Massimo Carlotto: Per tutto l’oro del mondo

Un nuovo caso per l'Alligatore (edizioni e/o)

23 Dicembre 2015

Massimo Carlotto non sbaglia un colpo .

Per tutto l’oro del mondo” è il suo ultimo romanzo. Ennesima avventura dell’Alligatore, un personaggio che almeno letterariamente è la sua piu’ fortunata invenzione.

Chi è l’alligatore? E’ un irregolare,un ex detenuto,uno che da tempo, per circostanza e sua volontà vive ai margini della società, quella delle regole e degli incensurati. Insieme ad altri due amici, Max la Memoria e Beniamino Bellini, ambedue dai curricula ingombranti, non propriamente irreprensibili, costituisce un gruppo informale, una sorta di “soggetto unico”, con tre teste, tre sensibilità e tre competenze distinte. Sono detective, anzi per meglio dire indagatori. La loro cassetta degli attrezzi non e’ fornita di strumenti ordinari, la loro attività non e’ supportata da “regolari permessi”, le loro azioni non lasciano tracce in verbali o documenti. Anni di irregolarità gli hanno consentito di costruire una rete di conoscenze, di contatti,di legami, di contiguità con mondi borderline: il loro passato li ha collocati irreversibilmente in una zona liquida e informe in cui gli uomini e le donne si relazionano, per lo piu’, regolando conti in sospeso e aprendone altri e , tutti assieme si affidano, piu’ alla memoria , a brandelli di etica , a piccoli o grandi tradimenti , piuttosto che alle convenzioni e alle buone regole.

L’alligatore, quindi, indaga. I committenti sono coloro che non hanno interesse a rivolgersi alla Polizia o a un ordine costituit , o perché hanno molto da nascondere o perché sono interessanti solo a pezzi di verità che non necessariamente coinciderebbero con quella processuale o anche perché sono interessati non tanto a ripristinare l’ordine smarrito, quanto piuttosto ad avere qualche dritta ulteriore per districarsi meglio nel disordine o nel buio. Insomma trattasi di quel genere, diciamo pure letterario che va sotto il nome di “noir” e del quale , a mio modesto parere Massimo Carlotto e’ l’interprete piu’ interessante e innovativo. Il noir non va confuso con il giallo. Il giallo ristabilisce l’ordine delle cose messo in discussione dal delitto,ripristina lo status quo e agisce come “soluzione”: in ciò e’ matematico e irreversibili, l’indagine è il percorso che conduce scientificamente dall’ipotesi alla tesi e l’investigatore e’ un “dio” che monda la scena da ogni male Il noir, invece, non contempla un ordine che segue a un disordine, una contrapposizione netta tra buoni e cattivi e soprattutto non preveda la figura dell’indagatore quale deus ex macchina,al di sopra e terzo. Il noir viaggia nel torbido e nell’oscuro dell’animo umano e viaggia fino al crimine,lambendone le ragioni e gli sviluppi. L’ investigatore è parte integrante della trama, suscettibile di errore, esposto alle emozioni e alle debolezze. Nel Noir, come è stato osservato, crimine e inchiesta si fondono e l’indagine stessa sfuma nel quadro complessivo. Il noir e’ tanto interessato alla società e attirato dai suoi lati oscuri, quanto il giallo ,invece, li evita, li esorcizza come corpi estranei da rimuovere. Carlotto, come e piu’ di altri, ha compreso le potenzialità del genere quale strumento di lettura e scandaglio della contemporaneità, collocando spesso i suoi romanzi tra narrazione e cronaca, tra finzione e precisa ricostruzione ambientale e storica. Il noir, in questo modo, conferisce a chi scrive, margini di libertà stilistica e espressiva che mai potrebbe esserci in un reportage e consente anche di elaborare ipotesi e svelare verità che i limiti oggettivi di una mera ricostruzione storica impedirebbero. Il noir come modo di raccontare l’Italia e le sue dinamiche piu’ profonde. Carlotto in vent’anni e passa di produzione e non solamente con le avventure dell’Alligatore, ha realmente cercato e spesso riuscito a fare di questo genere, uno sguardo sul nostro paese.

La trama di Per tutto l’oro del mondo si snoda a partire da un duplice omicidio in villa nella zona del Nordest Italia. Nonostante gli sforzi, le indagini non conducono a nulla. Due anni dopo il fatto Marco Buratti (L’alligatore) viene contattato per indagare sul crimine e scoprire i responsabili. Il suo cliente è il più giovane che gli sia mai capitato, ha appena dodici anni ed è il figlio di una delle vittime che lo ingaggia offrendogli venti centesimi di anticipo. Questa e’ la premessa , il punto di avvio. Nulla, a partire da questo momento e’ ciò che appare, nessuna verità è a portata di mano ed ogni passo avanti schiude nuovi orizzonti, allunga ombre lunghe alle quali nessuno sfugge. La vicenda e’ come sovrastata da una patina di fuliggine che sporca chiunque sia sotto. La descrizione del Nord Est è quella di una terra che si è arricchita troppo rapidamente per poter anche elaborare un rapporto equilibrato e critico con il suo benessere. Tra il crimine diffuso, cioè quello delle rapine nelle ville e la reazione “popolare” al crimine, si stabiliscono dinamiche inquietanti e spirali perverse e sono queste ultime con tutte le loro implicazioni a trecento sessanta gradi, saltando qualsiasi distinzione tra il lecito e l’illecito,che costituiscono la materia sulla quale l’autore concentra la sua attenzione e la sua prosa. Carlotto la chiama “zona grigia”:quella zona in cui le regole si allentano,i riferimenti morali si relativizzano,l’avidità divora e ingrassa e l’unica urgenza è quella dell’accumulazione , versione rozza e primordiale di ricchezza e capitalismo . Criminalita’ e politica si cercano e si strumentalizzano a vicenda Pubblici amministratori , professionisti di ogni genere e criminali sono spesso fili del medesimo tessuto connettivo. I derubati e i ladri sono gli “attori” del furto,se un furto fosse una scena ma le parti, possono invertirsi,perchè ,comunque, il ladro’ è un criminale ma il furto e’ sempre meno un crimine e sempre piu’ un’opportunità . In “Per tutto l’oro del mondo” l’unico innocente è il bambino, al quale ho accennato all’inizio,tutti gli altri hanno qualcosa da guadagnare, amici da tradire,verità da occultare, torti da vendicare e colpi da infliggere:troppa roba per avere anche un’etica da seguire. Ma c’e’ uno stile Carlotto anche nella scrittura e non solo nei contenuti. Carlotto ha una prosa scorrevole,apparentemente persino sciatta e semplice:non si dilunga in descrizione fisiche o paesaggistiche particolari,ne tanto meno in tentativi di introspezione psicologica , non divaga su questioni di contorno:ciò che scrive è essenziale La sua narrazione segue i fatti,li espone e ogni tanto ,quando capita, ossia quando ciò e’ funzionale allo sviluppo della vicenda, accenna con scarne ma efficace pennellate ad aspetti caratteriali ,motivi esistenziali, descrizioni fisiche. Nei romanzi di Carlotto e cosi anche in questo, succedono fatti ed è la loro successione che delinea in controluce anche i risvolti emotivi e tutte quelle dinamiche e spirali fosche e perverse di cui prima si parlava. E’ uno stile,insomma,che consente i famosi diversi livelli di lettura dove nessun livello esclude l’altro . Una costante nei romanzi di Carlotto ed in questo assai piu che negli altri è la presenza della musica,nella fattispecie jazz e Blues. Ecco,quando parla di musica Carlotto è ,invece,assai descrittivo e particolareggiato .La musica è una divagazione che da una parte attenua e stempera la tensione e dall’altra è un rifugio vitale,un’atmosfera che avvolge e protegge,una specie di zona franca , l’unica nella quale puoi sprofondare sapendo che risalirai da solo,come e quando vuoi….e se vuoi!

 
 
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