W Bob Dylan

Luigi Finotto sul Nobel per la Letteratura 2016

14 Ottobre 2016

Le battutine un po’ dileggianti che stanno accogliendo il Nobel a Bob Dylan sono le medesime che accolsero, a suo tempo, il Nobel a Dario Fo. In realtà sia questo che quello sono Nobel meritatissimi.

La letteratura è cosa assai più ampia, complessa e articolata della Storia ufficiale della Letteratura. L'espressione, la manipolazione e l'uso della parola, la capacità di evocare e creare piani creativi e interpretativi, sono tutti elementi che costituiscono l'universo della letteratura. Personalmente io darei il nobel della letteratura anche a un griot africano, ad un cantastorie, a un illusionista delle parole, a un interprete della tradizione orale. E' letteratura anche la parola che non lascia alcuna traccia stampata ma che è parte della vitalità espressiva e della tradizione di una comunità. Bisogna avere l'elasticità mentale per riconoscere queste cose. Non può essere un perimetro o una sequenza di regole e limiti a stabilire una classifica tra ciò che è espressione creativa e ciò che non lo è o lo è in misura marginale.

Dylan è apparso sulla scena poetico musicale negli anni 60, ha preso per mano la tradizione folk americana e l'ha traghettata, trasfigurandola, nei terreni impervi del rock e del blues. Ha accettato la popolarità ma l'ha anche sfidata con "like a rolling stone" rivendicando la libertà come forma di sopravvivenza e il diritto di essere anche sgradevole e incomprensibile se questi sono gli approdi a cui conduce la propria poetica o quello che è.

Dylan è un grande scrittore/poeta/cantante, perché ben pochi come lui hanno segnato e indirizzato un tempo senza esserne schiavi. E' un grande scrittore/poeta/cantante perché non si è mai ripetuto, perché ogni cosa che ha avuto tra le mani è diventata altro da ciò che era, perché non hai mai temuto né di essere popolare né di essere elitario. E' passato dal folk americano a Rimbaud , dall'armonica a bocca alla chitarra elettrica, rimanendo sempre un inquieto viandante ebreo curioso di storie e parole e avido di giustizia, quella semplice e primordiale.

 
 
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