Dal 26.10 al 15.12 presso Ca' dei Ricchi a Treviso

Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo, la personale di Antonio Guiotto

Una mostra curata da Chiara Casarin per TRA Treviso Ricerca Arte

11 Dicembre 2019


Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo

La personale di Antonio Guiotto a TRA Treviso Ricerca Arte

 

La settimana scorsa sono stata alla mostra di Antonio Guiotto Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo, curata da Chiara Casarin, presso Ca’ dei Ricchi a Treviso, sede dell’associazione TRA Treviso Ricerca Arte. Mercoledì 4 dicembre era previsto anche un talk con l’artista, a cui ho deciso di partecipare, che mi ha aiutata a comprendere poi meglio l’esposizione.

Non so molto di Antonio Guiotto, a parte le poche pagine di un libro di testo studiato per l’esame di Correnti e tendenze dell’arte dal 1960 ad oggi durante la triennale, in cui si citava la sua opera L’uomo che capì di non essere grasso il 5 maggio 1994, e che per festeggiare fece uno spogliarello, e una volta fatto, sentendosi nudo, raccogliendo i suoi stracci, pensò di essere una Venere; già da qui mi appariva chiaro come l’ironia fosse certamente uno dei tratti fondamentali dell’interessante della ricerca di questo artista.

Sono presenti all’incontro anche Chiara Casarin, curatrice della mostra, e Daniele Capra, curatore dell’altra personale di Guiotto, Senza titolo con didascalia, esposta in contemporanea presso i Musei Civici di Bassano del Grappa (di cui Chiara Casarin tra l’altro è direttrice). Prima di entrare nello specifico, nella chiacchierata che emerge tra artista e curatori, viene sottolineata, in particolare riguardo alla mostra bassanese, la volontà di rendere i musei non dei semplici luoghi di conservazione, ma dei veri e propri poli di produzione culturale: da qui l’esigenza di creare qualcosa di diverso dal classico modello espositivo. Viene raccontata dunque la genesi delle due mostre, dal punto di vista dei curatori e dell’artista, condita da aneddoti divertenti ed umorismo (come ad esempio il ripetuto riferimento al prossimo progetto di Guiotto: darsi alla produzione di coltelli), in un clima rilassato ed informale.

La mostra trevigiana è composta da 12 opere, più una tredicesima, che non si vede e fa da collegamento a tutte le altre: una serie di audio, scaricabili su smartphone tramite un QR code posto all’ingresso della sala, che, con la voce dell’artista, raccontano le opere esposte; una performance sonora che accompagna il visitatore durante la sua permanenza.

L’ironia di Guiotto, palese già a colpo d’occhio guardando le sculture esposte, si manifesta in maniera ancora più preponderante in questa sorta di audioguida d’autore, in cui lui si racconta, tramite aneddoti personali riguardanti le opere. Questa mostra infatti, a differenza di quella di Bassano in cui l’intervento dell’autore si mimetizza all’interno della collezione permanente, è caratterizzata da un legame estremamente personale ed autobiografico con le opere.

Sempre ricordando il monito della curatrice Chiara Casarin, per cui «Un bravo artista mente sempre, non fidatevi», il visitatore è guidato della visione dalla voce dell’autore, che, tra una battuta, una storia, una lezione di geometria (se qualcuno ancora non lo sapesse, per tre punti passa sempre un solo piano), racconta a modo suo le opere, dalla spiegazione meticolosa della tecnica e dei materiali utilizzati, alla scelta del titolo, alla storia che ha portato alla sua realizzazione.

Ascoltando queste 13 tracce (una per ogni opera più una d’introduzione), si ha come la sensazione di entrare in dei frammenti della vita dell’artista, che siano reali o artificiali poco importa: opinioni, esperienze, ricordi, vengono espressi da Guiotto interloquendo direttamente con il visitatore.

Le tredicesima opera, pur impalpabile, riempie quindi lo spazio anche più delle sue colleghe in legno e cemento, dilatando il tempo di fruizione della mostra, che in un primo momento può sembrare rapida, ed arricchendola di contenuti senza i quali il tutto risulterebbe forse più scarno e sicuramente meno diretto. Questa operazione, questo mettersi in gioco dell’autore in prima persona (anche se non fisicamente) a fare gli onori di casa ed accompagnare il visitatore da un’opera all’altra, rende l’oggetto artistico fruibile anche al visitatore meno esperto, ovviamente se provvisto di una buona dose di apertura mentale e senso dell’umorismo, per accogliere la spiegazione che Guiotto fornisce.

La lettura delle opere data dall’autore comunque non è l’unica a disposizione: acquistando il catalogo si può trovare abbinato ad ognuna di esse un testo, con dei contenuti differenti però da quelli presenti negli audio. I testi sono infatti redatti da persone diverse dall’autore, dal giornalista allo sportivo, dall’attore al commercialista, alla bimba delle elementari; operazione che sottolinea la mancanza di una versione ufficiale, e la scarsa idoneità di questa mostra per chi è in cerca di certezze e verità assolute.

 
 

Links utili:

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