L’onda lunga e le anime illuminate :: Broken Up

di Mirco Salvadori

15 Aprile 2020

Ritrovarsi ad un'età ragguardevole, soli nella segretezza del proprio studio a ballare come si faceva un tempo nelle famose discoteche di tendencias, può essere un segnale. Un segnale che la Vita ancora non ti abbandonato e che il disco che stai ascoltando è veramente un gran bel disco. I Brokens riescono nella frazione di un accordo a trasportarti indietro nel tempo, usano miscele care al ricordo. Shoegaze e dimenticato stile new-wave si mescolano in una ritrovata e rinnovata sintesi che tutto travolge e illumina. Al pari dei loro colleghi, i Lunaires, rappresentano ciò che di più effervescente è dato ascoltare di questo genere. PLAY LOUD!
(ms - Rockerilla Aprile 2020)


La 'sezione corde' dei Broken Up è ben assortita, non ci piove. Sopratutto per chi conosce il passato rock-wave italiano e da lì giunge. Vediamo quindi di partire da quei lontani e gloriosi anni. Stefano 'Dedo' Panzera e Max Caselli, dove militavate, e nel caso di Max, ancora militate e cosa succedeva in quel periodo dalle vostre parti.

Dedo: io sono stato il bassista fondatore degli Intelligence Dept., storico gruppo elettronico della scena musicale NEW WAVE ferrarese, assieme ai Go Flamingo! e Plastic trash con i quali abbiamo fondato una sorta di cooperativa musicale aiutandoci e supportandoci l’uno con l’altro. E’ stato un periodo fantastico, ricco di novità e fermenti, idee e soprattutto voglia di “nutrirsi” di musica della nuova ondata.

Max: io continuo a far parte anche dei Go Flamingo! e la band, come altre all’inizio degli anni ’80, è stata letteralmente rapita dai suoni e dallo stile musicale del nascente post-punk. C’erano molte più possibilità di suonare in giro, c’erano molte richieste da tutt’Italia e con il semplice passaparola siamo riusciti a suonare quasi 100 serate all’anno. Oggi sarebbe impossibile.

Cosa vi siete portati appresso di quell'esperienza

Dedo: la cosa che mi ha accompagnato sempre, e che mi accompagna tuttora, è che per “fare musica” non era e non è necessario essere un “virtuoso” dello strumento, bensì avere delle idee e metterle in atto con volontà e coraggio; resta inteso che l’approccio però è sempre stato e sempre sarà molto professionale, con un obiettivo ben preciso sempre nel mirino, mai tanto per fare….

Max: sicuramente la prima cosa che mi viene in mente è l’aver acquisito una certa sicurezza personale che deriva dall’aver suonato sia in piccoli club davanti a 20 persone sia su palchi estivi davanti ad una folla danzante. Ho imparato che è necessario avere sempre un approccio professionale, consapevole di quello che sto facendo, inseguendo sempre l’obiettivo di un suono il più possibile personale.

Quale il rapporto tra il tempo e il suono. Quale l'importanza di quest'ultimo e come lo avete utilizzato

Dedo: il tempo e il suono per me sono sempre insieme e presenti, li vivo in contemporanea, senza calcoli, assorbendo quanto loro stessi mi donano. Sono sempre stato attratto dal suono ascoltato nel tempo e ovviamente, nel periodo new wave ho assistito e vissuto qualcosa di veramente unico.

Max: il suono è tutto. Identificare un gruppo o un artista attraverso il suo suono è sempre stato per me un punto d’arrivo. Un punto d’arrivo che comunque si sposta attraverso il tempo con nuove tecnologie, nuove tecniche, nuovi ascolti, nuovi riferimenti.

Come affrontano il presente i Go Flamingo! Come vivete il live dopo ben 36 anni dalla vostra prima release, tra l'altro uno split con altre due formazioni tra cui gli Intelligents di Stefano.

I Go Flamingo! hanno sempre avuto nella dimensione dal vivo la loro espressione migliore. Abbiamo mirato ad un live act potente, compatto, coinvolgente e, lo sottolineo, mai nostalgico. Continuiamo a vedere la band come qualcosa di attuale, che deve reggere i tempi odierni e non come un gruppo che rievoca il passato. Con gli I.D. abbiamo condiviso più volte la scena ed esiste una storia comune che ci unisce senza la quale non sarebbero mai nati i B.U.

Dedo, una serie di produzioni e remixaggi che tutt'ora considero puro splendore. Parlacene con nomi e cognomi.

Con il mio moniker dedo (che ho fin da bambino senza saperne l’origine…) ho realizzato due album (CD- 2007 e 2010) entrambi con la produzione artistica di Giacomo Fiorenza (amico e grande professionista cofondatore della mitica HOMESLEEP e della attuale 42 RECORDS) in cui l’elettronica si fonde con lo shoegaze in una miscela ritmica e melodica; inoltre ho realizzato in quegli anni floridi (dal 2000 al 2010) alcuni remix elettronici per amici come Port Royal di cui vado molto fiero!

Marzo 2020, esce il primo lavoro per i Broken Up. Oltre voi, chi partecipa al progetto e quale la molla che vi ha spinto.

Max: concordo con il definire splendidi i mixaggi di Dedo. A questo proposito, quando li ascoltavo, mi immaginavo sempre che ci potesse essere una dimensione live per questi progetti senza però riuscire ad entusiasmare particolarmente Stefano. Un giorno mi invitò a pranzo a Bologna e mi disse “sono pronto”. Sin dai primi contatti tra noi due, avvenuti inizialmente con uno scambio di file dove lui sviluppava certe mie idee ed io inserivo chitarre, melodie e testi sulle sue, ci è parso chiaro come entrambi “sentissimo” più adatta al progetto una voce femminile. La conoscenza personale con Chiara Boldrini, che avevamo sentito cantare in altre band e con Tommaso Lampronti ha fatto il resto, privilegiando evidentemente un rapporto di amicizia già esistente rispetto a tutto il resto.

Dedo: si è vero! fino a un certo punto non mi sono sentito “pronto” a risuonare in un gruppo (dopo gli Intelligence Dept.), preferivo la dimensione singola come dedo…..ma poi ho ripensato alle parole di Max e mi sono convinto a provare. Con lui, conoscendoci da sempre, ci siamo subito intesi e l’inserimento di Tom e Chiara, amici e ottimi musicisti, è stato naturale e semplice.

La miscela musicale che proponete è incredibilmente attuale e riassume una moltitudine di esperienze lungo anni di ascolti. Secondo voi i Broken Up che stile hanno, cosa suonano?

Max: “attuale” è l’aggettivo che più mi fa piacere e siamo lusingati che tu lo abbia usato.
Il gioco classico di nominare le influenze sarebbe facile ma come hai detto tu ci sono strati di ascolti attraverso gli anni che sedimentano in modo diverso dentro ciascuno di noi quattro. Il bello è proprio questo. Nasce un mix di 1000 riferimenti diversi che deve rispecchiare il più possibile l’oggi piuttosto che il passato.

Dedo: concordo in toto con Max, oggi di veramente “nuovo” non esiste nulla (noi lo abbiamo vissuto in prima persona cosa significa stupirsi per il nuovo che la new wave e il post punk ci ha portato) e quindi parlare di influenze e riferimenti è molto facile, ma rischia di essere riduttivo e sterile. Si deve ragionare sull’attuale e sulla qualità della proposta. 

Basso, chitarra, voce e tastiere formano un velo avvolgente che ammalia e difficilmente molla la presa. Tutte le otto tracce dell'album hanno una loro soggettività, cosa assolutamente non da poco. Come create le vostre playlist, esiste un lavoro di squadra e da cosa traete ispirazione?

Dedo: quando io e Max abbiamo deciso di provare a lavorare insieme abbiamo utilizzato brani già esistenti suoi e alcuni miei; in tutti questi io ho inserito la mia natura elettronica (e bassistica…), remixandoli al momento e lui ha inserito la parte chitarristica, poi i suoi testi sono stati interpretati vocalmente da Chiara e le parti di tastiere riviste da Tom; in sostanza da un lavoro iniziale a due si è poi sviluppato un lavoro più di squadra.

Chi si occupa dei testi e di cosa parlano?

Max: mi sono occupato io dei testi e posso dire che le liriche dei pezzi viaggiano in tante diverse direzioni. Si va da “Govinda Gopala” che è una sorta di preghiera ispirata alla cultura oriental, a “Drifting away” sulla depressione personale, a ”Soul victim” sul potere che ha la musica e sull’importanza di diffonderla il più possibile, a “Enyone else” sulla piaga del maltrattamento alle donne, a “Long long long” un omaggio alla poesia di Lawrence Ferlinghetti che quest’anno ha compiuto 102 anni!

Ho notato un buon lavoro anche a livello video.

Dedo: fin dai tempi degli Intelligence dept. mi ha sempre affascinato l’aspetto video/grafico che accompagna la musica che faccio e quindi mi sono ingegnato in tal senso, sempre con l’atteggiamento punk….di provarci! Pare che qualche buon risultato ci sia stato e continui ad esserci…

Quando incontro band italiane che incidono per label estere, mi sorge spontaneo provocare chiedendo perché non scegliere un'etichetta italiana.

Dedo: mah….il discorso sarebbe lungo e probabilmente polemico….ti dico semplicemente che la brasiliana WAVE RECORDS è stata la prima label a cui ho fatto sentire la nostra musica ed è subito andato in porto l’accordo; in questo ha aiutato molto l’esperienza precedente dei nostri amici LUNAIRES, compagni di scuderia, che ci hanno consigliato in tal senso….forse all’estero ascoltano con più attenzione le proposte che non siano lo “standard italiano”…(!)

Che mi dite della realtà italiana che ascolta la vostra specifica proposta, quale il pubblico che vi segue?

Max: ti devo dare una risposta che non avrei mai pensato di dare: attualmente l’album è in rotazione su quindici radio nel mondo (Usa, Francia, Germania, Belgio, Inghilterra, Republica Ceca, Perù). La radio che ha innescato questa catena è stata la mitica Kexp di Seattle che ha trasmesso il singolo, lo ha inserito nei suoi podcast seguiti da centinaia di migliaia di ascoltatori, lo ha nominato il 4 marzo “Song of the day”. Tutto questo, se escludiamo gli amici fidati, avviene nella totale indifferenza del nostro paese. Quindi dovrei dire che non abbiamo in Italia un pubblico che ci segue sebbene in questi giorni abbiamo superato i 15.000 ascolti su Spotify.

Cosa stanno progettando i Broken Up nel chiuso delle rispettive quarantene. Vi si vedrà dal vivo, magari in autunno?

Max: se non ci fosse stato questo blocco avremmo avuto già quattro serate in programma, una delle quali in abbinamento con una spettacolare proiezione di ologrammi. Sicuramente vogliamo andare dal vivo con l’album e con altri tre pezzi su cui stiamo già lavorando.

Dedo: oltre all’aspetto video/grafico sono particolarmente affascinato dai live set particolari per luci e proiezioni e quindi, pur nel nostro piccolo (e a nostre spese …) realizzeremo un live davvero speciale per la presentazione “ufficiale” dell’album, in una ambientazione per certi versi inconsueta (un teatro particolare) e con l’ausilio di proiezioni olografiche (di cui vado letteralmente pazzo…); ci sarà da divertirsi!

 
 

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