La famosa invasione degli orsi in Sicilia - Recensione

Il film di Lorenzo Mattotti, tratto dalla favola di Dino Buzzati

12 Novembre 2019

 

 

La famosa invasione degli orsi in Sicilia

 

Una favola moderna, una dicitura così semplice e complessa racchiude La famosa invasione degli orsi in Sicilia, tratto dalla storia di Dino Buzzati, (uscita sul Corriere dei piccoli nel 1945).

In una Sicilia fuori dal tempo e dallo spazio, vivono gli orsi, nei grandi massicci centrali dell’isola, sotto la guida del buon re Leonzio, il più valoroso e onesto fra loro. Il rapimento del figlio Tonio, ad opera degli umani ed un lungo inverno, lo costringeranno a scendere a valle con tutto il suo popolo.

Una Storia, con la S maiuscola, perché come nelle favole dei bardi e degli aedi, ogni storia ne racchiude altre, che si dipanano a loro volta in infinite storie, per chi ha voglia e piacere di ascoltare. Ci si immerge fin da subito nella dolcezza di un ricordo ritrovato, di una tradizione perduta e riscoperta, quella del narrarsi, del raccontare storie l’uno all’altro, per passare il tempo, per arricchirsi vicendevolmente e confrontarsi attraverso il vissuto.

Troppi questi 75 anni passati tra la prima pubblicazione dell’opera letteraria e questo film d’animazione.

Prima prova alla regia per Lorenzo Mattotti, punto d’arrivo e d’inizio di una carriera nel mondo dell’animazione per un artista da anni nome italiano di grido nel campo dell’illustrazione. Un'esperienza notevole ed un’opera non semplicissima da mettere in scena. Prova superata brillantemente, le libertà prese rispetto al testo originale apportano organicità ed epos. Ma questo ci aspettavamo da un artista di tal fatta.

Affascinante l’uso dei colori, in massima parte naturali e brillanti; che si mostri un monte innevato, una assolata spiaggia o i vicoli dei paesini siculi, i colori scelti sono quelli dell’immaginazione, colori archetipi, che sembrano nascere nella nostra mente piuttosto che sullo schermo. A tratti è facile smarrirsi nei propri ricordi infantili tanta è la dolcezza e la forza di alcuni paesaggi.

Ricco il numero di citazioni e riferimenti che provengono da ogni dove. Dal mondo del cinema, su tutte inquadrature e scene che rimandano a Il deserto dei Tartari di Vittorio Zurlini, (forse il libro più famoso e letto di Buzzati), dai film d’animazione come i disneyani Fantasia e Aladdin, dal mondo dell’arte le scene urbane ricordano i quadri di Segantini. Il tutto con un attento e perenne studio delle geometrie e con un tocco orientaleggiante che tanto era caro a Dino Buzzati.

I più grandi si porranno domande sui significati politici nascosti nell’opera, la guerra, la fame, il mondo della borghesia urbana in contrasto col popolino rurale, i trucchi dei potenti e degli affabulatori ideologici, sono tutti temi pregnanti e portanti nella storia. I più piccoli resteranno affascinati da una poesia visiva, dallo sfavillare di colori e il susseguirsi di incanti.

Vanno ringraziati i molti attori che hanno prestato le voci a quest’opera: Toni Servillo, Antonio Albanese, Corrado Guzzanti per dirne alcuni e su tutti la voce di Andrea Camilleri, il quale era molto legato a questa fiaba.

Questa co-produzione italo-francese è un gioiellino nel panorama attuale, è a distanze siderali dalla produzione mainstream odierna con uno stile unico e riconoscibile.
In conclusione, un caleidoscopio di colori e immagini, di fantasia e realtà, che vuole leggere il mondo in maniera schietta e sincer,a ma con la gioia e l’allegria della fanciullezza.

Un film di orsi, cantastorie, di maghi e mostri, di battaglia e di amore.

 
 
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