Una decade di sonore diserzioni

Alla ricerca di un mood, un'atmosfera, una dolce deriva

29 Dicembre 2019

Istigato da Sherwood a compilare una lista degli album più significativi degli anni '10 mi sono messo al lavoro. Inutilmente. Vista la quantità di suoni da analizzare e non riuscendo a mettere a fuoco la situazione, mi è sembrato illusorio anche tentare di farla. Perché? Sarà che mi sono formato in un'era precedente alla digitalizzazione, ma per il sottoscritto gli anni '10 sono stati un'accelerazione straordinaria e disorientante: l'avvento dei social, la tecnologia 2.0, lo streaming, il podcast, spotify, bandcamp, soundcloud... Per quanto mi riguarda sono stati anche anni contrassegnati da alcuni significativi congedi, più o meno definitivi: l'addio ai supporti fisici sonori (cd e vinile), l'addio alla modulazione di frequenza (F.M.) radiofonica, sono solo due esempi.
Accelerazione non vuol dire velocità. Vuol dire anche velocità, ma non solo.
È più una intensificazione dei processi, perché non aumenta solo la rapidità ma anche il volume del flusso. Per godere dell'accelerazione bisogna divenire consapevoli che è nel processo del fluire che risiede il senso e non in ciò che è misurabile, catalogabile, come succedeva un tempo. Se non si assume questo resta solo l'esasperazione dovuta all'accelerazione.
Prima di arrivare a questa consapevolezza, pur ricercando in una nicchia sonora, mi sono trovato a fagocitare così tanti suoni e a inghiottire così tante musiche convinto che il mio cervello fosse in grado di elaborare il tutto.
Il problema è tutto lì, o quasi. Nella rottura del rapporto tra orecchio e cervello. Fra ascolto e conoscenza. Ascoltare non è più sufficiente a conoscere. Oggi per conoscere e capire la musica non basta un gran volume di cose ascoltate. Terremotata dalla pervasività delle nuove tecnologie la logistica della percezione sconta una debolezza cognitiva che assume proporzioni sempre più allarmanti. Fatto sta che il mio orecchio, intento ad ascoltare più suoni possibili, si è rivelato incapace di quel processo di strutturazione delle informazioni e del sensibile che è alla base di ogni conoscenza.
Il cambio di paradigma è stato doloroso ma necessario. Non ci sono più le onde musicali da cavalcare perché l'onda è il mondo stesso. Che fare allora? Quale stratagemma trovare per continuare a godere ancora del suono?
Probabilmente l'unica via è scegliersi le scie più congeniali al proprio sentire, crearsi delle partiture per composizioni multiformi che accompagnino l'inevitabile spaesamento.

Radio & Blog

La radio da sempre è il mezzo che mi ha costretto a discernere, a scegliere i suoni da trasmettere ogni settimana. Selezionare i brani da mettere in playlist è un modo per disegnare mappe, per mettere alcune boe di segnalazione in questo oceano sonoro, sperando siano utili almeno per delineare un viaggio. Dare un titolo e un intro ad ogni trasmissione mi ha aiutato a creare percorsi, più o meno coerenti, nel marasma di uscite sonore che m'inondano.
Negli anni 10 l’avvento della comunicazione 2.0 ha permesso inoltre di andare oltre la comunicazione prettamente radiofonica (che continua ad esistere) sfruttando le potenzialità che oggi ci offre la rete. “Diserzioni” ad esempio è diventata anche un blog all’interno del portale sherwood.it dove cercare di raccontare il suono proposto, narrare le tempeste e gli arcobaleni di questi naufragi nell'oceano di suono.

Book

Una sorta di radio scritta, con tanti consigli ben lasciati nel racconto” così è stato descritto “Diserzioni – naufragi nell'oceano di suono” il libro che raccoglie molti degli articoli che sono stati pubblicati su sherwood.it Fissando su carta questi articoli, prima che venissero dispersi nella rete, sono uscite una serie di istantanee, di pensieri scritti mentre il suono vaga nella notte, di intimità condivise, parole uscite spontaneamente, nate per lo più nel compilare le playlist della trasmissione. Non è una narrazione lineare bensì una sorta di monologo interiore fatto di piccoli stupori, di scatti e distrazioni, di associazioni libere. Le parole come il suono cercano di creare un’atmosfera, o almeno sperano di farlo.

Ecco cosa vorrei fosse stata Diserzioni in questi anni '10: un mood, un'atmosfera, una dolce deriva.

 
 

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