Spiritualità e distorsione: la doppia anima dell’istrionico francese Igorrr

La recensione di "Spirituality and Distortion", uscito oggi per Metal Blade Records

27 Marzo 2020

Con Savage Sinusoid nel 2017, Igorrr (al secolo Gautier Serre) ci aveva già lasciato tutti a bocca aperta.

Sia chiaro, non è propriamente un artista comprensibile al quisque de populo, d’altronde nemmeno i suoi fan riescono a comprendere pienamente il suo estro.
La sua meticolosa follia sfocia nel genio apodittico! Le varie tracce che di volta in volta compone sembrano dei quadri dipinti di getto da pittori in evidente trance assassina. Quasi appaiono tangibili le pennellate di colore ad ogni frequenza melodica: ora toccanti e sensibili in celeste, ora strazianti e rudi in rosso sangue.

Il nuovo album, fuori il 27 marzo 2020 per la Metal Blade Records è intitolato Spirituality and Distortion e consolida la sua meritata reputazione composta di genio Spirituale e sregolatezza Distorsiva.

Il francese riesce ad unire, nella maniera meno convenzionale possibile, svariati generi musicali: dalla musica classica o barocca sino alle linee più fosche del death metal.
Inconcepibile combinare Cannibal Corpse e Chopin? Beh, non per Igorrr.
Ed è proprio per questo motivo che lo si riesce ad apprezzare: l’ascolto musicale non si può incasellare in un reparto statico e stantio, gli stimoli, come nella vita relazionale di tutti i giorni, provengono dal multiculturalismo, dalla diversità artistica, sentimentale, perfino psicologica.

L’album è un vero e proprio viaggio nei diversi stati mentali, nulla di artificiosamente costruito, ma è un calarsi a pieno in una composizione naturale, seguendo istinto e passione.
L’incipit del disco già fa intuire da lontano che l’ascolto sarà un’esperienza sensazionale: Downgrade Desert è un combinato di elementi: il tocco arabesk del sitar lascia spazio a riff piombati di chitarra, sino a growl elettrificati in 8 bit.
Nel prosieguo ci si imbatte in un valzer nevrotico, i violini traghettano in una suite da danza rinascimentale, sino all’intervento di chitarra sferzante ed un doppio-pedale vorace.

Sono in trance. Sento violini, pianoforte veloci, elettronica dal groove portentoso, mi chiedo più volte «Ma cosa diamine sto ascoltando?» Eppure mi piace, dannatamente mi piace.

Il sitar ritorna portentoso nel singolo Camel Dancefloor che insieme ad elementi propriamente dance, disegna un pezzo dalle frequenze elevate. Impossibile non lasciarsi trascinare da una melodia così sensuale.
Parpaing, sesta traccia dell’album è nata con la collaborazione di una voce (o meglio, ugola) nota, George Fisher dei Cannibal Corpe, su una base velocizzata come in un videogame dalle soundtrack ansiogene.
La fisarmonica, già elemento peculiare della traccia Cheval, dell’album precedente, ritorna da protagonista mettendo in scena una mazurka dai toni ilari. Segue un basso in slapt, doppi-pedali chiodati e ritmi che dir caotici è dir poco.
Uno scenario sinistro dalle tonalità fluo (Lost in Introspection) compare all’orizzonte: archi in combinato con corde stilizzate e gettate in pasto all’elettronica più insaziabile, spirali in eco di voci operistiche, lontane e inquietanti, sino all’immancabile intervento in focus di Laure Le Prunenec, la cui voce inconfondibile impreziosisce da tempo le composizioni di Igorrr.

Di un’immensa bellezza è la traccia Paranoid Buldozer Italiano, in cui la combinazione opera – brutal metal arriva ad una sublimazione. Entrambe prendono la rincorsa su se stesse per poter arrivare ad abbracciare l’altra: ed è così che la voce soprana muta e si maschera in vocali mostruosi e stizziti.
Proprio sul termine del disco, mi viene in mente la figura del Barochore: un genere d’invenzione Igorriana, all’interno del quale si miscelano archi e clavicembali angelici con l’animo diabolico-piombato di distorsioni e roboanti batterie.

La conclusione è affidata all’intervento degli ospiti Pierre Lacasa e Jasmine Barra che arricchiscono ancor di più, in versatilità ed originalità, il nuovo disco Gauteriano.

La sintesi del disco può rientrare nel detto «Il diavolo e l’acqua santa» che come uno yin e uno yang rappresentano la combinazione necessaria di un’anima, dissoluta o ammodo che sia, che fuoriesce imperante in tutte le sue forme possibili immaginabili.

 
 

Links utili:

Spirituallt and Distortion su Spotify

 
 
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