L'angelo delle basse frequenze

Telefon Tel Aviv- ARGO16 - Marghera (Ve) - 23.11.2019

25 Novembre 2019

Oltre la mezzanotte. L'ora destinata al silenzio è violata dal ruvido rumore proveniente da un chiosco. L'effluvio violento degli hot-dog sparge tutto attorno l'insopportabile odore di una realtà che si sta disfacendo, così come questa zona industriale abitata da enormi scheletri di edifici rimasti soli a testimoniare il tempo della rinascita. Una crescita economica lontana come un granello di sabbia spinto dal vento nell'immensità dell'oceano in tempesta. E' un silenzio violato dal timbro posto sul polso di decine di giovani che tra poco si immergeranno nella penombra di una cerimonia antica di cui pochi conoscono la liturgia e gli echi che sa produrre. Li hanno dimenticati lungo sfilacciati ascolti nella fredda liquidità di un mondo devastato da algoritmi massificati.

Un denso fumo bianco fa da contraltare alla quasi totale oscurità   dello spazio sacro, una foschia che copre lo schermo sul quale non verranno proiettate immagini. Si sono perdute nel tragitto tra il sonno e il risveglio e forse non sarebbero state utili abbastanza, così come i sogni provocati dalle macchine che tra poco inizieranno a trasmettere il segnale. Un flebile sospiro fuoriesce dai loro circuiti e si espande attraverso la voce degli speaker e dei sub-woofer. Inizialmente sono semplici intersezioni melodiche sulle quali, lievi, montano i beat. Senza saperlo stiamo entrando in contatto con l'angelo delle basse frequenze, da sempre a guardia della pulsazione di un cuore che tempo fa ha cessato di battere e miracolosamente è rinato dopo un decennio di silenzio.

L'ondata di suono non tarda a colpire. Il racconto che porta avvolto nella sua spumante irruenza sconvolge per la dolcissima violenza e per l'intensità con la quale l'antico e scordato spleen si esprime e contamina.  Sul palco si sta svolgendo un serrato confronto tra il passato e il presente, tra il ricordo e quanto ancora deve compiersi. 

La battaglia inizia, i pensieri si fondono tra loro, la follia delL'antico romanticismo va ad impattare contro il muro dei beat che maestoso si impadronisce del palpito di ogni cuore. Ciò che scaturisce dalla consolle di Josh Eustis è la rinnovata voce dei Telefon Tel Aviv. Un timbro preciso, l'intonazione profonda che ci ha accompagnato per una ventina di anni e ora torna, dopo il silenzio torna aggiungendo vocaboli ad una lingua che parlavamo ad occhi chiusi. Ambient e downtempo per mantenere accessibile il lungo cammino attraverso il sogno, fughe e veloci rientri, controtempo fulminanti, costruzioni soniche lucidissime e fragili, riverberi industriali e minimal techno per pompare sangue al cuore. L'integrazione del canto per aggiungere religiosità ad una cerimonia capace di trascinarci sulla cima di quella montagna da cui scorgere il rosso fuoco di un tramonto infiammato da mille anime ancora in grado di abbracciare lo sturm und drang, la tempesta e l'impeto di una forma d'arte innovativa, esperta nel travolgere e stravolgere il suono trasformandolo in pura visione. 

La cerimonia si conclude, l'impalpabile bianco velo si posa nuovamente coprendo la commozione scaturita dall'ascolto del magnifico suono ritrovato e rinvigorito. Alle nostre spalle solo l'eco di una voce che recita costante una frase: come with me, be quiet now. Mi giro di scatto e riesco a scorgelo prima che svanisca nella nebbia.  Un leggero colpo d'ala e l'angelo delle basse frequenze scompare nella pace ritrovata del silenzio che solo una fredda e piovosa notte invernale sa donare.

 
 

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