Mirco Salvadori intervista Fabrizio Loschi

Libri da Bruciare

L'ardore bruciante della nuova editoria indipendente

15 Novembre 2016

“È un bel lavoro, sapete. Il lunedì bruciare i luminari della poesia, il mercoledì Melville, il venerdì Whitman, ridurli in cenere e poi bruciare la cenere. È il nostro motto ufficiale.” (Ray Bradbury)

Tutto quello che ho per difendermi è l'alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile.” (Philip Roth)

 

 Fabrizio Loschi, la prima ovvia domanda che intendo porti in quanto parte di questo nuovo collettivo editoriale riguarda ovviamente la follia. Quale genere di folgorazione collettiva coglie chi decide, in un paese letteralmente allo sbando anche in campo editoriale e per quanto riguarda il numero sempre minore di persone che acquista e legge libri, decide – dicevo - di aprire una nuova casa editrice e non solo letteraria.

 Libri da Bruciare nasce come conseguenza ad uno “stato delle cose”; una fase storica, questa che tutti noi viviamo, dove si tende a pubblicare consenso o, in alternativa, dissenso ammaestrato. Sono figlio della stagione fertile delle fanzine, delle autoproduzioni, dei libri fatti in casa; dell'urgenza delle idee e del dare loro un corpo. Tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso l'esperienza editoriale in Italia e in Europa è stata un incredibile laboratorio culturale; un momento dove abbiamo assistito alla fusione di musica, pensiero filosofico e molteplici altre discipline artistiche. L'avanguardia era davvero alla portata di tutti, bastava entrare in libreria o andare dall'edicolante sotto casa, era sufficiente essere curiosi; dote rara di questi tempi, anche se si vive nell'illusione collettiva dell'iper informazione. Oggi lo stesso materiale non troverebbe vie di diffusione, anzi si finirebbe probabilmente tutti in tribunale. E' stata una stagione irripetibile di cui ancora adesso vediamo le conseguenze, le costolarità; ma sono eco opache che ci arrivano da un tempo finito. Libri da Bruciare nasce a tavola, da un momento conviviale tra amici. Un piccolo gruppo eterogeneo, un carotaggio di umanità superstite. Siamo perfettamente consapevoli di aver intrapreso un'azione suicida, o perlomeno fortemente masochista, ma la voglia di dare voce a pensieri “altri e alti”, in forma tipografica o sonora, si è evoluta in necessità. Fondare Libri da Bruciare è stato sostanzialmente un gesto artistico: un'azione di neosituazionismo post industriale.

Libri da Bruciare: quale è stata la spinta propulsiva e come siete riusciti a creare dal nulla una realtà culturale di non facile realizzazione.

 La spinta, o motivazione iniziale è semplice. Circa due anni fa sono stato contattato da un importante gruppo di stampatori italiani che mi aveva proposto la direzione artistica della loro casa editrice. Ho lavorato parecchio per organizzare un progetto che prevedesse tipologia di investimento, rientri, ripartizione degli utili con gli autori, tempistiche ecc. Ma quando ho proposto il primo titolo (uno splendido libro di grafica che pubblicheremo noi a breve) mi è stato risposto che il loro pubblico avrebbe potuto fraintendere e che loro non erano disposti a "rischiare"; quindi mi è stato chiesto di passare alla seconda proposta. Ovviamente mi sono molto arrabbiato e sono uscito senza più rientrare. Ho lasciato che passasse qualche mese, in altri casi si potrebbe parlare di elaborazione del lutto, poi ho fatto la mia proposta ad un gruppo di amici. Ci siamo autotassati istituendo un'Associazione Culturale senza scopo di lucro, infatti tesseriamo i nostri lettori e le librerie che decidono di lavorare con noi; è l'unica modalità legale per iniziare a lavorare senza spendere troppi soldi nella fondazione di una nuova società.

Chi ha appiccato il fuoco sacro, chi siete e che percorsi avete?

 Se, come ti dicevo, è esistita una motivazione iniziale definirei il nostro agire come un "girotondo tra incendiari"; individualismi che scontrandosi danno vita ad un'azione corale. Siamo otto persone che provengono da ambienti sociali, politici e culturali molto diversi e spesso in contrasto tra loro; siamo un piccolo gruppo di amici che hanno in comune l'amore per il pensiero individuale, per l'arte in ogni sua forma espressiva e che riconoscono il loro agire nella definizione "non allineati e non collaborazionisti"

 


Il nome che avete dato alla casa editrice son certo creerà dibattiti a non finire tra gli amanti e i detrattori dell'arte provocatoria. Perchè “Libri da Bruciare”, una definizione che simultaneamente porta alla memoria roghi mai veramente spenti o storie colme di calore ad alto grado nella scala Fahrenheit. In realtà so che esiste un'idea di fondo ed una solida spiegazione.

 Libri da Bruciare è una provocazione dichiarata, voluta e consapevole. Ogni volta che una dittatura prende il sopravvento sulla società che la genera, la prima azione che viene messa in atto è fare tabula rasa delle idee o memorie definite ostili. Il consenso generalizzato è da sempre il primo obbiettivo di ogni dittatura. Il consenso generalizzato è un'arma di distruzione quanto di distrazione di massa. La storia millenaria dell'umanità ce lo dimostra e anche oggi nel terzo millennio dell'orgoglio da onanismo tecnologico le cose restano immutate. Ogni volta che si distrugge scenzientemente un libro, uno spazio o un'opera d'arte, per quanto a noi possa apparire lontana o avversa, vince solo l'afrore della mediocrità intellettuale e la pochezza, espressioni dirette di ogni partiismo. I Libri da Bruciare siamo noi; siamo consapevoli di essere l'elemento sacrificabile sull'ara del libero pensiero.

Conoscendo il tuo agire e quello degli artisti che frequentano il vostro circolo culturale, so che il termine trasversale è la chiave d'entrata che aiuta a capire il vostro pensiero, lo stesso che vi ha spinto ad inaugurare una casa editrice. Un pensiero forte che non tiene conto delle matrici politico-culturali ma le rifugge, va oltre, cerca una nuova via espressiva che sia realmente libera da schemi nei quali bene o male tutti noi siamo da sempre legati. Un'operazione non facile, ad alta gradazione provocatoriamente utòpica. Spiegami.

 Ognuno di noi, intendo il gruppo degli incendiari fondatori, ha una storia personale fatta di appartenenze a gruppi, simboli, ideologie dei quali si sente profondamente orfano. Non riteniamo possibile attuare, o perlomeno tentare, l'elaborazione di un nuovo pensiero se la "rivoluzione" non inizia da noi come singoli. Tutti noi conveniamo che in questi ultimi venti anni sia stato messo in atto un processo di disinnesco progressivo di ogni ideologia attraverso una lobotomia collettiva che vede la comunicazione di massa tra i colpevoli più accreditati. Abbiamo provato sulla nostra pelle i pesi e le sconfitte ereditate da dogmi del secolo scorso; oggi mi onoro di condividere il mio tempo, le mie elucubrazioni e la mia tavola con persone che in tempi passati avrei definito nemici. Il pensiero individuale è la vera forma di terrorismo culturale perseguibile oggi; e questo è un pensiero che mi pregio di avere forgiato in tempi non sospetti, molto prima di Libri da Bruciare. La trasversalità è l'elemento fondamentale per un agire longevo e scevro da preclusioni intellettuali. Fare cultura è fare politica, quindi aprirsi, a proprio rischio e pericolo, all'altrui giudizio. Non sono un utopista, anzi a volte vengo accusato di eccesso di pragmatismo, ma l'arte è sempre un sogno suicida che diviene materia attraverso un progetto. Il nostro progetto è portare in superfice l'esperienza umana dell'etereroglossia; dissenso compreso ovviamente.

 In relazione a quanto detto, credi l'uso della provocazione abbia ancora un valore e un senso. Avete pensato di attuarla in qualche modo all'interno delle uscite legate alla casa editrice?

 La provocazione ha un senso solo se anticipa un progetto, se dietro al gesto teatrale albeggia un divenire. Oggi si provoca spesso in modo gratuito ma il risultato è solo una comicità da guitti, come pulviscolo che non sedimenta mai; boutades di basso teatro gestite più per distrarre che per generare riflessioni. Siamo nell'epoca del comico tuttologo, del cuoco filosofo e urbanista, delle divinazioni da telecomando. Io tutto questo lo trovo inquietante, ridicolo oltre che terribilmente pericoloso. Naturalmente queste posizioni hanno un forte riflesso sulle nostre proposte e sono il motivo per cui, nonostante l'abbondanza di materiale che ci è già pervenuto, continuiamo un'opera di selezione attentissima: pochi titoli molto meditati e fortemente voluti.

Torniamo ai Libri da Bruciare e alle prime due uscite nella collana i Cerini. Puoi illustrarcele?

 Il primo titolo che abbiamo pubblicato è "Lunga vita al Genius Loci" di Gianruggero Manzoni, un intellettuale che non ha certo bisogno di presentazioni, visto la sua ricchissima biografia; un personaggio complesso quanto poliedrico che si è espresso negli anni in più discipline dalla scrittura alla critica d'arte senza dimenticare la sua attività pittorica. Il saggio che abbiamo pubblicato è un’opera che amo definire inversamente proporzionale, vista la forma editoriale tascabile in contrapposizione al contenuto. Lo sintetizzo, per amore di brevità, come l'anticamera ragionata al dissenso organizzato. E' davvero uno scritto di grande spessore dove l'autore, senza ambire a conclusioni pregiudiziali, accompagna il lettore nella disanima di una contemporaneità malata ed influenzata dai poteri mercantili e massmediatici. Un libro denso e documentatissimo che permette al lettore diverse direzioni di ricerca personale. Il secondo titolo uscito per la collana "i Cerini" è "Phabulae" l'esordio editoriale di Stefano Bonfreschi; più che una serie di racconti brevi lo definirei una modalità di racconto. Si tratta di una serie di scritti che l'autore modenese ha raccolto in trent'anni di gelosa pazienza e dove confluiscono tutti i temi fondanti della sua formazione culturale. Nell’italiano di Bonfreschi, usato con grande gusto e parsimonia, si ritrova un mondo; quello di una Italia minuta che vive di sottili ombre metafisiche, nutrendosi di mutevoli nuvole, e che oggi ci appare lontanissima. Le Phabulae potrebbero essere le esatte trascrizioni di antiche leggende popolari invece sono belle cartoline, spedite in tempi remoti, da un mondo che oggi non esiste più; la fantasia incantata della curiosità più colta. Credo che questo libro si possa definire una piccola perla ed un esordio folgorante.

So che ci sono già altre uscite in programma e non solo letterarie, puoi darci alcuni ragguagli in anteprima?

 Posso anticipare che le prossime uscite saranno i due titoli che andranno a inaugurare la collana "Molotov"(formato 29 x 29 cm.) dedicata alle arti visive, pittura, grafica e fotografia; a seguire i primi due titoli della collana "suoni da Bruciare"; una serie di supporti fonografici in forma, per ora. di cd. che tendono al far emergere ricerche condotte su territori sonori, il termine musicale sarebbe riduttivo, non ancora esausti. Mi scuso per la riservatezza sui nuovi titoli ma da neofiti stiamo affrontando l'esperienza del contratto editoriale e preferiamo mantenere un adeguato riserbo su autori e pubblicazioni fino a che l'opera non avrà trovato forma e produzione definitiva.

Come avete organizzato la vendita del catalogo, i vari titoli si potranno trovare nelle librerie e/o negozi di dischi della penisola?

 Possiamo dire che ci troviamo agli albori di noi stessi, siamo solo all'inizio di un percorso a noi molto chiaro come direzione, ma terribilmente accidentato. I nostri libri, e non solo, si possono acquistare direttamente attraverso il nostro sito www.libridabruciare.it ; abbiamo scartato le offerte dei vari distributori, compreso quelli digitali, imponendoci un capillare lavoro di ricerca sulle librerie indipendenti. Il nostro obiettivo sarebbe quello di avere, come punto di riferimento fisico, una libreria indipendente in ogni città... ma siamo solo all'inizio e la strada è lunghissima.

Fabrizio Loschi, indomabile e libero artista quale la tua previsione, sarà un fuoco breve ma di forte intensità o le braci arderanno a lungo e per molto tempo, continuando a scaldare il pensiero dei molti errabondi naufraghi in questo mare di precotta e inscatolata cultura.

 Ciò che penso sullo stato dell'arte nel triste panorama del nostro accadente è manifesto da tempo; l'esperienza oramai decennale di Democratura parla da sola: il dissenso non paga. Non ci aspettiamo certo dei risultati imprenditoriali esaltanti e sicuramente questa di Libri da Bruciare è un'azione dove il pareggio di bilancio sarebbe visto come un successo. Non abbiamo altri sponsor oltre noi stessi e siamo orgogliosi di non vantare alcun appoggio di tipo partitico; detto questo non posso negare uno straordinario desiderio di continuità, ulteriormente motivato dalla lettura e dall'ascolto di opere e autori di cui conoscevo poco o niente. Permettere all'arte di manifestarsi nella sua incondizionata libertà di espressione è a sua volta una forma d'arte. Noi generiamo ciò che ci nutre.

 
 

 
 

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