Beach House – Depression Cherry

by MonkeyBoy (Vinylistics)

4 Settembre 2015

I Beach House arrivano al quinto album, Depression Cherry, con alle spalle poco più di 10 anni di carriera. Dal 2004, Victoria Legrand (voce, tastiere e testi) e Alex Scally (chitarra, tastiere) fanno musicalmente coppia fissa e dal 2006, l’anno dell’omonimo esordio, lavorano con precisione chirurgica ed innata naturalezza per ridefinire una volta per tutte il concetto di dream pop che tutti abbiamo nella nostra testa. Ora, queste cose sono ad uso e consumo di chi ancora non sapesse chi sono, mentre per le persone con un paio di orecchie attaccate alla testa album come Teen Dream(2010) e Bloom (2012) fanno rima, soprattutto quest’ultimo, con qualcosa di molto vicino al capolavoro. È quindi comprensibile come la notizia di un nuovo LP (via Sub Pop e Bella Union) del duo di Baltimora – ormai consacrato come protagonista assoluto della scena indie mondiale – sia atteso con trepidazione e con quel minimo di timore che nasce dal fatto che prima o poi tutti possano fare un passo falso.

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Registrato tra novembre ‘14 e gennaio ’15 allo Studio In The Country di Bogalusa, Louisiana,Depression Cherry si avvale della collaborazione del fidato Chris Coady (Yeah Yeah Yeahs, Tv On The Radio, Grizzly Bear) in fase di produzione. A dispetto del titolo piuttosto obliquo (e che loro si rifiutano sistematicamente di spiegare), del fatto che sì la copertina è davvero in velluto e della nota di accompagnamento infarcita di citazioni altisonanti (dalla Yoshimoto a Schopenhauer), il disco rappresenta per i Beach House un ritorno alla semplicità delle prime cose (si pensi al debutto e aDevotion) con canzoni più leggere e meno cariche di epicità, incentrate sulla melodia e strutturate su pochi strumenti, dove la chitarra di Scally sovente si gioca il posto con le tastiere ed i synth vintage della loro infinita collezione. In particolare si registra il ritorno dell’amata drum machine con la batteria suonata live in un ruolo assai minore rispetto all’ultimo lavoro, mentre la vocalità di Lagrande è qui molto ragionata, svariando poco ed innalzandosi raramente rispetto a quanto ci aveva abituato. I nove brani mantengono una lunghezza a misura di passaggio radio anche se il fatto di non avere propriamente singoli killer li terrà comunque abbastanza lontani dalle frequenze FM.

Per stessa ammissione della band Depression Cherry nasce dal voler comporre qualcosa di diverso da proporre nei live, seguendo nelle intenzioni un’evoluzione sì lenta ma naturale: loro sentono di essere il loro sound, non lo suonano semplicemente. Ed in effetti il (non a caso) primo singolo Sparksè l’esempio più fulgido di questo orientamento, riuscendo nello sconfinamento in ambito shoegaze. È senza dubbio la traccia più esplorativa, che si sviluppa su un loop della voce di Victoria catturato accidentalmente durante un soundcheck a Bristol affiancando ad un’ottima traccia di drum machine l’organo ed una chitarra assai riverberata. Quest’ultima la ritroviamo con tonalità simili in Beyond Love altro momento notevole di tastiera/organo in cui si torna ad apprezzare la commistione tra creatività nella scrittura (“They take the simple things inside you and put nightmares in your hands”) e capacità di produrre quel sound così riconoscibile ed immancabilmente Beach House. Il duo – attraverso una composizione più ariosa ancorché, va detto, meno immediata.... continua a leggere su Vinylistics

 
 

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  • BEACH HOUSE ** "SPARKS"
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