ReadBabyRead #41 del 6 ottobre 2011

Dashiell Hammett: "L’incubo verde"

6 Ottobre 2011

Dashiell Hammett

L’incubo verde


per info su Franco Ventimiglia e Claudio Tesser:

www.letturaealtricrimini.it


Legge: Franco Ventimiglia


La testa fiera su un corpo alto e affaticato, i capelli bianchi ben pettinati, gli occhi semichiusi dietro le lenti sottili, la mano sinistra ammanettata a quella di un ufficiale di polizia di colore, Dashiell Hammett, il creatore del genere poliziesco hard boiled e soprattutto uno tra i più grandi scrittori americani, si dirige verso il carcere con orgoglio e superbia. In questo patetico istante, fissato in una foto del 1951, si può leggere tutta la storia del romanzo nero americano: ribellione, sovvertimento dei valori al di là del fatto letterario, la definitiva conferma del suo inquietante “realismo”.L'accusato, già segnato dall'alcool, deve espiare il delitto di aver scritto, con la copertura di un genere sospetto, cinque romanzi e una cinquantina di racconti memorabili.La notte precedente al processo Lillian Hellmann, la compagna di Hammett, aveva cercato di convincerlo a dichiarare di non conoscere i nomi dei sottoscrittori, cosa che era oltretutto vera. Bastava questo per evitargli la galera. “Non permetterò che siano poliziotti o giudici a spiegarmi cosa vuol dire democrazia!” rispose Hammett e se ne andò a dormire.
Il giorno dopo fu arrestato senza che uno solo dei suoi migliori amici aprisse bocca: non William Faulkner, da un anno premio Nobel, assiduo delle stesse bottiglie di Hammett; tanto meno risulta che Hemingway si sia battuto per lui con lo stesso entusiasmo con cui solitamente cacciava elefanti in Africa o affrontava tori a Pamplona.
Sono passati ormai più di cinquant'anni dall'apparizione dei grandi romanzi scritti da Hammett, fondamentali per la letteratura contemporanea e decisivi per i suoi sviluppi negli anni a venire, quali “Red Harvest” (Piombo e sangue) e “The Dain Curse” (Il bacio della violenza).
Fino ad allora la letteratura poliziesca era stato un innocuo passatempo nel quale un vanitoso gentiluomo, annoiato dal denaro e quasi sempre maniaco, risolveva gli enigmi più sofisticati con la sola arma dell'intelligenza. Portatore dell'ideologia imperante, del razzismo, il romanzo poliziesco proponeva sempre la farsa di un enigma: perché il cameriere, o il cugino, o l'amante della cognata aveva assassinato la nonnetta con una ben calcolata dose di veleno nel tè del mattino?
Sarà Raymond Chandler colui che meglio di ogni altro valorizzerà Hammett - di cui apprezza soprattutto “Il Falcone Maltese” - sul suo notevole saggio “La semplice arte del delitto”: “Hammett tirò fuori il delitto dal calice di Murano e lo gettò nel vicolo (...) affidò l'assassinio a gente che lo commetteva per solide ragioni e non per sciorinare un cadavere - più o meno eccellente - al lettore.”.
La scrittura di Hammett è simile alle secche, perentorie informative degli investigatori dell'Agenzia Pinkerton per la quale egli aveva lavorato per molti anni. Forse i detectives che vi aveva conosciuto furono da lui sintetizzati nella figura dell'anonimo investigatore della Continental che attraversa molti suoi racconti e il suo capolavoro: Piombo e sangue.
Dashiell Hammett era marxista ed era entrato nel partito comunista americano fra il 1937 e il 1938, quando si guadagnava la vita scrivendo il testo del fumetto Agente Segreto X9 e, saltuariamente, copioni cinematografici che non sarebbero stati mai realizzati. Anche tralasciando di evocare l'ideologia di Hammett (che lui sosteneva dicendo: “forse cambierò idea il giorno che sarà scoperto qualcosa di meglio e di più giusto”), risulta evidente che la sua visione del mondo attraverso la letteratura consiste fondamentalmente in una minuziosa contestazione dell'ideologia capitalista, uno sguardo impietoso sull'ambizione, il denaro e il potere.
La sua morte, avvenuta il 10 gennaio 1961, quando Hammett aveva 67 anni, provocò commenti come questo di Louis Aragòn in Francia: “E' morto il più grande scrittore degli Stati Uniti”.
Era sopravvissuto due anni a Chandler. Spariva così tutta la generazione che aveva creato un genere letterario marginale e disprezzato dalla maggioranza degli “intellettuali” del suo tempo.
Come per tutti i grandi della letteratura, la scrittura di Hammett emerge nitidamente nei racconti.

Ne "L’incubo verde” (The Green Elephant, 1923), Joe Shupe, un danese, è stato definito "un operatore non specializzato nel mondo del crimine" dal suo amico Doc Haire, un ladro d'appartamenti famoso in tutto il Nord-Ovest. In questo momento, con scarsi lavoretti di poco conto, Joe è inattivo a San Francisco. Mentre si trova in piedi davanti a un palazzo, assiste a una rapina in corso nella banca di fronte. La polizia cattura cinque rapinatori, ma il sesto sfugge, inciampa, lascia cadere una valigetta vicino a Joe, e scompare. Joe afferra la borsa e fa un giro tortuoso per raggiungere la sua camera d'albergo. Apre la borsa e trova un numero enorme di biglietti verdi. In delirio, Joe si butta sul denaro, comincia a contarlo e smette quando arriva a 50.000 dollari, che gli sembrano a occhio e croce un terzo del bottino. Si compra il giornale e legge di una rapina da 250 mila dollari ai danni della Fourth National Bank. E' in preda alla confusione, non sa che fare di tutto quel denaro, si ficca una doppia manciata di banconote nelle tasche, pensando a come nascondere quel pacco enorme di bigliettoni. Passa tutta la notte su un treno per Seattle, vaga per la città, ha paura di fare qualsiasi cosa con il bottino che tiene in braccio, e lo stringe a sé talmente forte che alla fine due poliziotti si insospettiscono e lo arrestano. Joe in fondo è felice di essere arrestato di nuovo, è una liberazione.


Le Musiche, scelte da Claudio Tesser

Robert Wyatt, Round Midnight (Thelonius Monk)
Miles Davis, Round Midnight (Thelonius Monk)
Bill Evans, Round Midnight (Thelonius Monk)

 
 

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Una foto di Dashiell Hammett

 
 

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