RBR per la Giornata della Memoria

ReadBabyRead e tutta Radio Sherwood ricordano la fine dell'Olocausto nel 27 gennaio 1945 leggendo una pagina dal Diario di Anna Frank.

27 Gennaio 2020

La Giornata della Memoria – in cui si ricordano le vittime dell’Olocausto, del nazismo e del fascismo – si celebra oggi in tutto il mondo. È stata scelta questa data perché il 27 gennaio del 1945, 75 anni fa, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa arrivarono nei pressi della città polacca di Auschwitz scoprendo l’enorme campo di concentramento e sterminio utilizzato nel corso del genocidio nazista: verso mezzogiorno, le prime truppe sovietiche del generale Viktor Kurockin entrarono ad Auschwitz e trovarono circa 7.000 prigionieri che erano stati lasciati nel campo. Molti erano bambini e una cinquantina di loro aveva meno di otto anni. Erano sopravvissuti perché erano stati usati come cavie per la ricerca medica.

Il 27 gennaio del 1945 finì ufficialmente il più grande omicidio di massa della storia avvenuto in un unico luogo: è stato calcolato che ad Auschwitz morirono più persone che in qualsiasi altro campo di concentramento nazista. Sui numeri non ci sono certezze, ma secondo i dati dell’US Holocaust Memorial Museum, le SS tedesche uccisero almeno 960mila ebrei, 74 mila polacchi, 21mila rom, 15mila prigionieri di guerra sovietici e 10 mila persone di altre nazionalità.


ReadBabyRead
, con tutta Radio Sherwood, oggi, Giornata Internazionale delle Memoria, si unisce a tutti quelli che vogliono ricordare questa data e che quotidianamente continuano a combattere contro ogni rigurgito nazifascista, e lo fa con la semplice lettura di una brevissima pagina dal Diario di Anna Frank



Dal Diario di Anna Frank


Venerdì, 9 ottobre 1942.

Cara Kitty,

oggi non posso darti che notizie brutte e deprimenti. Stanno arrestando a gruppi, tutti i nostri amici ebrei. La Gestapo è tutt'altro che riguardosa con questa gente; vengono trasportati in carri bestiame a Westerbork, il grande campo per  ebrei nella Drente. Westerbork dev'essere terribile; per centinaia di persone un solo lavatoio e pochissime latrine. Le cuccette sono tutte l'una accosto all'altra. Uomini, donne e bambini dormono insieme. Per conseguenza, a quanto dicono, vi è una grande immoralità; molte donne e ragazze, se la permanenza nel campo si protrae, restano incinte. Fuggire è impossibile; quasi tutti gli ospiti del campo sono riconoscibili dai loro crani rasati e molti anche dal loro aspetto ebraico.
Se in Olanda stanno già così male, come staranno nelle contrade barbare e lontane dove li mandano? Secondo noi li ammazzano quasi tutti. La radio inglese dice che li gasano. Forse è il metodo più spiccio per morire. Sono molto turbata. Miep racconta tutti questi orrori in un modo che dà l'angoscia, e anche lei è sconvolta. Qualche tempo fa, per esempio, aveva visto una vecchia ebrea paralitica seduta davanti alla porta di casa; doveva aspettare la Gestapo, che era andata a prendere un'auto per portarla via. La povera vecchietta era terrorizzata per gli spari della contraerea (c'erano apparecchi inglesi in volo sulla città) e per le luci abbaglianti dei proiettori. Però Miep non poteva portarla dentro; nessuno lo avrebbe osato. I tedeschi non scherzano colle loro punizioni.
Anche Elli è ammutolita; il suo fidanzato deve partire per la Germania. Lei ha paura che gli aviatori che volano sulle nostre case lascino cadere il loro carico di bombe di quasi un milione di chili sulla testa di Dirk. Scherzetti come "un milione non lo avrà" oppure "basta una bomba sola" li trovo molto fuori posto. Veramente Dirk non è il solo a dover andare, ogni giorno partono treni pieni di giovani. Durante il percorso, quando si fermano in qualche stazioncina, cercano di allontanarsi alla chetichella e di nascondersi; ma solo una piccola percentuale ci riesce.
Non sono ancora alla fine del mio canto funebre. Hai mai sentito parlare di ostaggi? E' l'ultima moda in fatto di punizioni per i sabotatori. E' la cosa più tremenda che ti puoi immaginare. Cittadini ragguardevoli, e innocenti, vengono gettati in prigione in attesa di esser condannati. Quando avviene un sabotaggio, se non si trova l'autore, la Gestapo mette semplicemente al muro cinque ostaggi. Sovente nei giornali si leggono i loro annunci mortuari. Questi misfatti vanno sotto il titolo di "fatali incidenti". Bel popolo, i tedeschi! E anch'io una volta ero dei loro! Ma no, Hitler ci ha fatto apolidi già da molto tempo. E veramente non esiste maggior inimicizia al mondo che fra tedeschi ed ebrei.

La tua Anna



Chi era Anna Frank, vittima-simbolo della Shoah


Negli anni 30 la sua famiglia lascia la Germania per sfuggire al nazismo e si trasferisce in Olanda. Costretta a vivere nascosta, scriverà un diario poi reso pubblico (e celebre) dal padre, dopo la morte della figlia nel 1945 in campo di concentramento

Nata in Germania, a Francoforte sul Meno, il 12 giugno 1929, la ragazzina ebrea Anna Frank (il nome tedesco era Anne) è divenuta il simbolo delle vittime innocenti della Shoah. Negli anni Trenta la sua famiglia è costretta a lasciare la Germania per sfuggire alle persecuzioni del nazismo e il padre Otto avvia un’attività imprenditoriale in Olanda, ad Amsterdam. Non riescono invece i suoi tentativi di emigrare in Gran Bretagna o in America.

Nel 1940 il Terzo Reich invade l’Olanda e sotto l’occupazione tedesca la condizione degli ebrei diventa difficilissima. Il 6 luglio 1942 Anna e i suoi cari entrano in clandestinità. Lei, i genitori e la sorella Margot, con la famiglia di un dipendente del padre, anch’egli ebreo, si nascondono in un alloggio segreto ricavato nel retro dei locali che ospitano la ditta di Otto Frank.

La giovanissima Anna, costretta a vivere rinchiusa, trova conforto tenendo un diario. Per due anni parla di sé, racconta i suoi turbamenti, scrive brevi racconti. A un certo punto comincia una nuova stesura in vista di una possibile pubblicazione dopo la guerra. Ma il 4 agosto 1944 i clandestini vengono scoperti e arrestati dai nazisti. Deportata nei lager di Auschwitz e poi di Bergen Belsen, Anna muore di tifo nel marzo 1945.

Il padre Otto, unico sopravvissuto della famiglia, recupera il diario di Anna, trovato in un nascondiglio, e ne pubblica una prima versione, con modifiche e cancellature, nel 1947. Il testo colpisce i lettori e ha un successo mondiale. Seguiranno molte ristampe e adattamenti. Solo nel 1986 uscirà l’edizione critica di tutti gli scritti della ragazza.


Antonio Carioti

da Corriere.it, 24 ottobre 2017


 
 

Copertina:
Una foto di Anna Frank.

 
 

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