ReadBabyRead #37 dell’8 settembre 2011

Allen Ginsberg: “Urlo”

8 Settembre 2011

Allen Ginsberg

Urlo


per info su Franco Ventimiglia e Claudio Tesser:

www.letturaealtricrimini.it


Legge: Franco Ventimiglia


«Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo brucianti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte, che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su imbottiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda galleggiando sulle cime delle città contemplando jazz...».
Con questi versi, letti il 13 ottobre 1955 dallo stesso Allen Ginsberg - poeta marxista, ebreo e omosessuale - alla Six Gallery di San Francisco, davanti ad un uditorio sconvolto da un linguaggio poetico palesemente e oscenamente provocatorio, si apre Urlo, dedicato all'amico Carl Solomon, poesia diventata presto un testo fondamentale della Beat Generation. La straordinaria traduzione di Fernanda Pivano ci restituisce tutto il pathos e il genio di una ballata psichedelica, dissacrante, un grido di dolore e protesta contro l’America, feroce matrigna. Ma Urlo è anche colmo di tenerezza e umorismo: nei versi rapidi che incapsulano decine di esistenze e personaggi, nell’invito a non dimenticare ciò che è santo e vero nella vita.
Il poema è suddiviso in tre parti più una nota addizionale (non contenuta in questa lettura per motivi di spazio).
La Parte I è la più conosciuta, e descrive scene, personaggi e situazioni tratte dall'esperienza dell'autore e di quelle della comunità di poeti, artisti, politici radicali, musicisti jazz, drogati e pazienti psichiatrici che egli aveva incontrato. La Parte II è un lamento nei confronti dello stato americano, richiamata come 'Moloch' nel poema. Ginsberg fu ispirato a scrivere la Parte II quando vide un hotel in forma di mostro che chiamò Moloch durante una visione provocata dal peyote e gran parte della sezione stessa fu scritta sotto l'influenza di questo allucinogeno. La Parte III è direttamente indirizzata a Carl Solomon, che Ginsberg incontrò mentre stava visitando sua madre in un ospedale psichiatrico a Rockland, nello stato di New York, e descrive le esperienze, le speranze e le paure condivise dai due. La nota finale è caratterizzata dal ripetitivo mantra 'Holy!' ('Santo!') e il suo punto di vista ottimistico.
Il New York Times mandò il poeta Richard Eberhart a San Francisco nel 1956 per descrivere la scena poetica lì presente. Il risultato della visita di Eberhart fu un articolo pubblicato nel New York Times Book Review del 6 settembre con il titolo "West Coast Rhythms". L'articolo di Eberhart richiamò l'attenzione statunitense nei confronti di Howl come "il migliore poema del giovane gruppo" dei poeti che saranno conosciuti come i portavoce della beat generation.
Le premesse dell'opera Urlo sono nelle radici stesse dell'America del tempo, appena uscita dalla seconda guerra mondiale, ricca di grandi speranze democratiche e pronta a lanciarsi nell'avventura del Welfare State per garantire a tutti eguali opportunità. Nello stesso tempo l'America del periodo è attraversata da un clima di paura determinato della guerra fredda e le cui conseguenze si mostrano nella paranoia lanciata dalla Commissione per le attività antiamericane, presieduta dal senatore McCarthy. In questo clima di bigotteria sociale e culturale esplodono gli autori beat e a dare il via a tutto è senza dubbio proprio l'Urlo di Ginsberg. Ginsberg è poeta eclettico e singolare, ma se si scava nella sua formazione letteraria egli senza dubbio citerà Blake, Whitman, Rimbaud, Ezra Pound.
Il precedente immediato di Urlo e di Kaddish per tecnica del verso è senz'altro Whitman e soprattutto "Il canto di me stesso" (Song of Myself) il lungo poema di apertura di “Foglie d'erba”, un secolo esatto prima di Ginsberg. Il long line (verso lungo), così chiamato da Whitman, viene adottato da Ginsberg come unità fondamentale sia di Urlo che di Kaddish, miscelando ad esso la ritmica bebop caratteristica degli scrittori beat.

 
Le Musiche, scelte da Claudio Tesser



Métro, Parigi, Linea 2, Stazione di Belleville

Claudio Abbado, Fuga (ricercata) a 6 voci (Johann Sebastian Bach - Anton Webern)
Rosamunde Quartet, Quartetto n. 8 (Dmitri Shostakovich)

 
 

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Una foto di Allen Ginsberg

 
 

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