L'albero e il poeta

dedicato a Evandro Della Serra

13 Agosto 2016

Ognuno di noi ha un albero.

Non parlo dell'albero genealogico, nemmeno l'albero della vita della tradizione cabalistica, ma un albero vero di quelli con le radici ben piantate a terra. E' sotto quell'albero che formuli i primi pensieri, dove costruisci la prima capanna, dove ascolti suoni che sembrano raccontare. Almeno per me è stato così.

Nel basso Piave spesso gli alberi crescono lungo le sponde dei fossi o dei canali, ma oramai ce ne sono sempre meno e sembra non valgano più nulla, che abbiano perso senso, come le parole del resto. Legna da ardere, al massimo, ma assai più spesso fonte di pericolo per gli uomini e i loro beni (gli alberi, non appena possono, schiantano al suolo travolgendo tutto) e fonte di sporco (perdono foglie, fiori, frutti, rami. Perdono di tutto e di più). Come dicono da queste parti, l'albero “intriga”.

Quando qualche anno fa traslocai a Grassaga, piccola frazione del sandonatese che prende il nome dal canale che l'attraversa, notai subito quel l'enorme pioppo lungo il canale proprio al centro del paese. Forse perché, proprio come il “mio” e come succede spesso agli alberi che crescono sulle sponde dei corsi d'acqua, era storto. Si sporgeva pericolosamente come attratto dall'acqua e lì specchiava le sue forme. Un po' come accade a noi nati lungo i fossi: cresciamo “storti” e attratti dall'acqua . L'acqua era compagna dei giochi estivi e si trasforma in ghiaccio in quelli invernali. Questa stortura è la scoperta del bello dove non te lo aspetteresti, è lo specchiarsi nell'altro, sia nel paesaggio naturale che in quello culturale. Mentre quello che è dritto e sembra normale altro non è che l'igienizzazione di tutto ciò che “intriga” e crea quel deserto nel quale non cresce più nulla. Oggi sembra che del significato della parola “intrigare” resti solo l'accezione dialettale ossia che ingombra, e non quella dell'italiano ovvero ciò che interessa, incuriosisce, attrae.

Ma per fortuna c'è chi continua ad essere così “storto” da sembrare strano, con una crescita non lineare, con radici piantate qui ma con la tendenza a riflettersi nell'altro da sè. Noi fatti così non sappiamo scegliere tra cielo e acqua, tra i merli e le carpe, tra le ninfee e le ortiche perché ci piacciono i colori di tutti questi mondi. Come gli alberi storti siamo di confine tra terra e acqua, tra cielo e mondo sommerso e ci piace sporgersi oltre le frontiere, anche quando sembra pericoloso. Disgraziatamente quell'albero lungo il Grassaga qualche tempo fa è caduto dopo un temporale. E' stato un giorno triste alleviato solo dalla speranza che le spore sparse facciano crescere altri alberi che brillino riflessi nell'acqua.

Successivamente ho saputo che quell'albero fu piantato dal nonno del poeta Evandro Della Serra il giorno della sua nascita, insomma era il suo albero. Ora che il poeta ci ha lasciati il dolore è alleviato solo dalla speranza che le spore da lui sparse sparse (le sue parole, le sue poesie) facciano crescere altri “storti” che si sporgano alla scoperta di mondi dall'indefinibile bellezza.

*******************************************************

Opere di Evandro Della Serra:

•Controversi, Chioggia 2009. Con Mery Nordio.

•Di Sabbia e di Sassi, Chioggia 2010. Con Mery Nordio.

•De Amor e de altri strafanti, Jesolo 2010. Con Giovanna Digito.

•Verrà la morte e avrà il tuo naso, 2011 con Pietro Vanessi.

•Scaraboci. Quarto d'Altino 2011. Ed.Mimisol.

•Didascalie. San Donà di Piave, 2012 Con Mascia Melocchi.

•Faive. Milano 2014,ed. del foglio clandestino.

•Existenz Roma 2015, Con Pietro Vanessi.

 
 

 
 

    video

  • Brilliant Trees (David Sylvian)
loading... loading...