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Fulvio Ervas: “Porto Marghera val bene una bocciatura”

21 Settembre 2017

 
ReadBabyRead #352 del 21 settembre 2017


Fulvio Ervas
Porto Marghera val bene una bocciatura

testo tratto dal libro
Porto Marghera
Cento anni di storie (1917-2017)


per info su F. Ventimiglia e C. Tesser:

Lettura e altri crimini
iTunes podcast


voce: Francesco Ventimiglia
(lettura live dallo Sherwood Festival 17)


“Una bella bocciatura in terza liceo, secca, quattro materie. Mio padre aveva aperto la porta della stanza e mi aveva avvisato che dai primi di giugno si andava in vacanza ai cantieri navali Breda.
Per vedere quanto costa guadagnarsi da vivere.
D'estate, per far felici gli operai, il primo turno iniziava alle sei del mattino sino alle quattordici, così si pitturavano le navi stando al fresco.
Perché quello sarebbe stato il mio lavoro: pitturare navi.
Per essere alle sei a Porto Marghera bisognava alzarsi alle quattro e mezza, prendere la corriera verso le cinque e sbarcare alle sei meno un quarto davanti ai cantieri navali. 
Il primo giorno di lavoro sono sceso dalla corriera blu come da un modulo lunare e mentre mio padre sfrecciava dall'altra parte della strada, io sono rimasto sbalordito ad osservare una marea maschile di formiche senza volto".


Cent’anni di Porto Marghera
Un libro raccoglie le storie di 16 scrittori


VENEZIA
È stata l’America a due passi da casa, duemila ettari di tubature e cemento e ciminiere e impianti e capannoni e grigio e vapori e vita e morte. Una bruttezza di metallurgia e chimica che esattamente da 100 anni si vede da Venezia e le fa da contrappunto: bella l’una, orrifica l’altra. La necessaria schiena al volto della bellezza che nell’assenza di decòr racconta come stanno le cose: a Porto Marghera dal 1917 si lavora, si suda, si guadagna, si muore. Si muore di lavoro e di mancanza di lavoro, il tempo scorre e la narrazione si adegua. A cento anni dalla nascita di Porto Marghera la casa editrice Helvetia ha chiesto a 16 scrittori del territorio di raccontare dal loro punto di vista storie che raccontassero la Storia, vicende che inquadrano il luogo che nella terraferma veneziana è stato il personaggio protagonista del tema e dello svolgimento: Venezia fulcro industriale dell’Italia.

Hanno risposto tutti e in cinque mesi il libro ha preso vita: il 16 marzo nella sala Gabriele Bortolozzo di Marghera la presentazione ufficiale porterà le prime copie di questo lavoro voluto dall’editrice Claudia Spagnol e curato da Elisabetta Tiveron e Cristiano Dorigo (14 euro, 176 pagine) che riferisce in forma narrativa ciò che è vita di migliaia di persone, storie personali della terraferma che sono un tassello della Storia. «C’è una casa a Portomarghera/ sotto le ciminiere/ che un uomo e un ragazzo / dipingono e ridipingono / continuamente». È una delle poesie di Ferruccio Brugnaro che il sindaco di Venezia, suo figlio Luigi, predilige e cita sempre. Una esortazione all’impegno infaticabile di ridipingere sempre il fondale del presente che Ferruccio ha voluto regalare al libro. «Il mio personaggio si chiama Tony. Esiste davvero, l’ho visto in un reportage di Presa Diretta: aveva le lacrime agli occhi e parlava dei giovani operai di Monfalcone. Diceva: questi sono tutti precari, tutti sacrificabili. Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto?», racconta Nicoletta Benatelli. Cronista e scrittrice, nella fine del lavoro a Marghera racconta la precarietà della fine del lavoro tout court, oltre la fabbrica e le ciminiere. Dentro quei capannoni c’è stata morte ma anche epifania e una data simbolo è il 12 maggio 1980, data dell’assassinio del capo dell’antiterrorismo della Polizia di Venezia, il commissario Alfredo Albanese.

«Fu uno spartiacque, il giorno nel quale operai, studenti e poliziotti si ritrovarono tutti assieme a manifestare con le lacrime agli occhi in piazza Ferretto», spiega Gianluca Prestigiacomo, poliziotto e scrittore. Per Annalisa Bruni Porto Marghera è un paesaggio dell’anima nella storia di una coppia che festeggia 45 anni di nozze e parte dal Molino Stucky in un viaggio che attraversa le vicende di Venezia, Mestre, Marghera e intreccia il personale all’urbano e al politico. Giovanni Montanaro nel racconto - che pubblichiamo a lato - narra l’agonia di un padre operaio e della sua famiglia. Tra gli altri autori, Gianfranco Bettin (che si sofferma sulla parte mortale di quell’America a due passi da casa), Maurizio Dianese (sulle traversie di Gabriele Bortolozzo che sollevò il velo sulla verità della bruttezza di Porto Marghera), Sergio Tazzer (la nascita del più grande polo chimico d’Italia).

Monica Zicchiero
da Corriere del Veneto
3 marzo 2017


Le Musiche
, scelte da Claudio Tesser

Harold BuddAbandoned Cities [Harold Budd]

 
 

Copertina:
Un’immagine di Porto Marghera.

 
 

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