+ Proiezione di " Numero Zero - Alle origini del Rap italiano"

Sabato 12 DicembreCentro Sociale RivoltaVia F.lli Bandiera, 45 - Marghera (VE)


Alle Ore 20.30 - In anteprima per il Veneto

Proiezione del documentario

Numero Zero

Alle Origini del Rap Italiano

Sarà presente il regista Enrico Bisi

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a seguire:

Kaos One & Dj Craim

Presentazione dell'album "Coup de Grâce"

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Special Guests:

Mezzosangue & Dj Ernest Powell

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Warm-Up & Aftershow:

Dj Tech & Dj Rumble (Soul Riot)

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Apertura Cancelli 21.00

Ingresso 10 Euro


Kaos One

Ho visto Kaos One per la prima volta a Bologna alla jam Tinte Forti, mi pare fosse il 1995. Di lui conoscevo “Let’s get dizzy” dei Radical Stuff e il pezzo “Don Kaos” sulla Rapadopa, un pezzo che già allora faceva da spartiacque. In quell’occasione non andai oltre il semplice saluto. Lo incontrai di nuovo dopo qualche mese, in occasione di un live dei Radical Stuff al Forte Prenestino; in quel periodo stavamo registrando “Odio Pieno” e azzardai la richiesta di un featuring sperando che la sua conoscenza con Ice, e le birre che gli avevo offerto quella sera giocassero a favore. Disse subito di si, e qualche settimana dopo me lo ritrovai ospite a casa mia. Tipo strano Kaos. Ha la voce roca che sembra una motosega sull’osso. A prima vista mette una certa inquietudine, lo sguardo impassibile che sembra sempre fissare un punto distante ed una serietà difficile da scavalcare. Per me lui era il veterano dell’old school, quello che faceva rap già da dieci anni mentre io ero solo un pischello con la chiacchiera sciolta che ne sapeva ben poco, eppure… Abbiamo passato due giorni a parlare di rap, di libri, di cinema, di fumetti e di quello che ci passava per la testa. Io tiravo fuori i miei quaderni e gli leggevo le ultime strofe scritte e lui rispondeva facendomi ascoltare una cassettina con degli inediti (fra cui la spettacolare “Marco se n’è andato..” con la base di Neffa e la voce campionata della Pausini come ritornello, e il testo che raccontava di Kaos che parlava di se stesso dopo che si era suicidato…). Avevo letto i suoi testi, lo avevo visto sul palco, aggressivo, rabbioso, simile ad un guerriero sul campo di battaglia. Ma in quei due giorni passati insieme ero riuscito ad intravedere l’altra sua faccia: quella di una persona riflessiva, educata e con un’inaspettata propensione all’umorismo e alla battuta. Un momento prima si esaltava a mille, soprattutto quando mi raccontava di qualche pezzo rap americano che gli piaceva particolarmente e mi rappava interi pezzi, il momento dopo si faceva più cupo, pensieroso, e mi diceva che era insicuro del suo rap in italiano perché aveva sempre rappato in inglese, mi diceva che non era convinto, che non era bravo a fare freestyle. Tutto questo senza mai smettere di fumare, perché è impossibile pensare a Kaos senza pensare alle sigarette che fuma. L’ho visto addormentarsi con accanto al letto un bicchiere di vodka e le sigarette e a metà della notte svegliarsi per farsi un sorso e accendersene una e poi rimettersi a dormire, in perfetto stile Bukowski. Ora ha smesso di bere, ma non ha mai smesso di accendersi una sigaretta dopo l’altra e quando lo incontro dietro qualche palco è come rivedere il fratello maggiore con cui hai sempre parlato poco, meno di quanto avresti voluto. Sono passati tanti anni e ultimamente gli ho sentito più volte ripetere la storia che il prossimo disco sarebbe stato l’ultimo, che basta, il suo tempo stava per giungere al termine. L’ho visto aspettare le tre di notte prima di salire sul palco senza battere ciglio, affrontare i peggiori impianti con la stessa carica con cui si affrontano i migliori, l’ho visto in perfetta simbiosi con Moddi e l’ho visto da solo, senza nessuno che gli facesse le doppie andare avanti fino alle fine, senza mollare mai una rima, senza perdere mai la battuta. L’ho visto dietro ai giradischi esaltarsi per i dischi che passava, e l’ho visto da una parte, con lo sguardo perso nei suoi pensieri, senza dire una parola per intere ore. Sono passati più di dieci anni dal nostro primo incontro e in questo tempo ho cambiato molto spesso idea sulle cose. Sono passato dall’esaltazione delle prime jam a un brutto scetticismo che mi ha fatto perdere molta della fiducia che avevo nel “magico” mondo dell’hip hop. Ho perso un po’ di passione e ho cominciato a trovare sempre meno motivi. Ma ogni volta che vedo Kaos su un palco mi ricordo che alcuni di questi motivi stanno ancora lì, inossidabili come se il tempo fosse un optional, mi ricordo da dove vengo, e soprattutto mi ricordo perché questa musica ancora mi scuote dentro e mi fa sentire parte di qualcosa che davvero non saprei spiegarvi meglio di così.

Danno

Mezzosangue

Mezzosangue è un giovane mc romano, classe ’91, che ha catturato l’attenzione della scena con la sua partecipazione al contest Captain Futuro 2012 organizzato da Esa (la traccia in questione è la numero cinque di “Musica cicatrene“). Qualche minuto di Rap
ha permesso al ragazzo in passamontagna di essere notato come uno dei migliori partecipanti all’evento e, qualche mese dopo, di essere sponsorizzato sulla pagina Blue Nox, collettivo noto e stimato da chiunque mastichi il Rap italico ben fatto. Se Mezzosangue è stato accolto da Kiave, Ghemon, Macro Marco e soci, possiamo aspettarci che il disco in questione sia perlomeno valido. Le cose stanno, effettivamente,così. L’approccio di Mezzosangue è molto immediato: il flow è deciso, l’interpretazione ruvida e il gusto musicale decisamente esplosivo. Il boom­bap è orientato a sonorità classiche e accompagna nel miglior modo possibile l’attitudine battagliera del nostro. Si tratta, beninteso, pur sempre del primo progetto che Mezzosangue fa uscire (a parte la precedente esperienza nell’Emigrates Klan come Jam): aspettarsi di avere tra le mani un capolavoro sarebbe quindi prematuro; ma, intendiamoci, le trovate gradevoli ci sono e hanno il loro peso. Il disco, in ogni caso, affronta gli argomenti usuali per l’uscita d’esordio di un giovano mc, l’amore per la musica è snocciolato nelle barre della titletrack, l’orgogliosa rivendicazione di sé in quelle di “Still proud”, la critica sociale disillusa in “Soldiers” e “Secondo medioevo”, la biografia in “Mezzo­sangue”. Il tutto è condito da un maledettismo ironico (evidente in “Piano a”) e da una malinconia che emerge anche negli episodi più intimistici (“Never mind”). L’approccio è quello giusto e, come si può evincere dalle interviste che Mezzosangue ha rilasciato, abbiamo a che fare con un ragazzo intelligente, che sa
quello che fa e possiede i mezzi per crescere artisticamente. La sua bravura lirica e la sua attitudine seria e – a suo modo – conscious (nel senso che il messaggio ha un grande peso rispetto alla messa in mostra di sé) fanno certamente ben sperare e perciò ci auguriamo di avere presto tra le mani un suo vero e proprio album. Nel 2015 esce con il tanto anticipato Soul of a Supertramp Il suo ultimo lavoro, in freedownload qui: http://www.mezzosangue.com/ è già un classico underground.

Numero Zero - Alle origini del Rap Italiano"

Negli anni 90, l'onda del rap si propaga da oltre oceano ed arriva in Italia generando un sottobosco di esperienze artistiche e musicali che, sebbene inizialmente fossero conosciute solo dagli estimatori del genere, arrivano ben presto al grande pubblico. Nel 1994 esce "SXM" dei Sangue Misto, l'album che più di tutti segnerà quel periodo. Fino al 1999 è un fiorire di gruppi ed artisti sotto la luce dei riflettori di tutti i media. Poi, progressivamente, la decadenza. Già nel 2002 inizia un'altra fase del rap. Alcuni protagonisti di spicco del decennio precedente abbandonano la scena, altri resistono fino a diventare, nel presente, artisti di riferimento per due generazioni di pubblico. Numero Zero racconta la golden age dell'Hip Hop italiano attraverso la voce dei suoi protagonisti: una lezione impressa nella storia di questa musica ed una riflessione sul presente, grazie al coinvolgimento di un narratore d'eccezione: Ensi

 
 
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