a cura di Mirco Salvadori

Liberare il Tempo

Francesco Paolo Paladino : De Musica Et In Fungorum Effectis

23 Marzo 2020

"Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro" 
Aurelio Agostino d'Ippona aka Sant'Agostino


Confesso che sono ancora scosso, reduce dall'ascolto della tua ultima fatica. La densità della materia e al contempo la sua lievità, rendono questo viaggio nei 'mondi paralleli', qualcosa di difficilmente definibile ma assolutamente coinvolgente.
Prima di penetrare a fondo nel corpo pulsante che permea l'incontrastato e impossibile silenzio, testimone di un affascinante dialogo tra due entità apparentemente lontane e diverse ma contemporaneamente presenti nello stesso non luogo, parto dall'involucro esterno che serba in seno la sacralità dei contenuti.
La splendida confezione di 4 cd, 2 booklet e irresistibile scrittura su finissima carta translucida è curata sul versante artistico da Maria Assunta Karini ed esce per la sempre lungimirante Silentes di Stefano Gentile.
Vuoi brevemente descriverla, introdurci nella tua visione attraverso le ali dello splendido angelo raffigurato sul retro copertina?

Sono felice di cominciare da qui. Per la cover abbiamo impiegato 5 mesi per “definire” una corretta visualizzazione che permettesse chi si avvicina al “De Musica” di averne già una sorta di idea/sensazione. Maria Assunta Karini dopo l’ascolto di qualche brano ha proposto il suo Angelo della Guerra; non ero convintissimo all’inizio, piano piano ne sono rimasto affascinato. Non poteva esserci scelta più opportuna. Stefano Gentile ha studiato l’involucro e la sua proposta non ha ammesso esitazioni. Luca Ferrari ha scritto le note (e ha curato la traduzione in inglese); lui è un amico di lunga data e il trio è stato irresistibile. Sono entusiasta di questo oggetto/box.

Apriamo con cautela la porta della torre dove si sta svolgendo un improbabile e affascinante dialogo tra due personaggi appartenenti ad epoche diverse e magicamente presenti nella stessa stanza: Sant'Agostino e John Cage. Come sei giunto a immaginare questa conversazione basandoti come teatro dell'impossibile dialogo il trattato De Musica di Sant'agostino, scritto per un suo bisogno di investigare nel mondo delle arti direttamente legate a discipline meno legate alla sacralità del pensiero.

Ho letto più volte “le Confessioni” di S.Agostino e stavo cercando altri suoi scritti, quando ho scoperto l‘esistenza del “De Musica” un austero tomo, diviso in dieci libri, che ha come argomento la musica. Un Santo che scriveva di musica m’intrigava già di per sé. Dopo essermi fatto un’approssimativa traduzione dal latino, ho letto quei pensieri espressi da “un maestro” che parlava ad “un discepolo” ed ho riflettuto –dentro di me- chi potesse essere un suo “degno discepolo”. Immediatamente ho pensato a Cage, perché Cage aveva il dono della scrittura emozionale, della poesia, della cultura più avventurosa, del paragone più intrepido. Da lì è nato tutto. Mano a mano che riflettevo, trovavo segnali che mi davano la sensazione di percorrere una via obliqua e avventurosa ma piena di possibili soddisfazioni. Anch’io come sai amo le vie diverse, e quella la era.

Primo Tempo: ciò che da subito colpisce, oltre l'incredibile e continuo salto tra domanda e risposta, un 'vuoto' che crea una sorta di vertigine temporale, risulta assolutamente irresistibile la dissonanza tra le domande di un Juri Camisasca che veste i panni di Sant'Agostino e le risposte tratte da registrazioni reali di John Cage. Sembra non vi sia relazione nella sequenza del dialogo, ognuno segue un suo percorso che miracolosamente però porta al compimento del tragitto teorico-musicale. Spiegaci.

Juri Camisasca è stato un magnifico entusiasta cospiratore. Senza il suo supporto questo lavoro sarebbe rimasto soltanto una “buona” idea. Quando ha accettato di partecipare, ero al settimo cielo. Lui avrebbe portato tutta la “sacralità” del suo percorso, avrebbe reso credibili le parole di S.Agostino (che tra l’altro lui ama incondizionatamente). In un primo tempo avevo pensato a Paolo Tofani come John Cage. Paolo ha una bellissima voce, anche se pochi lo sanno. Ma era in partenza per la Sua India. Questo mi ha portato a dover trovare una soluzione alternativa. Ho pensato mille soluzioni. Poi, come sempre, la soluzione era la più semplice. Utilizzare estratti di interviste/discorsi di Cage, la vera voce di Cage. Usando un metodo di “cut-up” molto vicino alla sua sensibilità. La sceneggiatura è così cambiata. E ho “mescolato le carte” fino a che il dialogo “platonico” (che peraltro era la forma adottata da S.Agostino nel suo scritto) ha iniziato ad affiorare in una sua forma che, trascendendo il razionale, potesse divenire un affascinante viaggio tra diverse sensibilità che soltanto il tempo relegava in ambiti diversi. Era il viaggiare nel tempo che mi ha affascinato e facilitato la creazione di un dialogo possibile/impossibile, ai limiti del razionale, adatto al luogo in cui le due figure vivevano, un iperuranio che trascendeva il vero.

Come hai immaginato lo scambio di battute tra i due, come un dialogo alla pari o come una lectio tra il maestro e un suo discepolo.

Inizialmente come un dialogo tra “chi conosce” e “chi apprende”; le domande di S.Agostino come finalizzate ad ottenere delle risposte di cui già conosceva il contenuto. Ma le risposte di Cage sono destabilizzanti, creative, inaspettate e inusuali. Non sono quelle che uno si aspetterebbe, e inducono a riflettere sul motivo, sul perché sono state date; aprono vie al pensiero che da razionale diventa pensiero e basta. La consapevolezza che il “tempo” (passato e presente) le divide… apre la strada alla possibilità della loro coerenza. Insomma Cage, mano a mano che il dialogo continua, si prende la scena, la gioia dell’avventura del suo funambolico pensiero che affascina anche S.Agostino (che cerca di comprendere nella sua razionalità etica quelle risposte). In ogni caso è un dialogo tra personaggi onesti con sé stessi. Unici nel loro fuoco di vita.

Secondo Tempo: De Musica Et in Fungorum Effectis ti abitua, senza cessare di stupirti, alle dislocazioni temporali. Condividendo il ricordo di un giovane John Cage che impavido spiegava le sue teorie sonore davanti alle telecamere in bianco e nero della RAI, ci si ritrova negli studi di Lascia o Raddoppia in compagnia di Mike Buongiorno e della sua valletta, Edy Campagnoli. Era il 1959 e realmente Cage si presentò al quiz portando come argomento i funghi e vincendo ben cinque milioni di lire del periodo. Da cosa deriva questa scelta e quale il legame tra i due tempi.

Dall’empireo di passa al mondo reale; il dialogo tra Maestro e Allievo ha avuto un fine; quello di fornire all’allievo la “forma mentis” per affrontare la vita in un mondo grigiamente reale, il nostro triste mondo, quello dei quiz televisivi. E così Cage accetta di partecipare a “Lascia o Raddoppia” e di essere giudicato da Mike Bongiorno, accetta le domande proprio da chi dovrebbe imparare e, utilizzando i criteri imparati da S.Agostino, Cage vince il quiz. Ho voluto creare un collegamento tra “pensieri e parole” tra idee e realtà. Ed essere ottimista, raccontando un eroe che, per una volta, vince.

Cosa in realtà ti premeva condividere attraverso questa notevole e penetrante mise en scène.

Ho condiviso l’ebbrezza di un viaggio temporale, non è una cosa da poco

Il lungo viaggio continua. Lasciando gli studi della RAI ci si avventura nel presente attraverso le Variazioni - un ennesimo omaggio a Cage - suddivise negli altri due cd contenuti nella bella confezione. Si abbandona la purezza teorica e ci si immerge in quella musicale. Esiste una costante tra le due materie, come la esprimi e qual'è il pensiero musicale che pervade questa seconda parte del lavoro?

Quando si ascolta un’opera lirica o quasi, l’attenzione va alle parole, al parlato; ma questo lavoro si chiama “De Musica” e le “Variations” sono il giusto tributo alla musica. “Variations” è una musica che trova la sua ragione dai primi due cds. E’ una derivazione/evoluzione che è passata attraverso un percorso evolutivo. Ed il pensiero che la pervade è la libertà di espressione, la dimostrazione che i pensieri diversi (quelli dei musicisti che hanno partecipato attivamente con texture e suoni) possono vincere in una loro evocazione/esposizione. Suoni che mi sono stati inviati, regalati da tanti musicisti che hanno compreso “il clima” del lavoro, ai quali non è stato loro spiegato la geometria e architettura dell’opera e che in tal modo con la loro semplicità ed il loro entusiasmo hanno reso possibile la creazione di questo lavoro. Di cui peraltro sono rimasti soddisfattissimi,

Quali e cosa rappresentano i suoni che si diffondono dai due supporti di policarbonato.

Rappresentano la possibilità di un esistere libero, felice, entusiasta

Il De Musica non è certo un progetto di facile ascolto e diffusione, quali pensi possano essere i destinatari di questo tuo nuovo lavoro?

Persone che non hanno preconcetti. Che amano percorsi imprevisti, inusuali. Che non donano “certezza” ma “ebrezza”.

So che in quel termine - Musica - si cela uno stuolo di artisti che ha collaborato alla realizzazione dell'opera. Puoi citare qualche nome e quale è stato il loro apporto?

Sarebbe ingiusto citare uno e non citare un altro. Ma forse posso fare una eccezione. Juri Camisasca mi ha insegnato molto. E mi ha insegnato quell’umiltà che traspare dalla sua avvincente performance. Ecco mi fermerei qui. Tutti gli altri sono magnifici musicisti e amici carissimi che hanno reso possibile l’impossibile. Non dico altro.

Francesco Paladino e i 'Tempi Moderni'. Che ne pensa un ex A.T.R.O.X. e Doubling Riders, un filmaker e musicista, finanche avvocato della situazione musicale indipendente e di ricerca della penisola. Esiste salvezza?

La salvezza è già in atto. Ognuno porta una goccia. Ovvio chi vuole. E’ sempre stato così. I creativi creano, i non creativi assorbono e cercano successo. Non bisogna invidiarli. Noi creativi abbiamo la presunzione di conoscere le vie che ci concedono di avanzare senza camminare. I “non creativi” camminano senza avanzare. Dipende cosa uno vuol fare. Io vorrei, alla fine della mia esistenza, sorridere.

So che difficilmente ti fermi, prossime tappe del tuo endless journey?

Conosci i miei difetti a volte insopportabili. Non riesco a fermarmi. Sono anni che avanzo senza fermarmi, E allora ecco cosa succederà. Ho recentemente partecipato con Luca Ferrari ad un tributo di Syd Barrett (uscirà per Gonzo Records); con Michele Lombardelli (che ha recentemente fatto un ottimo cd con Lino Capra Vaccina) ho finito da qualche giorno un progetto che considero essenziale in cui suono (per la prima volta) il piano con una mia tecnica; poi la musica per l’esposizione delle “Barene”* (spiegalo tu che sei veneziano cosa sono) di Maria Assunta Karini e .infine. un progetto che non so cosa sia ancora nel quale userò la mia voce. Cosa posso farci ? Il viaggio mi porta in tanti luoghi dove non posso dormire, mi sembra superfluo.


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*Barene: Sono la struttura geomorfologia più diffusa nella Laguna, della cui superficie coprono attualmente l’8%, rispetto al 25% dell’inizio del secolo (da AA.VV., “La laguna di Venezia”, CIERRE Edizioni, Verona, 1995).
Secondo il Boerio (1856) il loro nome deriva da “baro”, nome volgare per indicare un fitto manto di cespugli oppure un terreno paludoso incolto.
L’aspetto è quello di un’isola piatta e bassa, con substrato formato da sedimenti prevalentemente limoso – argillosi (da Rallo G., “Guida alla natura nella laguna di Venezia – Itinerari, storia e informazioni naturalistiche”).
Sono costantemente emerse tranne nei periodi di alta marea, e sono proprio queste condizioni estreme che determinano i fattori limitanti per le associazioni vegetali che le popolano, influenzate dalla salinità, dalla disponibilità d’acqua, dall’illuminazione, ecc.
(Ist. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti)

 
 

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