Malmö, "Rotazione e Rivoluzione" - Recensione

In un esercizio di consapevolezza la band dimostra di sapersi evolvere partendo dalle radici

12 Febbraio 2020

Durante l’ascolto del disco dei Malmö ho capito che stavo provando la medesima sensazione di quando leggo un romanzo.
Il primo impatto con l’immagine di copertina: un vortice azzurro con sfumature rosa, tranquillante.
L’immersione totale a partire sin dall’incipit, la presa diretta col secondo capitolo e la voglia curiosa di approdare subito alla fine degli altri nove.
Il silenzio dopo l’ultima traccia è accompagnato ad un misto di soddisfazione e malinconia, quasi come aver perso una parte di sé.

I Malmö hanno creato il nuovo romanzo: il disco Rotazione e Rivoluzione pubblicato ad inizio di quest’anno, il 10 gennaio 2020 che succede il precedente Manifesto della Chimica Romantica.
La figura dei narratori però, stavolta, si intreccia pedissequamente con quella dei protagonisti.

Rotazione sta per ciclicità, un eterno ritorno di ricordi ed esperienze passate posizionate in un’ellissi e governate, come nell’Universo, dalle leggi della fisica.
Rivoluzione sta per stravolgimento: un reale cambiamento dello status precedente per ricostruire una nuova storia partendo dalle macerie.
Tali riflessioni sono scaturite da una presa di coscienza personale, un esercizio di consapevolezza duro e maturo che i quattro hanno deciso di trasporre in musica.

L’album, targato XO La Factory, è stato prodotto da Massimo De Vita (Blindur), con una registrazione a Cardito (Napoli) presso LeNuvole Studio ed un mastering presso lo Sundlaugin Studio a Reykjavik.
Un meta passaggio territoriale che la dice lunga. Da Napoli all’Islanda dei Sigur Rós.

Il sound della band appare più incisivo rispetto al passato: chitarre graffianti, elementi ritmici più pressanti. Questa volta è la musica che governa l’esercizio della parola, e non il contrario, gli effluvi lirici, infatti, seguono fluentemente la composizione.

Tutto l’album tratta di tematiche intrecciate tra l’Universale ed il Particolare, dai corpi celesti dei Buchi Neri alle paure esistenziali di una vita d’affanni. Dai Crateri lunari ai dolori più cupi. Le similitudini toccano l’astrofisica e l’essenza primordiale che in una riduzione esistenzialista viene ricondotta al sé.
Toccante il pezzo dedicato al cosmonauta Gagarin, immaginandolo da bambino a fissare il cielo.

I ghirigori formati da pianole ed echi fanno da sfondo a poetici rimandi nord-europei, ora con riff distorti, ora con il ritorno, sporadico, del glockenspiel (è il caso di Dei fiori, degli odori e di tutte le stelle).
Il concept musicale è mutuato in una prospettiva contemporanea, che sperimenta e muta, partendo da basi solide. I Malmö sono, senza alcun dubbio, i più degni rappresentanti del panorama post-rock italiano.

 
 

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