recensioni a cura di Mirco Salvadori

Estetizzare lo spazio urbano

Francesco Maria Narcisi & Giacomo Fidanza, Lali Puna, Gianluca Becuzzi & Massimo Olla, James Murray, GalatiMosconi, Mingle, Jason Van Wyk

3 Ottobre 2017

'Estetizzare lo spazio urbano' è una frase di Michael “Professor iPOd” Bull, ricercatore sonoro all'Università del Sussex specializzato nella ricerca sulla comunicazione mobile. Quando camminiamo e ascoltiamo musica, lo spazio attorno a noi acquista le sfumature e le sembianze di quanto in quel preciso istante noi stiamo udendo attraverso le cuffie inserite nell'advice che amplifica le nostre scelte sonore. In parole povere estetizziamo lo spazio che ci circonda. Lo trasformiamo in un luogo di racconto intimo, trasmutiamo la realtà stendendola sopra il palco del teatro che alberga nel nostro intimo e ascoltiamo ad occhi aperti.

******************************************************************************

ATTO PRIMO: del ricordo

Francesco Maria Narcisi & Giacomo Fidanza
The Accordion Sessions
Time Released Sound – Giugno 2017

La ricordo benissimo, quando posso riapro la porta dell'armadio nella quale è riposta ed inizio a guardarla con tutto l'amore che si ripone nell'accarezzare con lo sguardo una cosa appartenuta alle persone care, coloro che ci hanno lasciato. Lei è sempre lì, rilucente nella sua bianca madreperla con le decine di tasti che non hai mai capito come tuo padre riuscisse a farli suonare, donando voce alla sua fisarmonica di Castelfidardo. Era un'amica fidata nelle feste del dopoguerra, quelle riunioni famigliari nei quali i sopravvissuti celebravano ballando la gioia del ritorno, la vita. Immagino mio padre sorridente mentre suona Rosamunda, il suo cavallo di battaglia e virtualmente mixo quel suono con la maestosità che sento giungere dal profondo del mio ascolto. Esiste un minimo comune denominatore tra i due ascolti: la fisarmonica. A Giacomo Fidanza il ruolo del fisarmonicista astrale, colui che accende i suoni poi processati da Francesco Maria Narcisi attraverso l'uso delle macchine; benvenuti nelle Sessioni di Fisarmonica. Un suono che letteralmente catapulta in un'altra dimensione con l'incedere magnifico di una tempesta virtuale nella quale si nasconde un'anima antica, naturale, capace di travolgere e colpire direttamente al cuore. Nove composizioni che sanno amplificare al massimo il senso del tatto musicale; il suono accoglie la sostanza e assume forme con le quali possiamo interfacciare il nostro pensiero. Qui tutto è futuro possibile e al contempo passato vissuto. L'esperienza ambient si colora di irresistibili richiami tardo romantici, il respiro accelera e la gioia del volo dilaga. SPIRALI DI PIACERE.

 ******************************************************************************


ATTO SECONDO: del future pop

Lali Puna
Two Windows
Morr Music – Settembre 2017

Tricoder 1999, Scary World Theory 2001, Faking the Books 2004 e poi non li ho più seguiti. Ascoltavo si i loro nuovi albums ma non sentivo più quella consonanza che un tempo mi legava alla fredda matematica del cuore che la voce di Valerie Trebeljahr da sempre mi sussurrava. Nel frattempo il connubio di coppia finiva e anche Markus Acher se ne andava portando con sé il rigido pensiero à la Notwist. L'avventura del nuovo “pop” teutonico sembrava conclusa per questa formazione, così come per tutto quel movimento che tanto aveva fatto girare i dischi nei nostri santuari d'ascolto casalingo. Sembra però che le cose a Monaco seguano un percorso assai più legato alla consistenza artistica delle proposte, evitando le regole commerciali con i suoi obbrobri chiamati reunions o back on stage after long silence. Dopo sette anni mi ritrovo in mano la grafica essenziale del nuovo lavoro dei tre Lali Puna e sorrido con piccoli brividi di piacere che solleticano il mio ascolto. Un disco completo, di quelli che potete posizionare nel lettore e lasciar andare per ore. I toni vocali si sono ammorbiditi dimostrando una dolcezza di fondo dai colori quasi anglosassoni. Il suono ha acquistato più corposità anche se l'impostazione teutonica, quel minimalismo krafterkiano che nessun sound artist tedesco è mai riuscito a scrollarsi di dosso, fa continuamente capolino nelle strutture ritmiche. Ad ascoltarlo bene è solo musica pop di derivazione 'altra' ma ci piace e tanto. SIMPATICI MINIMALISMI.

  ******************************************************************************


ATTO TERZO: della perdizione

Gianluca Becuzzi & Massimo Olla
RedruM
Luce Sia/Show Me Your Wounds Production – Settembre 2017

Chi segue le vicissitudini dell'oscuro e impenetrabile mondo industriale con noise annessi e connessi, senz'altro non può non conoscere il toscano Gianluca Becuzzi, sound artist di notevole coraggio visto che cavalca il suo destriero dai lontani anni '80. I più fetish tra voi ricorderanno senz'altro la cover di My Whip Your Flesh, era il 1989: i suoi Limbo. Di acqua ne è passata molta sotto i ponti e molti sono stati e sono i progetti e le collaborazioni di Becuzzi in area non solo industriale – cito per esempio l'ottima esperienza come Kinetix - , tutti comunque pensati all'interno di una realtà che si dedica interamente alla ricerca e alla sperimentazione. Prepariamoci quindi a camminare calpestando la nera fuliggine che si stende con immobile lentezza sopra i solchi di questo nuovo lavoro creato assieme a Massimo Olla aka Noisedelik, inventore di strumenti – [d]ronin - che sanno ben amplificare il senso di abbandono e disperazione che permea solitamente queste produzioni. Il segreto del nuovo lavoro di Becuzzi&Olla sta tutto nel titolo, se lo si legge al contrario appare Murder, omicidio. Indaghiamo ascoltando e scopriamo che il disco contiene una serie di murder ballads in formato gotico industrial dark-ambient, se così possiamo definirlo. La sorpresa è notevole. Il pensiero vola subito a Johnny Cash, ovviamente a Nick Cave, perfino ai Wilco, si sofferma sul folk mortale dei Death in June ma fatica ad inquadrare tale espressione musicale all'interno di un progetto legato al lato oscuro del software. Abbandoniamo quindi la sei corde acustica, il pianoforte o il violino e inoltriamoci all'interno di questo racconto di morte. La prima domanda che sorge spontanea riguarda la lingua, perché non pensare di usare l'italiano visto che tutto il lavoro gira attorno alla forma canzone, perché non osare – visto che già si sta cercando di proporre una cosa inusuale – creando vere e proprie murder ballads, le ballate degli assassini in italiano? Altra domanda, l'uso di software e strumentazione minimale non rende forse ripetitivo un lavoro di per sé stesso di non facile rappresentazione? Dopo l'attento ascolto delle notevoli tracce contenute nel disco, si può dire che RedruM è un ottimo prodotto, forse, come già detto, troppo ripetitivo che soffre altresì di mancanza di innovazione, è lo specchio di una generazione di bravissimi sound artists che hanno tutte le potenzialità e capacità per proporre lavori di impronta personale ad altissimo livello ma rimangono ingabbiati dentro schemi desueti, derivativi, slegati da una realtà che corre velocissima e richiede forza immaginativa e notevole attitudine al continuo rinnovamento. TOO NOIR.

 ******************************************************************************

ATTO QUARTO: dell'immersività

James Murray
Heavenly Waters
Slowcraft Records – Settembre 2017

Esistono sound artists che sanno tessere finissimi filamenti sensoriali dentro i quali intrappolano l'ascolto. Al pari di un'elegante e leggiadra creatura artropode loro sanno come immobilizzare l'attenzione, instillando dolcissima sostanza sonica direttamente nell'apparato sensoriale. Rimaniamo così sospesi, avvolti tra le spire di un suono impalpabile. Musica come diretta discendenza di una filosofia ambient che qui viene ulteriormente sviluppata in una visuale cosmico-silente. James Murray aggiunge un altro capitolo alla sua storia, disegnando un ennesimo splendido affresco di luminoso minimalismo elettronico. Le celestiali sorgenti di liquida e cosmica consistenza attendono quasi invisibili il nostro passaggio, preludio di un viaggio astratto nell'immersività senza tempo, ai confini della percezione, nel regno del silenzio. INNERSPACE.

  ******************************************************************************

ATTO QUINTO: dello sperimentare

GALATIMOSCONI
Penombra
KrysaliSound – Settembre 2017

Continua questo pellegrinaggio virtuale nelle platee dei teatri dell'immaginario. Sul palco si dispiega la forza del racconto mentre i nostri sensori captano le emozioni. Le luci si spengono per l'ennesima volta e ci ritroviamo in un ambiente saturo di pesantezza. I movimenti, i pensieri e le visioni, la nostra percezione è permeata di insondabile pesantezza. La stessa della materia: pietra, monolite, opale e basalto, che sovrasta il nostro respiro. Un senso di immobilità che lentamente si trasforma in sacra ed antica celebrazione del regno della penombra, lì dove pericolosamente si sono avventurati Roberto Galati e Federico Mosconi, riportando alla luce otto tracce di purissima poesia sperimentale che fuoriescono e scorrono colme di maestosa sostanza. Le chitarre di Mosconi urlano, si dibattono e infrangono contro il muro di noise sonico innalzato da Galati durante la sacra processione del suono. L'urlo brucia a contatto con l'eco dei droni, esplode di galassia in galassia, tutte racchiuse nell'attimo iterato di un ascolto finalmente placato, ai confini della penombra. IN HEAVY ROTATION.

  ******************************************************************************

ATTO SESTO: della liquidità

Mingle
Ephemeral
Kvitnu – Settembre 2017

Nel riflesso blu cobalto di un'immensa vasca dove nuotano in assenza di peso i suoni trasportati dai nostri pensieri, lì in quello spazio mai immobile che accoglie le nostre istanze di instancabili sognatori, transitiamo lievi. Creature di natura liquida immersi dentro la liquidità del suono, sperduti nell'immensità di un eco che nutre la nostra inesauribile sete di silenziosa calma. Il nostro è un viaggio dentro il battito del tempo, lo sentiamo scricchiolare, sentiamo il ritmo dei suoi meccanismi in eterno movimento. Riusciamo a vederlo mentre, distesi nel segnale trasmesso dalle nostre cuffie, riusciamo appena a riconoscerlo. La stasi indotta dall'ascolto ci rende creature virtuali, capaci di sorvolarlo, penetrarlo a tutta velocità per poi riaffiorare in luoghi dove ancora deve giungere. Sono brevi e veloci salti attraverso le solitarie pianure del sentire, dentro la sostanza stessa del suono e del tempo che lo governa, sù sù sempre più veloci fino all'apice, lì dove tutto si azzera nel riflesso blu cobalto di un'immensa vasca dove nuotano i nostri pensieri in compagnia dei suoni di Andrea Gastaldello in arte Mingle, autore eccelso che sa come usare la musica per viaggiare attraverso il tempo. SENSORIALITA'.

******************************************************************************

ATTO SETTIMO: del sentimento, della bellezza

Jason Van Wyk
Opacity
Home Normal – Settembre 2017

Give me a golden pen, and let me lean
On heap’d-up flowers, in regions clear, and far;
Bring me a tablet whiter than a star,
Or hand of hymning angel, when ’tis seen
The silver strings of heavenly harp atween:
And let there glide by many a pearly car,
Pink robes, and wavy hair, and diamond jar,
And half-discover’d wings, and glances keen.
The while let music wander round my ears,
And as it reaches each delicious ending,
Let me write down a line of glorious tone,
And full of many wonders of the spheres:
For what a height my spirit is contending!
‘Tis not content so soon to be alone.

D’oro una penna datemi, e lasciate
che in limpidi e lontane regioni
sopra mucchi di fiori io mi distenda;
portatemi più bianca di una stella
o di una mano d’angelo inneggiante
quando fra corde argentee la vedi
di arpe celesti, un’asse per scrittoio;
e lasciate lì accanto correr molti
carri color di perla, vesti rosa,
e chiome a onda, e vasi di diamante,
e ali intraviste, e sguardi penetranti.
Lasciate intanto che la musica erri
ai miei orecchi d’intorno; e come quella
ogni cadenza deliziosa tocca,
lasciate che io scriva un verso pieno
di molte meraviglie delle sfere,
splendido al suono: con che altezze in gara
il mio spirito venne! Nè contento
è di restare così presto solo.

- John Keats 'On Leaving Some Friends At An Early Hour' 1871 -

 
 

Diserzioni logo

 
 
loading... loading...