Partitura per una reclusione

2020 - Composizione di ascolti e letture per un inquieto isolamento

27 Marzo 2020

«la noia non è l’apatia. L’apatia è rassegnazione nell’impotenza, è calma piatta, inerzia. La noia è inquietudine, è interiormente vitalissima, è insoddisfazione, irrequietezza». 

Luigi D'Elia

In questi giorni di reclusione in molti l’avranno scoperto: per viaggiare stando chiusi in casa ci vuole una certa predisposizione e parecchio allenamento. È un vagare stando fermi, ma non tranquilli, non rassicurati. Proprio perché è un viaggio introspettivo entra nelle pieghe e nei fantasmi che si nascondono dentro ognuno. L’ascolto musicale e la lettura di libri possono diventare quella “prova” che un tempo era riservata ai grandi viaggi geografici: la messa in discussione di sé, l’incontro disorientante con l’altro, il rischio estremo del mutamento delle proprie convinzioni.
Roba pericolosa insomma, da introversi inqueti e noiosi.

Intro catastrofista

La fine del mondo non è un evento. È un processo. Che è in corso.
La crisi ambientale, la distruzione della biosfera, il climate change, le grandi migrazioni… creano scosse fortissime.
E il Covid-19 si sta propagando in questo contesto.
Nel permafrost che si sta sciogliendo, nelle foreste primarie che stanno scomparendo, ci sono batteri e virus ancestrali, di altre epoche, dei quali magari il nostro corpo indifeso non ha memoria.
Alla scarsità assoluta dell'ambiente naturale, del “wild side”, corrisponde l'infinita abbondanza di antropizzazione. Milioni di umani si accalcano dentro infinite metropoli: il posto ideale per la replicazione di ogni virus. Il Salto di Specie (Spillover) era ed è inevitabile.
Parallelamente anche l’infosfera è satura e rischia di diventare indistinto flusso di rumore , dove proliferano virus memetici che deformano e formano menti dementi.
Il pensiero positivo, quello della crescita infinita , quello dell'ottimismo ad ogni costo che ha contraddistinto gli inizi dell’era digitale e il "gioco" Baricchiano, ha ridotto la capacità critica fino all’apatia.
Ecco allora che dei suoni oscuri che leggono le inquietudini di questo periodo storico possono rivelarsi utili. Attendersi il peggio per invertire la tendenza può essere un vantaggio.

Eugene Thacker: Tra le ceneri di questo pianeta (Nero)


Crescendo con fuga

Mentre sei chiuso in casa rincorso da miriadi di richiami, da apparati di cattura di un potere mediatico che pervade la vita, s’insinua il dubbio che sia “meglio perdersi che essere trovati”.
Per noi reclusi assieme alle nostre vite insoddisfatte l'idea beatnik del “viaggiare senza arrivare” è diventata l'idea del “perdersi da nessuna parte”.
Il nebuloso oblio del fluire digitale diventa il luogo di beatitudine che ha il suono di quella scena un tempo chiamata dreampop/shoegaze.

Giacomo Sartori: Baco (Exorma)


Ritornello

...quando l'oceano info-mediatico si fa particolarmente burrascoso, quando ti senti perso nel suo caos, cerchi quegli approdi che possono farti ritrovare la strada.

Storie e suoni del passato, che hanno fatto parte della tua formazione e che ritornano sotto altre vesti e che ti fanno rientrare in sintonia con una grammatica, con un linguaggio familiare.
L'importante è che queste narrazioni non siano irrigidite al passato, che non diventino ancore, ma siano semplici boe di segnalazione che ti aiutino a concatenare e riprendere il senso di godimento conoscitivo e il piacere della ricerca del nuovo…

Massimiliano Nuzzolo: L'ultimo disco dei Cure (Arcana)


Tremolo

Il tremolio delle voci, la loro de-umanizzazione, il ribollire fantasmatico dell'inquietudine che esce dalle camerette iperconnesse delle metropoli. La generazione precaria, lasciata senza welfare, rifiuta la competizione per guadagnarsi un futuro che non esiste. Quando immaginare un domani risulta impossibile, ci si limita a raccontare uno spleen urbano sull'orlo di un abisso, con vibrato timbro malinconico.

Hamja Ahsan: Introfada (ADD editore)


Respiro

«Respirare. La cosa più bella è poter respirare» è la frase che molti guariti dal Covid 19 ripetono. Frase che, a mio avviso, vale sempre, soprattutto se vivi in uno dei luoghi più inquinati al mondo: la pianura padana.
La metropoli diffusa opprime, angosciano le costruzioni di cemento armato, l’asfalto, lo smog , ed ora che ci sei costretto dentro anche le mura domestiche, magari di un monolocale di 30m². Per rilassarsi occorrerebbe uscire, prendere una stradina di campagna, liberare l’orizzonte, ritrovare la lentezza di cui si ha bisogno per rientrare in sintonia con il proprio respiro. Se non è possibile farlo fisicamente allora proviamo mentalmente.

Franco Berardi Bifo: Respirare. Caos e poesia (L. Sossella ed.)


Silenzio

Disperato e felice. Questa è la sensazione di chi se ne sta recluso in casa mentre il mondo va alla deriva. Travolto dalla libidine del flusso infinito di suoni, immagini, informazioni ma contemporaneamente incapace di definirne le forme.
Per godere appieno di questo oceano e non esserne sopraffatto serve saltuariamente una sottrazione da quest'onda continua, un mutismo selettivo. Per evitare l'atonia emotiva ogni tanto serve ricreare le condizioni per l’ascolto e la promozione del silenzio.

Giovanni Agnoloni: Viale dei silenzi (Arkadia)

 
 

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