Stellari, ma non per questo meno avventurose o meno coinvolgente e intriganti.

È un format questo che è andato bene, come ascolti e ritorni, e che proseguirà sicuramente (La Disney lo ha già annunciato). Sarà interessante capire se la Disney saprà monetizzare in maniera responsabile questa produzione e questo lato dell'universo espanso di Star Wars. Di serie del genere, infatti, se ne potrebbero fare a decine, poiché l'universo di Star Wars ha già world building credibile e funzionante, dotato già di una sua base di leggende, risvolti e domande a cui rispondere e inoltre esiste una grande comunità di fan in età adulta disposti a spendere denaro, tempo e risorse per appassionarsi al tutto. Sarebbe, invece, triste se la Disney ne facesse l’ennesimo baraccone per bambini, scelta peraltro in linea con la tradizione di Star Wars (che tradotto sarebbe Natale con gli EwoK dove qui Lucas meriterebbe la dannazione, o Jar Jar Binks vero traditore della Repubblica).

Concludendo: c’è speranza per i vecchi fan erano usciti con le ossa rotte dall’episodio IX di Star Wars. Già l’episodio VIII ci aveva annichiliti sulle sedie dei cinema con domande mentali irrisolte tipo: «quella cosa lì non la può fare?! La Forza non te lo permette!» e generando de facto il caso curioso e meraviglioso che solo poche opere cinematografiche possono realizzare: il disaccordo di un fan sfegatato di una serie con la canonicità di un sequel. L’episodio IX aveva poi provato a mettere una pezza, in una maniera un po' frettolosa, e diciamolo pure, anche volgare. Dove, infatti, ci si aspettava un grande colpo di bacchetta magica, sono arrivati solo lustrini di mantello, soluzioni troppo facili e scontate per problemi complessi. Qualcuno, anzi molti, troppi, sono usciti dal cinema dicendo: «Sì bello, però…»

Ecco allora che questa serie è un buon modo per tornare ad innamorarsi di Star Wars. Innamorarsi di qualcosa che è sempre a metà fra il serio ed il faceto in un mix di fantasy, di western e della fantascienza più pura. Innamorarsi di qualcosa in cui l'avventura e la scoperta di nuovi mondi è perennemente ciclico, poiché tutto frequentemente e costantemente sconosciuto.

Post Scriptum: sì, c'è lui, c'è “Il Bambino”. E sembrava strano non parlarne, è tanta roba, veramente tanta roba. Apre alla serie scenari di qualsiasi tipo ed è probabilmente destinato ad essere uno dei prodotti commerciali di maggior successo di questi anni '20. È qualcosa che nel bene o nel male ci perseguiterà per tutti i natali del decennio. Lo si sappia. Ed ora eseguite l’ordine 66.

 
 
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