Il mondo sospeso e i suoi amati fantasmi

Benjamin Finger & James Murray

19 Marzo 2017

Un mondo sospeso che usa il silenzio per nutrirsi e si nasconde nell'immobilità colma di vita di una boscaglia ancora ricoperta da un sottile strato di neve, ultimo ricordo di un inverno distante.

Entrare in contatto con questa realtà a parte, questo universo che respira lento e si nutre dei suoni che vivono in bilico tra l'intimità dello sfioramento di una mano e il dolce scivolare del tocco digitale, crea beneficio e permette di conoscere le fattezze di una scuola musicale altra, che ancora crede nella gentilezza e nella passione, nella creatività e nel lavoro artigianale, tutte qualità che si svelano immediate, non appena le prime note sprigionate dalla sua essenza vengono a contatto con il nostro sorriso di esploratori volontariamente perduti in quell'immobile boscaglia, alla perpetua ricerca di amati fantasmi a cui chiedere storie da ascoltare.

La narrazione inizia con Ghost Figures di Benjamin Finger. Diversamente dal titolo del suo primo album, quel "Woods Of Broccoli" che probabilmente risulta divertente solo a noi italiani, l'artista norvegese si è sempre distinto per una serietà professionale che abbraccia le arti visive e la musica. Notevole polistrumentista, fin dal 2009 ci accompagna lungo un viaggio all'interno di un universo sonoro di non semplice catalogazione. Una particolarità che appartiene ad altri pochi musicisti, gente che sa come rapire l'ascolto senza dover osservare scuole di pensiero oramai consunte. L'italiana Oak Editions, dei lodevoli Giannico&Ballerini, ci offre il suo nuovo delicato lavoro permeato di dolce memoria e voluta improvvisazione avvolta di spleen e penombra, immersa nel profumo dei fiori e nel sussurro dei fantasmi.

Il battito continua a scorrere lento anche nell'ottava stella del sistema governato dal suono di James Murray. L'ascolto di Killing Ghost, uscito su Home Normal è un viaggio all'insegna del silenzio che governa la profondità del nostro pensiero. Ci addentriamo in questo ambiente seguendo i passi virtuali creati dalla testina del giradischi che insiste nel volere valicare il confine che la divide dal vinile, quasi avessimo oramai esaurito tutti gli ascolti e solo l'onda d'urto di una melodia esplodente sub-bass e lucida visionarietà potesse trasportarci oltre. Un'esperienza in bilico tra l'ascensione e la caduta, la redenzione e l'ineluttabile fine o forse l'immobilità nell'eterna stasi del respiro sonico/narcotico, laggiù nel limbo infinito.

 

 
 

 
 

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